Dal 30 settembre all’8 ottobre, a Lingotto Fiere una mostra curata da Arianna Panarella e Ubaldo Spina (Il Giornale dell’architettura) che celebra 60 edizioni della più longeva fiera torinese
TORINO. Si apre il 30 settembre, visitabile fino all’8 ottobre negli spazi di Oval Lingotto, la mostra “60 anni di oggetti dell’abitare e di Expocasa. 1963-2023: l’evoluzione del mondo domestico” con cui si ripercorrono 6 decenni di cambiamenti e innovazioni dell’industrial design legati alla casa attraverso gli arredi e i complementi che hanno segnato le evoluzioni del modo di abitare.
60 edizioni di Expocasa
La mostra, curata da Arianna Panarella e Ubaldo Spina (Il Giornale dell’architettura) nasce dalla volontà di GL events Italia di celebrare l’importante anniversario del più longevo evento b2b piemontese.
Expocasa, organizzata da GL events Italia con il patrocinio di Regione Piemonte, Città di Torino e Camera di Commercio di Torino nei 20.000 mq dell’Oval Lingotto, celebra il suo 60° anniversario, aprendo per 9 giorni le sue porte a espositori, professionisti e grande pubblico con il suo programma di appuntamenti, tra workshop e occasioni per la formazione e l’aggiornamento.
Anno di inizio è il 1963, quando viene istituito a Torino il Salone delle arti domestiche: come titolavano le riviste dell’epoca “una rassegna dedicata al progresso nella casa”.
60 è un traguardo importante, che racconta gli sforzi profusi da aziende e professionisti per contribuire all’evoluzione del mondo domestico, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche in termini di apporto, spesso fondamentale, fornito da tutti quegli “accessori” e “complementi” che quotidianamente aiutano ad abitare al meglio le case.
Nel corso degli anni sono stati registrati numerosi e considerevoli cambiamenti. Modifiche strutturali e nella disposizione planimetrica, ma anche variazioni nel modo di vedere, vivere e controllare gli spazi, unite alla costante innovazione e commercializzazione di nuove tipologie di arredi e complementi.
Una timeline lunga 60 anni di made in Italy, con un occhio al Piemonte
Il percorso espositivo si sviluppa lungo una timeline base per il racconto dei grandi cambiamenti di sei decenni segnati da importanti eventi storici che hanno influenzato anche la società. La linea temporale dialoga con gli oggetti in mostra: 10 per ogni decennio, tra fisici e raccontati attraverso immagini. Il racconto restituisce uno spaccato di 60 anni attraverso complementi, arredi ed elettrodomestici ma anche materiali e tecnologie. Ogni oggetto, fisico e virtuale, viene infatti raccontato attraverso schede che lo descrivono rispetto a peculiarità, elementi di distinzione e originalità, innovazioni tecniche e materiche. Sono tutti realizzati da aziende italiane, evidenziando il rapporto con il loro territorio e anche il legame con Expocasa: ogni decade presenta infatti due oggetti legati alla creatività piemontese.
Anni cinquanta e sessanta, l’impegno e le figure chiave
Con la fine dei due conflitti, e la produzione di articoli di arredamento realizzati in serie, il settore conosce un’interessante fase di sviluppo. Nei primi anni cinquanta cresce l’impegno di artigiani e designer industriali, che lavorano a nuovi oggetti coniugando funzioni e forme, pesi e volumi, concetti base del “good design”, corrente tipica di quel tempo.
Il 1960 apre a un intreccio di nuove correnti, che liberano i designer dalla schiavitù di vincoli prestabiliti e barriere di classe. Il design cresce grazie al lavoro di figure chiave che hanno contribuito a plasmare l’estetica della progettualità italiana, come i fratelli Castiglioni di cui si è scelto di selezionare per la sezione degli “oggetti virtuali” “Radiofonografo rr126” realizzato per Brionvega, simbolo di tecnologia e funzionalità, Enzo Mari che per Danese realizza il calendario perpetuo “Formosa” racchiudendo 365 giorni in un oggetto dal disegno essenziale e senza tempo, e poi Gio Ponti con la lampada “Fato” per Artemide che rompe il sottile confine tra arte e design e porta nelle nostre case un oggetto raffinatissimo.
Un’estetica tra movimenti architettonici e artistici e tecnologia
Negli anni, il design made in Italy si è sviluppato fra correnti e movimenti architettonici e artistici che hanno tracciato un segno indelebile in tema di estetica e crescita socio-culturale, forgiando un’espressione senza eguali, riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.
Sedie, luci, caffettiere sono oggetti d’uso comune che abitano cucine e soggiorni e raccontano, senza voce, le storie inedite dei loro inventori, di chi li ha comprati e di chi li utilizza, ma anche l’epoca in cui sono nati, i suoi gusti e cambiamenti. Testimoni di gesti quotidiani e abitudini domestiche, sono uno sguardo ravvicinato su costume e stile di vita. In mostra iconici oggetti come “Bocca” del torinese Studio65 per Gufram, simbolo della cultura legata alla Pop Art, e il copriletto “Dormire”, di Giorgio De Ferrari per Colli. Preziosa testimonianza anche la sedia “Delfina” di Giuseppe Raimondi, primo Compasso d’Oro torinese al di fuori del settore automotive.
La storia dell’arredamento è strettamente legata anche ai progressi tecnologici che hanno avuto un forte impatto sulla produzione degli oggetti, degli arredi definendo anche complementi inediti e improntati sui nuovi stili di vita come il pouf-letto “Pisolò” di Denis Santachiara per Campeggi.
Senza dimenticare le mode, gli artisti e i personaggi influenti del momento, capaci di decretare con poche parole il sorgere, l’affermarsi e anche la fine di ogni tendenza. In mostra, ad esempio, l’ormai celebre seduta “Nemo” o la lampada “Costanza” di Paolo Rizzatto.
L’oggi, tra comfort, smartworking ed emersione dei giovani
Oggi più che ieri, siamo soggetti a continui cambiamenti: le abitudini nel vivere la casa sono in continuo mutamento e le mode e le tendenze nel campo dell’interior design si succedono di stagione in stagione, influenzando visione estetica, funzionale e relazionale.
In particolare l’ultimo decennio di evoluzione dell’abitare domestico è stato analizzato in termini di comfort, sanificazione, smartworking, in linea con le esigenze scaturite dalla pandemia e dal successivo risveglio: non mancano purificatori, pannelli acustici, stufe, sedute con pannelli per l’isolamento ambientale. La selezione riguarda spesso produttori poco conosciuti e giovani designer, premiati in concorsi o selezioni quali Red Dot e ADI Design Index, ma è significativa delle tendenze in atto. Ne fa parte la lampada “Dir Dau” che, ad esempio, racconta l’importanza della contaminazione tra cultura industriale e artigianale.
Immagine di copertina: Divano Bocca, Studio65 (© Gufram)