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Jacopo GresleriWritten by: Professione e Formazione

Dal XXVIII UIA World Congress: un mondo non per tutti a colori

Chiuso a Copenaghen Capitale mondiale dell’architettura Unesco un congresso di 5 giorni con oltre 6.000 partecipanti da 135 paesi. Appuntamento a Barcellona nel 2026

 

COPENAGHEN. È calato il sipario sul palco della più grande kermesse internazionale di architettura ma i commenti e le reazioni rimbalzano ancora ininterrottamente sui social network. Non sarà facile mettere da parte l’aria di eccitazione respirata nei cinque giorni della XXVIII edizione del World Congress of Architects, l’evento che a cadenza triennale raduna migliaia di persone da tutte e cinque le Regioni mondiali rappresentate da UIA, quest’anno svoltosi nella capitale danese. La prossima edizione verrà ospitata a Barcellona nel 2026.

Professionisti, promotori urbani, immobiliari e investitori si sono confrontati con scienziati, studenti, politici e ONG sui principi sintetizzati nel motto Sustainable Futures – Leave No One Behind! in un evento a cavallo tra un gigantesco congresso scientifico, una fiera di settore e un appuntamento mondano. Le assegnazioni dei prestigiosi UIA Gold Medal and Triennal Prizes (nessuno conferito ad architetti italiani) e la premiazione dei concorsi di progettazione rivolti a studenti e professionisti hanno chiuso il programma in calendario, lasciando il palco nei giorni successivi ai lavori dell’Assemblea per l’elezione del nuovo assetto del Bureau e del Consiglio, che per il triennio 2023-26 saranno presieduti dalla neoeletta svizzera Regina Gonthier.

La dimensione del congresso rende difficile giudicare la qualità dei suoi contenuti. Innanzitutto per via della sovrapposizione delle sessioni, cosa che a conti fatti riduceva dai 68 previsti in media ogni giorno a solo 4 quelli a cui era effettivamente possibile presenziare. Gli incontri plenari a cui hanno partecipato nomi di spicco dell’architettura locale e internazionale (BIG, Gehl, Mandrup, Kéré, MVRDV, OMA, Grafton e tanti altri) hanno di fatto dominato la scena, e la scelta tra ascoltare il pensiero delle figure più influenti del panorama mondiale e coloro i quali lavorano anonimamente per fornire risposte concrete al tema sollevato dal congresso (tra cui la sezione Next Gen), è risultata ardua. Alla delusione suscitata dall’impossibilità di seguire tutto ciò che d’interessante veniva proposto, si affianca però la soddisfazione provata di fronte al giornalismo espresso dai moderatori, incalzante e non asservito alle celebrità, che ha permesso di approfondire i contenuti formulati e di mettere a nudo anche qualche re.

 

Un futuro non per tutti a colori

Ma davvero non si è lasciato nessuno indietro, come auspicato dal comitato promotore? Indubbiamente è stata data facoltà di esprimersi a tutte le nazioni, e molte di queste hanno organizzato presentazioni negli stand dei rispettivi Consigli o Istituti, commissioni UIA, ONG, associazioni. Decisamente meno glamour, questi incontri hanno tuttavia permesso una capillare diffusione dei contenuti e veicolato l’interpretazione che i relatori hanno dato dell’idea di futuro sostenibile (si pensi, uno per tutti, al Manifesto del Social Habitat proclamato dall’omonimo gruppo di lavoro UIA, a cui già si adopera per una sua diffusione mondiale), così manifestamente diversa a seconda dei paesi rappresentati, perché la sostenibilità è come un poliedro con molte facce tutte differenti tra loro.

Di quale sostenibilità si è parlato, quindi? Di quella ambientale, così frequentemente ribadita nelle sessioni plenarie, e di quella sociale, emersa a gran voce specialmente in alcuni incontri “minori”, come la sopravvivenza dei Indios dell’Amazzonia o il fabbisogno abitativo nelle crescenti città africane, ma anche di quella lavorativa invocata dai giovani e di quella energetica, paradigma delle politiche “green”.

In cinque giorni è emerso con chiarezza come questo futuro non si presenta per tutti ugualmente “a colori”. Le sfumature di grigio appaiono estremamente numerose, evidenziando ciò che sembrano incolmabili disparità tra Regioni e perfino tra le nazioni di cui le stesse sono composte. Come ignorare, per esempio, che il futuro del Bangladesh si prospetta diverso in apparenza – ma non nella sostanza – da quello della Francia? O che le urgenze abitative del Sudan non sono le medesime della Cina?

