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Carla MolinariWritten by: , Progetti

Lost in the East, due piccoli musei dell’Inghilterra rurale

Nell’East Anglia, Gainsborough’s House a Sudbury e Ely Museum guardano al nuovo localismo dell’era Carolina: più neo-vernacolo che minimalismo

 

Nell’Inghilterra della nuova era Carolina sta emergendo una nuova tendenza, caratterizzata non più dalla globalizzazione aggressiva dell’era Elisabettiana (seconda), ma da un approccio localista. Una tendenza talvolta ideologica, ma anche più rispettosa del paesaggio, con una diversa sensibilità verso la scala umana e la specificità dei territori. In questo contesto, celebriamo una new wave vernacolare. Lasciamo alle spalle la caotica e vivace Londra per esplorare una delle regioni più sorprendenti dell’antica Inghilterra: l’East Anglia.

Seppur vicina a Londra, L’East Anglia conserva ancora una forte vocazione agricola. Nell’ultimo periodo sono stati realizzati due piccoli gioielli di architettura neo-vernacolare, entrambi estensioni di edifici esistenti ed entrambi, a loro modo, testimoni delle tecniche costruttive locali. Stiamo parlando della Gainsborough’s House, progettata da ZMMA Architects, e dell’Ely Museum, realizzato da HAT Projects.

 

Paesaggio e ritratti sul fiume Stour

Eccoci, dunque, sulle sponde del fiume Stour, luogo di nascita di John Constable nel 1776, pittore considerato l’inventore del paesaggio inglese, e di Thomas Gainsborough (Sudbury, 1727), un altro artista fondamentale del periodo, a cui è dedicato il museo di ZMMA Architects. Sudbury è una tipica market town, che ha goduto di un grande successo come centro di distribuzione di lana e seta. Come le vicine Lavenham e Dedham, mostra un passato benestante e, chiaramente, pittoresco.

Il museo è stato fondato nella casa natale del pittore nel 1961, anche se inizialmente non aveva una collezione permanente di opere di Gainsborough, costituita solo successivamente attraverso acquisizioni e donazioni. L’edificio originario, risalente al Quattrocento, conserva ancora alcuni dettagli del periodo sedimentati sotto le tracce ben leggibili delle estensioni del Seicento, georgiane e vittoriane. Nel 2022 il museo è stato ampliato da ZMMA, con un edificio che dichiara la sua appartenenza, fisica e iconografica, al Suffolk, utilizzando mattoni e selci tipiche della regione, estratti da un raggio di cinque miglia dal museo. L’intero progetto celebra l’architettura vernacolare e industriale dell’area (il lotto confina con una fabbrica di sete in disuso), delineandola però in chiave marcatamente contemporanea grazie a linee e forme essenziali.

L’espansione riflette l’ambizione del museo di non essere solo uno spazio dedicato a Gainsborough, ma un centro culturale per la comunità locale, offrendo spazi generosi e un respiro architettonico che non era presente nella casa originaria. La facciata dell’edificio è l’elemento più caratteristico del progetto, con mattoni ad imitare la tessitura della seta nella parte superiore e selci nella parte inferiore, reinterpretando lo stile tipico dell’architettura del Suffolk. L’ingresso è luminoso e contrasta in modo significativo con il carattere esterno fortemente tradizionale, grazie all’uso di materiali di lusso e dettagli curati come le griglie di aerazione, gli effetti di luce sulle scale e il pavimento alla veneziana.

Le aree espositive temporanee si trovano nella parte aggiunta, e sono caratterizzate da eleganza, ampiezza e attenzione ai dettagli, un tratto insolito nelle estensioni di musei “provinciali”. In linea con la missione del museo, nell’ala troviamo anche un piccolo spazio per laboratori e uno “Studio paesaggistico” che include una camera oscura, un richiamo agli ideali di Patrick Geddes.

A sinistra del foyer, una sala ampia, alta e buia, dedicata ai grandi ritratti di Gainsborough. In questo spazio, le ampie finestre che altrove incorniciano il paesaggio rurale inglese scompaiono per far posto a pesanti drappeggi di seta damascata verde. Questa scelta crea un’atmosfera emozionale unica, e funge da connessione tra le nuove sale espositive e il cortile della casa-museo.

Quest’ultima è un esempio tipico dei piccoli musei inglesi, ricca di narrazioni alternative, artefatti e storie locali talvolta non completamente coerenti. Il cortile rivela un dettaglio finale affascinante: un crinkle-crankle wall, un muro sinusoidale tipico dell’East Anglia progettato per ottimizzare l’uso dei materiali e resistere alle forze laterali. Esso crea un intrigante gioco di ombre e prospettive, godibile appieno dai tavolini all’aperto della caffetteria.

 

All’ombra della cattedrale di Ely

Se nel maggio del 1816 foste vissuti leggermente più a nord di Sudbury, tra Littleport e Ely, vi sareste trovati nel bel mezzo di una rivolta, sedata in maniera piuttosto cruenta; uno dei mezzi della repressione fu un fucilone da caccia (un punt gun, una grossa arma capace di sparare molteplici pallettoni) montato su un carro, sorta di artiglieria mobile del XIX secolo. Questo e altri sinistri artefatti sono esposti nel Museo di Ely, situato nell’antica prigione del Vescovo, un edificio risalente al XV secolo (originariamente una residenza privata), ampliato nel 2021.

