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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Reviews

Countless Cities, Pleasure Cities (o dell’utopia del fare comunità)

Countless Cities, Pleasure Cities (o dell’utopia del fare comunità)

Lo sguardo di fotografi, artisti, architetti e creativi per la terza edizione della Biennale delle Città del Mondo presso Farm Cultural Park

 

FAVARA-MAZZARINO (AGRIGENTO-CALTANISSETTA). In occasione del 13° compleanno di Farm Cultural Park, il 23 e 24 giugno ha preso il via la terza edizione di “Countless Cities”, la Biennale delle Città del Mondo che quest’anno, con il tema “Pleasure and Cities”, si sdoppia tra le due sedi di Favara e Mazzarino e coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi per raccontare alcune città del mondo ed esplorare quel desiderio di “altrove” che accomuna le giovani generazioni di ogni parte del pianeta e implica una ridefinizione dell’utopia come strumento per modificare lo status quo e sperimentare nuovi modi per fare comunità e vivere le città.

La biennale ha aperto il 23 a Mazzarino dove, nella nuova sede di Palazzo Tortorici, sono stati inaugurati il padiglione “Seoul vs Pyongyang” curato da Filippo Venturi e dedicato a raccontare le similitudini che oggi, nonostante la guerra che ha diviso la Corea, emergono tra le due capitali; il padiglione “Roma” curato da Arianna Massimi che racconta la città eterna dal punto di vista della seconda generazione di stranieri in Italia; il padiglione “You Know That You Are Human” curato da Kateryna Filyuk che raccoglie il lavoro di 23 fotografi ucraini; il padiglione “Isolati: chronicles from an open prison” dedicato all’Isola di Pianosa e al suo ex carcere curato da Marta Marini e Francesca Matracchi; il padiglione su Il Cairo curato da Mosa One; il padiglione sui Paesi Sovietici “Family tree” curato da Toma Gerzha che, utilizzando il metodo di stampa della clorofilla, ha combinato foglie di alberi e foto d’archivio di famiglia per creare un albero genealogico che racconta l’URSS prima della sua dissoluzione; il padiglione mobile “TATO” dedicato a Taipei e curato da Andrea Angeli e il padiglione dedicato a Londra curato da Viola Mafessanti di Architecture for Humanity.

Il giorno successivo a Favara, nello spazio culturale diffuso dei “Sette Cortili”, sono stati aperti al pubblico il padiglione “Marsiglia” in cui Kristelle Filotico e Rèmy Marciano raccontano l’ecosistema plurale di questa città dall’identità mediterranea; il padiglione “Utopia – Dreaming the impossibile” curato da Carlo Bevilacqua per esplorare il mondo delle comunità utopiche spaziando dall’India di Auroville all’isola di Vancouver in Canada attraverso l’Europa e gli Stati Uniti; il padiglione “Arcosanti” curato da Vittorio e Giulio Bongiorno dedicato all’utopia costruita in Arizona da Paolo Soleri; il padiglione “Torino” curato da Ilaria Reposo e Fabio Guida di Print Club che documentano l’uso del visual design in ambito urbano e il padiglione “Global Chinese New Year Photography Competition” che raccoglie foto dedicate alla cultura cinese ed è curato dalla North America Photography Association in United Nations con The World Cultural Art Organization e il patrocinio dell’Ufficio culturale dell’Ambasciata cinese.

Sempre a Favara, nello spazio verde della “Human Forest” all’interno di Palazzo Micciché, oltre alle installazioni dell’artista Laura Jackob, all’opera digitale di Lorenzo Conti dedicata al Giardino della Kolymbethra e all’Opera Aperta curata da Antonio Scarponi, Beatrice Fontana e Frank Dittmann, trova posto “RIESIlience”, il padiglione curato da Salvo Cuccia e Gustavo Alàbiso con il Servizio Cristiano, il Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione e l’Assessorato Regionale BB.CC. che racconta l’esperienza del Villaggio di Monte degli Ulivi a Riesi promossa nella Sicilia degli anni Sessanta dal Pastore Valdese Tullio Vinay. Sempre a Palazzo Micciché sono ospitati il padiglione su Istanbul curato da Yasemin Sahiner con i lavori dell’artista Can Saricoban; il padiglione “Da Yazd a Chabahar” curato da Antonio Oleari (con fotografie di Giulia Frigieri, Nicola Zolin e Giulio di Meo) che si muove dal cuore del deserto iraniano alle acque dell’Oceano Indiano raccontando il mondo dei giovani iraniani; il padiglione dedicato a Parigi curato dal Collectif Ferrus; il padiglione dedicato a Porto e ai suoi spazi pubblici verdi curato da Moncada-Rangel; il padiglione curato da Agency (con le foto di Corben Mudjandi) che racconta la città australiana di Jabiru fondata nel 1978 per ospitare i lavoratori della miniera di uranio Ranger e la piccola comunità aborigena i cui diritti sulla terra sono stati riconosciuti solo nel 2021, dopo una lunga lotta contro l’estrazione iniziata negli anni settanta e, infine, il padiglione off “American Cities” pensato da Farm in collaborazione con il Consolato Americano a Napoli e la Naval Air Station di Sigonella per promuovere la conoscenza delle città statunitensi attraverso il racconto diretto dei giovani marinai di base in Italia.

Countless Cities” resterà aperta fino al 28 gennaio 2024 e, nei prossimi sei mesi, sarà animata da performance, laboratori, workshop, lecture e talks dedicate alla città, all’ambiente, alla rigenerazione urbana e alle esperienze di cittadinanza attiva e comunità utopiche: poiché il filo rosso che accomuna le tappe del viaggio ideale tra le città di questa edizione è proprio l’esplorazione della dimensione utopica del fare comunità attraverso un nuovo rapporto tra uomo, ambiente costruito e natura.

Immagine di copertina: il padiglione mobile Tato nella piazza di Mazzarino, courtesy Farm Cultural Park

 

 

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 12 Luglio 2023