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Luca BullaroWritten by: Progetti

“El Porvenir”, per la felicità dell’infanzia in Colombia

“El Porvenir”, per la felicità dell’infanzia in Colombia

A Rionegro, un intervento di Taller Sintesis riflette la politica nazionale per la realizzazione di nuovi spazi per l’educazione

 

RIONEGRO (COLOMBIA). Da diversi anni la Colombia porta avanti una politica per facilitare lo sviluppo di nuove realizzazioni di spazi per l’educazione. L’esperienza dei “Parques educativos” e degli asili “Buen comienzo” è stata un importante stimolo per la realizzazione di piccole scuole sparse per il paese, che si continuano ad edificare con buoni risultati architettonici e sociali. Il desiderio di puntare sul territorio ha l’obiettivo di fornire un’educazione moderna ed efficace alle nuove generazioni, non solo quelle che abitano le grandi città come Bogotà, Medellin, Cali e Barranquilla. Alle nuove metodologie pedagogiche corrispondono in alcuni casi morfologie architettoniche specifiche che, talvolta, reinterpretano con efficacia, in chiave moderna, il magistero costruttivo e bioclimatico delle antiche costruzioni della colonizzazione spagnola.

Esempio fra i più interessanti, inaugurato a fine 2022, è il nuovo Centro per lo sviluppo dell’infanzia situato nel comune di Rionegro, in Antioquia. Il centro, che fa parte dell’istituzione pubblica “El Porvenir”, può ospitare fino a quattrocento bambini, principalmente abitanti del quartiere vicino, da cui l’opera trae il nome. L’Istituto colombiano per il benessere della famiglia, per i bambini in situazioni vulnerabili, è l’incaricato di organizzare l’attività pedagogica della nuova sede, che va a sostituire un’obsoleta struttura.

Il progetto, sviluppato dagli architetti di Taller Sintesis, è realizzato in laterizio, ad un solo piano (2.620 mq), e costituito da una serie di padiglioni voltati che si proiettano verso il canale del Malpaso e verso un bosco piantumato recentemente. Le aule si affacciano su una serie di patii, che consentono non solo un’adeguata ventilazione e illuminazione ma, anche, un rapporto diretto dei bambini con la natura e il paesaggio. Quest’ultimo, come scrivono i progettisti, «Vuole essere una presenza permanente negli spazi educativi, cercando nella totalità del progetto un’efficace integrazione delle aule con la natura».

I padiglioni disposti a pettine sono uniti da un volume perpendicolare ad essi, che accoglie le aree collettive del progetto: una sala da pranzo che funziona da grande patio coperto, l’amministrazione, i servizi per genitori e studenti, un auditorium che si apre all’esterno, per consentire l’uso diretto della comunità – e che attualmente viene usato anche per le riunioni del consiglio comunale – e una lobby coperta pensata per i genitori che aspettano i piccoli al riparo dalle inclemenze del clima tropicale.

Interessante come i progettisti sappiano concatenare e fondere le tre scale del progetto, quella del paesaggio, quella degli adulti, e la scala del fanciullo: «Nicchie, finestre e mobili», scrive Farhid Maya, uno dei progettisti, «sono disposti alla sua altezza, permettendo di costruire il proprio paesaggio, unico e diverso».

 

Materiali e colori

Il centro pedagogico presenta in pianta una combinazione di rettangoli allungati realizzati con una tecnologia semplice e diffusa nella zona, con lunghe pareti in laterizio a faccia vista. Palese il contrasto tra le pareti e il tetto a volta, realizzato con archi metallici dipinti di nero e leggere lastre plastiche di rivestimento. Poetico il rapporto tra la curvatura della leggerissima copertura, e l’orizzontalità cartesiana dei muri.

Tema focale estetico è l’asse centrale di simmetria che definisce il passaggio tra pieni e vuoti, nelle pareti corte, contribuendo a generare una composizione astratta, minimalista ed energica. Il differenziato trattamento del colore, secondo le tipologie funzionali degli spazi, conferisce a ciascuno dei luoghi un carattere peculiare che ne consente una facile identificazione. I pigmenti base sono i marroni delle pareti, il bianco delle coperture concave, il nero delle strutture metalliche, il grigio del cemento dei pavimenti esterni.

