Nel 2024 a San Mauro Torinese la space company Argotec trasferirà la produzione di satelliti nell’edificio di Oscar Niemeyer, preservandone i caratteri
SAN MAURO TORINESE. Argotec, space company italiana, ha scelto come nuova sede l’edificio delle ex Cartiere Burgo, progettato da Oscar Niemeyer proprio come un’astronave. Si chiamerà SpacePark.
Burgo e l’architettura
A metà anni settanta la torinese Cartiere Burgo spa affida all’architetto vicentino Federico Motterle, già collaboratore di Carlo Scarpa, la sua nuova sede nella zona industriale a nord est di Torino. Nel 1978 la Mondadori Engineering coinvolge nel progetto Oscar Niemeyer, con cui aveva lavorato per la sede di Segrate (1968-75). Gli uffici Burgo sono uno dei quattro progetti dell’architetto brasiliano in Italia, con la già citata sede Mondadori, la sede Fata a Pianezza (Torino), allora in costruzione e completata nel 1981, e, nel 2000, l’auditorium di Ravello (Napoli). A questi si aggiungeranno diversi progetti non realizzati, tra cui lo stadio municipale di Torino (1986), la sede dell’I.DE.A (1990) e il ponte dell’Accademia di Venezia (1985).
La società fondata da Luigi Burgo nel 1905 a Verzuolo (Cuneo) è il principale produttore italiano di carta e uno dei più importanti al mondo. Dopo un progressivo processo di acquisizione finanziaria, la produzione spazia dalla carta per usi grafici a quella per usi domestici e sanitari. Nel secondo dopoguerra Burgo avvia la costruzione di edifici, industriali e per uffici, che combinano esigenze funzionali e ricerca d’impatto estetico, affidandosi ad architetti di fama. A Torino, affida la progettazione del suo grattacielo all’americana a Gualtiero Casalegno (1956). A Mantova è il turno di Pier Luigi Nervi, a cui spetta la progettazione e costruzione dello stabilimento per macchina continua (1960), con la sua elegante sagoma a ponte.
Una struttura anulare sospesa
In questo quadro ben si inserisce la struttura anulare sospesa di San Mauro. Distribuita su 6.000 mq e strutturata per corone concentriche, è impostata su una pianta circolare sviluppata su tre piani: un seminterrato per centrale tecnologica, sala assemblee e mensa e altri due piani per servizi, uffici generali e dirigenza. Dalla corona centrale della hall si dipartono quattro braccia che attraversano lo spazio filtro adibito a giardino e portano alla corona esterna che, traforata da ampie finestre verticali, ospita gli uffici. La hall è puntuata da ovali vetrati che si affacciano sul giardino. Il volume troncoconico degli uffici di direzione, ritagliato con i caratteristici archi policentrici di Niemeyer, è appoggiato al piano superiore sul volume della hall.
Come per Fata e Mondadori, caratterizzati da parallelepipedi sospesi e archi policentrici, anche qui Niemeyer lavora sulla composizione di elementi semplici, emisferi e cilindri, realizzando un oggetto spaziale volutamente contrapposto all’ambiente circostante, un’anonima periferia industriale, con l’obiettivo di riqualificarlo. L’assonanza con l’oggetto spaziale, che Niemeyer porterà poi all’estremo nel Museo d’arte contemporânea di Niterói in Brasile, era già stata sottolineata da “Domus” che, nel presentare il progetto nel 1977 lo associava al “satellite-città di Odissea nello spazio, “una grande ruota per esaltare i momenti funzionali dell’organizzazione interna”.
La seconda vita dell’edificio
L’etereo disco volante bianco, che si riflette nel vicino specchio d’acqua per il raffreddamento degli impianti, oggi ha trovato in Argotec il suo partner. L’avvio della linea produttiva è previsto per la prima parte del 2024, l’inaugurazione a fine anno. L’investimento è stimato in 25 milioni.
“La scelta di ristrutturare l’opera di Niemeyer nasce dalla volontà di non versare nuovo cemento e di valorizzare un’opera prestigiosa sul nostro territorio che andava recuperata“, ha spiegato David Avino, CEO e fondatore di Argotec. L’attenzione all’ambiente si esprimerà anche con il ricorso a fonti rinnovabili e tecnologie per il risparmio energetico. Terminati i lavori, l’azienda sarà in grado di produrre 52 satelliti all’anno (uno a settimana), con la possibilità di aumentare la produzione in futuro.
Il progetto è dello studio, Archi2, insieme alla società di architettura e ingegneria Politecna Europa, parte del gruppo Planet Smart City. E sarà proprio Planet Smart City a curare la User Experience dello SpacePark. L’approccio conservativo, basato sulla preservazione dell’originale, riconosce l’importanza e il valore del suo linguaggio formale. La linea curva, l’uso sapiente del cemento e il gioco tra pieni e vuoti sono elementi caratteristici del suo stile architettonico. Esternamente, sono previste opere di restauro dell’esistente e la sostituzione dei serramenti con modelli simili in termini di design e colore, al fine di garantire un miglioramento energetico.
Tra le esigenze di Argotec vi è la creazione di un incubatore e la realizzazione di una camera anecoica. Si prevede di collocare le due strutture in posizioni precedentemente previste da Niemeyer nel suo progetto per il lotto originario, che non è mai stato completamente realizzato. L’unica modifica distintiva è la predisposizione di un corridoio vetrato direttamente l’incubatore all’edificio principale. In risposta al desiderio di Argotec di aprire l’area ristorazione al pubblico, è previsto uno sbancamento del terreno sul retro dell’edificio. Questo consentirà di avere un ambiente esterno accessibile sia ai visitatori che ai dipendenti, il quale garantirà un maggiore illuminamento naturale all’interno. È previsto inoltre il ripristino dello specchio d’acqua esterno, elemento presente in numerosi progetti di Niemeyer. Oltre alla funzione di volano termico, lo specchio d’acqua contribuirà ad amplificare l’immagine dell’edificio.
Al piano seminterrato troveranno spazio gli ambienti produttivi, mentre i piani superiori saranno destinati agli uffici. Al primo piano si prevedono zone di lavoro aperte intervallate a uffici chiusi e sale riunioni che saranno delimitati da pareti vetrate, consentendo di mantenere l’effetto open space. I giardini pensili a questo livello saranno integrati senza soluzione di continuità, creando un legame tra l’interno e l’esterno. Oltre alla vegetazione, prevista con fioriture stagionali diverse, verranno realizzati percorsi per accedere alle aree relax o per lavorare immersi nella natura. Saranno adottate soluzioni architettoniche mirate a far entrare il maggior quantitativo possibile di luce naturale all’interno, con particolare attenzione al piano seminterrato. L’architettura dovrà dialogare con il progetto impiantistico, che richiederà un intervento più invasivo poiché gli impianti esistenti risultano non conformi alle norme. Nei casi in cui gli impianti non potranno essere nascosti, si prevede di renderli un elemento architettonico distintivo.
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architettura della produzione , oscar niemeyer , restauro del moderno , spazi uffici , torino
Last modified: 27 Luglio 2023