 

Un contenitore d’idee e contraddizioni

In questo senso UIA, pur con i difetti di una così grande istituzione, resta un formidabile contenitore d’idee e contraddizioni. Perché gli oltre 100 paesi membri riflettono in esso i bisogni degli 1,3 milioni di architetti rappresentati e degli oltre 8 miliardi di persone che condividono le sorti del nostro pianeta. Ed è proprio da queste contraddizioni che dobbiamo ripartire, dalle centinaia d’idee che sono state esposte a Copenaghen, guardando avanti, a un futuro che forse nel breve termine non sarà del tutto sostenibile, ma che possiamo auspicare meno nero di come oggi lo si dipinge.

 

 

Il Congresso si è tenuto dal 2 al 6 luglio 2023 presso il Bella Center di Copenaghen (UNESCO-UIA World Capital of Architecture), per discutere del modo in cui l’architettura può essere strumento centrale per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.

I numeri: oltre 6.000 partecipanti provenienti da 135 paesi, 150 sessioni, 250 relazioni scientifiche, 400 oratori, oltre 70 eventi offerti (quasi tutti a pagamento), 15 padiglioni tematici distribuiti per la città (incarichi assegnati tramite concorso di progettazione, è bene ricordarlo!) 14 tour architettonici.

L’Union Internationale des Architectes (International Union of Architects) è stata fondata in Svizzera nel 1948 per riunire gli architetti dopo la seconda guerra mondiale e contribuire a ricostruire l’Europa devastata. Riconosciuta dalle Nazioni Unite come ONG, è la sola unione di architetti che opera a livello internazionale, accogliendo le associazioni nazionali degli architetti (Consigli e Istituti) di tutto il mondo. È composta da un corpo governativo piramidale, al vertice del quale c’è il Bureau (9 membri), quindi il Consiglio (29 membri) e infine l’Assemblea (riunisce tutti i rappresentanti aventi diritto di voto dei Paesi membri).

Le Regioni rappresentano le aree geografiche nelle quali sono stati raccolti i paesi membri. Regione 1, Europa Occidentale; Regione 2, Europa Centrale e Orientale e Medio Oriente; Regione 3, Americhe; Regione 4, Asia e Oceania; Regione 5, Africa.

Partner: ECOSOC (UN Economic and Social Council Chamber), IOC (International Olympic Committee), UN-Habitat, UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation), WTO (World Trade Organisation), ACE (Architects’ Council of Europe), Active House Alliance, ARCASIA (Architects Regional Council of Asia), AUA (Africa Union of Architects), CAA (Commonwealth Association of Architects), CIALP (International Council of Portuguese speaking architects), DoCoMoMo, EAF (Emergency Architects Foundation), FABSR (Forum of Architects of the Black Sea Region), FPAA (Pan-American Federation of Associations of Architects), ICOMOS (International Council on Monuments and Sites), IFLA (International Federation of Landscape Architects), MASA (International Association of Eurasian Architectural Unions), OAA (Organisation of Arab Architects), UIFA (International Union of Women Architects), UMAR (Union of Mediterranean Architects), World Green Building Council.

Commissioni: Architectural Education, International Competitions, Professional Practice, Sustainable Development Goals.

Gruppi di lavoro: Architecture and Children, Architecture for All, Architecture, Cities and Territories, Community Architecture and Human Rights, Educational and Cultural Spaces, Heritage and Cultural Identity, Indigenous Peoples, Public Health, Public Spaces, Social Habitat, Sports and Leisure.

 

Autore

  • Jacopo Gresleri

    Nato a Bologna (1971), si laurea in Architettura all'Università di Ferrara nel 1999. Consegue il dottorato di ricerca in "Architettura, Urbanistica, Conservazione dei luoghi dell'abitare e del paesaggio" al Politecnico di Milano, dove è attualmente docente a contratto presso il Dipartimento di Architettura e studi urbani. Ha insegnato all'Università di Ferrara e al Politecnico di Torino e dal 2008 svolge attività di Juror e Visiting Lecturer presso il New York Institute of Technology. Ha tenuto conferenze in Italia e all'estero ed è autore di saggi e monografie. La sua ricerca si concentra prevalentemente sulla progettazione architettonica e urbana e sul tema della casa, in particolare cohousing e abitare condiviso. Svolge attività professionale come architetto a Bologna

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Last modified: 17 Luglio 2023