 

La strategia modulare

Il sistema rigoroso che si ripete in strisce parallele richiama la strategia messa in atto da Le Corbusier per il progetto della residenza di Cherchell, in Africa, e poi applicata nella “casa per il fine settimana” a La Celle-Saint-Cloud e nelle case Roq e Rob a Cap Martin, Jaoul a Parigi e Sarabhai ad Ahmedabad. Negli anni quaranta Oscar Niemeyer, in Brasile, applicando un metodo simile, realizza la cappella di San Francesco a Pampulha. Altro seguace di Le Corbusier, il catalano Antonio Bonet ha dato vita a sistemi di volte ribassate di singolare interesse in vari progetti. La Ricarda, una residenza a pochi chilometri da Barcellona, è definita in pianta da un modulo rettangolare con una copertura a volta, che si ripete in un gioco di pieni e vuoti a generare configurazioni spaziali cangianti. Semplici regole ripetute magistralmente sviluppano disposizioni spaziali variegate, che puntano su un dinamico rapporto tra interno ed esterno.

Concetti metodologici di tipo affine sono applicati anche nel Centro per lo sviluppo dell’infanzia di Rionegro. Con una matrice modulare, e sapienti ripetizioni spaziali, i giovani progettisti concepiscono un’architettura che ben si adatta alle esigenze e al clima locale, e che riesce a configurare un sistema di spazi, coperti e scoperti, in armonioso rapporto fra di loro e con l’intorno, con un budget ridotto (circa 1.257.000 euro), e per un nobile scopo.

Questo articolo è l’esito della ricerca “Paisajes antropicos” condotta dall’autore presso la Facoltà di Architettura della Universidad Nacional de Colombia, sede Medellín (Gruppo di ricerca: Transepto)

Immagine di copertina: © Mauricio Carvajal

 

Progetto: Taller Sintesis
Collaboratori: Architetti Anderson Serna, Alejandra Montoya, Mauricio Carvajal
Fotografie: Mauricio Carvajal
Promotori: Fondacion Fraternidad Medellín, Fondazione Berta Martínez, Comune di Rionegro
Costruttore: C.A.S.A.
Area costruita: 2.620 mq

 

Autore

  • Luca Bullaro

    Nato a Palermo, dove si laurea in Architettura presso la locale Università degli studi, conseguendo poi il dottorato di Ricerca in Progettazione architettonica, in cotutela con la UPC di Barcellona, oltre al master “Arquitectura: Critica y Proyecto” presso la ETSAB di Barcellona. È docente presso l'Universidad Nacional de Colombia a Medellín. Vince numerosi concorsi e premi in Italia e all’estero, fra i quali il concorso internazionale “Misterbianco Città Possibile”, il Premio europeo di architettura sacra della Fondazione Frate Sole, il concorso internazionale “Boa Vision” per la riconfigurazione di piazza Papireto a Palermo, il "Premio Quadranti - Vaccarini", la menzione d'onore "Spazi ed infrastrutture pubbliche" come finalista della Medaglia d'oro all'architettura italiana della Triennale di Milano, il concorso per la realizzazione della "Plaza Fundadores" della UPB di Medellín, Colombia. Ha esposto a Ferrara (“Premio Biagio Rossetti", Museo dell’Architettura, 2003), a Roma e Barcellona ("NIB-ICAR 2004, Esposizione itinerante dei progettisti italiani Under 36"), a Catania e Chicago ("Sicilia Olanda", 2007), a Palermo ("SiciliArchitettura", 2006; "Nuove generazioni di architetti in Sicilia", luglio 2009; "Sicilia Olanda II", gennaio 2010), alla Triennale di Milano (Medaglia d’oro all’architettura italiana", maggio 2009); nell’ambito della Design week di Istanbul (giugno 2009) e alla "VI Bienal Europea de Paisaje" di Barcellona (settembre 2010). Ha presentato i suoi progetti a Catania e Roma, Alicante e Barcellona, Manizales, Cali e Bucaramanga, Santiago del Cile e Valparaiso, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Città del Messico e L'Avana.

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Last modified: 14 Giugno 2023