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Teodoro FerriWritten by: Città e Territorio

Taranto, nuove risorse per la Città vecchia

Una serie d’interventi e progetti di recupero e rigenerazione urbana interessano il nucleo storico del capoluogo ionico

 

TARANTO. La città è balzata agli onori delle cronache architettoniche grazie alla 18. Biennale di Venezia. Il Padiglione Italia, infatti, tra i nove casi di rigenerazione annovera il lavoro del collettivo Post Disaster che analizza il tema della frammentarietà apparente del territorio urbano tarantino visto dai tetti della Città vecchia: la grande fabbrica dei veleni (ex Italsider), la Città vecchia e il borgo moderno, allineati ma non ricongiunti da un bracciale urbano e sociale. Oggi possiamo quanto meno affermare che il processo di riconnessione è in atto e coinvolge tanto le parti interne della Città vecchia quanto i margini dell’isola stessa su cui sorge. Questi contemplano anche le opere di consolidamento e recupero funzionale delle mura aragonesi che, grazie a un finanziamento di 9 milioni, fanno da innesco per una serie d’interventi di rigenerazione del patrimonio edilizio e del tessuto sociale, stabilendo collegamenti verticali con il tessuto storico e il percorso pedonale previsto lungo il Mar grande.

 

Nel tessuto edilizio denso: non solo residenza

Nello specifico, il progetto Casa+, promosso dal Comune e sviluppato da un raggruppamento coordinato della società Kcity di Milano, è un innesto baricentrico rispetto ad altri due progetti di riqualificazione del waterfront sul Mar grande da un lato e della banchina affacciata sul Mar piccolo dall’altro. Premio Urbanistica a Urbanpromo 2020 (categoria Nuove modalità dell’abitare e del produrre), Casa+ è un intervento di social housing rivolto a una potenziale comunità di nuovi abitanti, inclusi gli studenti universitari (a loro spazi dedicati spazi di coworking, alta formazione, officine per lo studio).

Articolato su una superficie complessiva di 20.000 mq, nello scenario più esteso il progetto prevede la riqualificazione di spazi aperti per quasi 6.000 mq e il recupero o la ricostruzione di oltre 43.000 mq di edifici, con più di un terzo degli spazi destinati a funzioni complementari agli alloggi, attività e servizi di prossimità. Sarà interessante osservare la quota destinata a commercio e microimprese, chiamate a fornire un motore economico che ancora di fatto non esiste, articolato tra offerta turistica, ristorazione, artigianato e autoproduzione. Nella maggior parte dei casi si attingerà dal patrimonio edilizio pubblico e, dove necessario, si procederà con l’esproprio per pubblica utilità, al fine di garantire continuità degli interventi di risanamento di parti pericolanti o già crollate. Data la precarietà degli spazi pubblici, è previsto che le aree a verde e a uso ricreativo vengano anche ricavate sui tetti degli edifici, svolgendo un’importante funzione bioclimatica e rimandando al concetto di visione dall’alto messa in evidenza da Post Disaster.

Il progetto è finanziato da 20 milioni messi a disposizione del CIS (Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto) e si affianca ad altre iniziative intraprese dal Comune per incentivare i privati come la vendita d’interi blocchi di edifici a 1 euro avvenuta attraverso due bandi pubblici. Il criterio vede l’acquisto di un fabbricato intero a un valore simbolico, a fronte di un impegno realizzativo dell’opera di ristrutturazione in massimo 3 anni.

Tra gli obiettivi, oltre a ripopolare questa parte fortemente degradata della città, anche quello di sollecitare la formazione di una residenzialità consapevole e attenta alla conservazione del patrimonio edilizio. Taranto è, infatti, repentinamente passata da un modello sociale basato su pesca e commercio a uno industriale evidentemente incompatibile con l’infrastruttura e la comunità della Città vecchia. Per questo motivo, e per lo stato di precarietà in cui versavano gli edifici, negli anni 70 si è registrato un esodo verso le zone periferiche del Borgo nuovo, annientando l’endemica cultura marinara che non ha avuto modo e spazio di evolversi in altre comunità. In tal senso, l’innesto di nuovi soggetti sociali dovrebbe fungere da stimolo, così come la ristrutturazione e conversione museale della casa natale del compositore Giovanni Paisiello (1740-1816): termine lavori previsto, fine ottobre. Il comitato scientifico del museo è guidato dall’architetto Augusto Ressa, già artefice degli allestimenti del Museo archeologico nazionale di Taranto.

Attualmente il Comune è impegnato nell’elaborazione del progetto definitivo, complicato dalle condizioni di precaria sicurezza degli edifici. L’obiettivo è di assegnare, tramite gara, il progetto esecutivo entro la fine dell’estate, con l’obiettivo di concludere i lavori entro il 2026.

 

Di fronte al mare

L’azione degli enti locali si concentra anche sui due waterfront. Lo scorso gennaio sono partiti i lavori del secondo lotto di riqualificazione sul Mar piccolo, attraverso una razionalizzazione dei percorsi pedonali e veicolari, prevedendo inoltre una grande piazza. Il progetto concerne la riqualificazione dell’area antistante la chiesa di San Giuseppe e riprende l’impronta della storica Porta nuova, ricavando uno spazio per eventi socioculturali da affidare alle numerose associazioni del terzo settore attive in città. Il progetto penetra nel tessuto urbano risalendo verso l’asse longitudinale di via Duomo e quindi verso l’area di Casa+. Il tutto per un importo lavori di 700.000 euro di lavori e 180 giorni per la cantierizzazione.

Sul fronte opposto, rivolto verso il Mar grande, il progetto dello studio MAS pone il tema della passeggiata e della fruizione dell’intera città attraverso un esteso collegamento che dalla Città nuova porta fino al molo sant’Eligio, estremità più a nord ovest della Città vecchia. Il progetto, in sinergia tra Comune e Autorità portuale, prevede un investimento di 25 milioni suddivisi tra i fondi Pac (Programma di azione e coesione) e quelli messi a disposizione dell’Autorità portuale, che vede in quest’opera un importante elemento di mediazione tra la vocazione commerciale/turistica del porto ionico e la fruizione indispensabile degli spazi di accesso al molo San Cataldo. Oggi l’area non ha alcuna connotazione urbana e mancano i presupposti per la nascita spontanea di attività commerciali rivolte per lo più ai futuri turisti da crociera. L’intervento, che dovrebbe concludersi nel 2024 e prevede anche la ristrutturazione e il consolidamento degli accessi a mare di connessione con il cuore della Città vecchia, è una lunga passeggiata che proprio dalla stazione marittima (progetto di Guendalina Salimei) conduce al centro del Borgo nuovo (di quest’ultimo tratto si occuperà il Comune).

Autore

  • Teodoro Ferri

    Laureato nel 1996 in Architettura presso il Politecnico di Torino con una tesi in Ecologia applicata relativa al recupero di un'area costiera della provincia tarantina. Dopo alcuni anni di attività professionale a Taranto (dove è nato nel 1970), attualmente vive a Torino, è iscritto all'Ordine degli architetti e si occupa principalmente di progetti nell'ambito degli allestimenti espositivi, museali e fieristici

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Last modified: 14 Giugno 2023