Il progetto, dal costo relativamente contenuto di 2,2 milioni di sterline, in confronto ai più di 10 della Gainsborough’s House, ha sostituito un’ala aggiunta negli anni novanta che aveva alterato pesantemente la struttura carceraria originale. Al contrario, il progetto di HAT Projects dimostra un approccio scrupoloso nel recuperare ogni pietra e trave esistente dell’edificio senza perdersi in filologismi eccessivi.

A differenza del museo di Sudbury, il museo di Ely aveva già una vasta collezione esposta, tuttavia ospitata in uno spazio che, come dichiarato dalla curatrice Ellie Hughes, risultava tristemente inadeguato. La mancanza d’illuminazione naturale e di spazi dedicati alla comunità avevano di fatto limitato la rilevanza della collezione stessa. Il lavoro di HAT Projects è stato condizionato dal budget, ma ha puntato su due aspetti chiave, ossia la realizzazione di un nuovo ambiente luminoso e ampio per sostituire uno spazio percepito come decadente, e l’adozione di un linguaggio neo-vernacolare visibile dall’esterno, che rispettasse l’essenza inglese dell’edificio senza ricadere in scelte “New Urbanist”.

Il grande bovindo rosso in alluminio richiama l’architettura claustrale, ancora fortemente influenzata dalla sfera religiosa, come del resto lo è l’intero centro di Ely, dedicato al culto di Santa Etelberta. Come nella tipica casa inglese, il bovindo svolge la duplice funzione di massimizzare l’illuminazione naturale e di fungere da vetrina da cui esibire il proprio stile di vita. La facciata dell’estensione è realizzata utilizzando la tecnica delle piastrelle incastrate in un letto di cemento, mantenendo un’elegante continuità tra tetto e muro e consentendo un controllo del colore in armonia con l’interno, dominato dalle travi in quercia e dalla grande scala in betulla e tulipier che conduce al vasto spazio multifunzionale, dominato dal moderno bovindo.

Le piastrelle in gault (argilla compatta e dura tipica del Cambridgeshire) celebrano la tradizione costruttiva locale senza cedere a facili ostentazioni letterarie o jiongoistiche, un rischio costante nell’Inghilterra di Carlo III. Rispetto a Sudbury, forse, i dettagli di Ely sono meno curati. Anche le finestre non hanno la spettacolarità dell’estensione di ZMMA, ma riescono pienamente nell’intento di dare nuova vita al museo.

 

L’altra Inghilterra, l’Inghilterra

Concludiamo così il nostro racconto dei piccoli musei dell’East Anglia, una regione fragile ma ricca di storia e tradizioni che questi spazi riescono con grande impegno a valorizzare. Luoghi di narrazioni alternative rispetto a quelle spesso dominanti e sofisticate della capitale, ma che rivelano coraggio e qualità. Non stupisce dunque che il museo di Ely sia stato recentemente insignito del prestigioso Civic Trust Award 2023, oltre ad aver vinto il premio RIBA East 2022 e il RIBA EAST Conservation Award 2022.

Questi musei, pur mantenendo un’eleganza moderna intrinseca, evitano di abbracciare il minimalismo a tutti i costi. Ad esempio, potrete trovare il fucilone ottocentesco accanto a una serie di vanghe e pale appese alle pareti, mentre i quadri di Cedric Morris e Maggi Hambling convivono in sereno contrasto con i ritratti di arroganti aristocratici e pensierosi prelati di Gainsborough. Allo stesso modo, gli allestimenti degli spazi sembrano ironicamente accennare al kitsch inglese con le sue chincaglierie, i suoi paesaggini e un miscuglio di curiosità varie da rigattiere.

È forse questa la lezione più importante di questi musei: riuscire a creare qualcosa di culturalmente e socialmente valido, senza scimmiottare la metropoli ma sapendo valorizzare l’identità, anche costruttiva, dei luoghi. Dopotutto, siamo nella provincia inglese, nel regno dei piattini decorati con le facce di Carlo e Diana e i bulldog di ceramica in giardino.

Immagine di copertina: Ely Museum (foto di Philip Vile)

 

 

Autori

  • Carla Molinari

    Senior Lecturer in Architecture e Direttrice del Corso di Laurea Triennale in Architettura presso la Anglia Ruskin University in Gran Bretagna, dove insegna storia, teoria e progettazione dell’architettura. Ha insegnato alla Leeds Beckett University, University of Liverpool, e Sapienza Università di Roma, dove si è dottorata in Architettura. Teoria e Progetto nel 2016. Ha pubblicato su architettura e cinema, teorie spaziali e compositive, rigenerazione urbana, e strategie narrative per l’architettura. Nel 2020 ha vinto un Paul Mellon Research Grant per una ricerca d’archivio su Gordon Cullen, e nel 2016 ha ricevuto la British Academy Fellowship dalla Accademia Nazionale dei Lincei per un progetto su Peter Greenaway e Sergei Eisenstein. Nel 2018 ha pubblicato il libro “Architettura in Sequenza” con Quodlibet.

  • Marco Spada

    Architetto e urbanista, ha ottenuto il PhD in Architettura, teorie e progetto presso l’Università Sapienza di Roma con una tesi sul paesaggio postindustriale. È stato inoltre Honorary Associate presso il Department of Geography and Planning della University of Liverpool dove ha studiato le implicazioni delle dinamiche di rigenerazione industriale sull’ambiente urbano. Ha svolto attività di ricerca in Italia, Polonia, Kenya e Regno Unito. Specializzato in narratività urbana, sostenibilità ed economia circolare in ambienti urbani, attualmente è Lecturer in Architecture presso la University of Suffolk

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Last modified: 4 Ottobre 2023