In mostra al MAXXI la commemorazione dell’identità e dell’attività di nove progettisti italiani discriminati dal fascismo
“I cittadini italiani di razza ebraica possono continuare l’esercizio della professione senza limitazioni fino alla cancellazione dall’albo. Avvenuta la cancellazione e fino a quando non abbiano ottenuto la iscrizione nell’elenco speciale, non potranno esercitare alcuna attività professionale. Con la cancellazione deve essere esaurita, o, comunque, cessare, qualsiasi prestazione professionale da parte dei cittadini italiani di razza ebraica non discriminati a favore di cittadini non appartenenti alla razza ebraica. È tuttavia in facoltà del cliente non appartenente alla razza ebraica di revocare al professionista di razza ebraica non discriminato l’incarico conferitogli, anche prima della cancellazione dall’albo”
Articolo 27 – R.D.L. 29 Giugno 1939, n. 1054
Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica
ROMA. Daniele Calabi, Angelo Di Castro, Romeo Di Castro, Enrico De Angeli, Vito Latis, Gino Levi Montalcini, Alessandro Rimini, Ernesto Nathan Rogers, Nina Livia Viterbo. Nove architetti, protagonisti della mostra inaugurata il 17 maggio presso il Museo Maxxi e intitolata “Il tempo ritrovato – Storie di architetti ebrei”.
L’iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del bando European Remembrance, il cui obiettivo mira allo sviluppo di progetti nazionali e transnazionali inerenti il rafforzamento della commemorazione di olocausto, genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, è frutto della sinergia instaurata tra la Fondazione dell’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Milano, e i corrispettivi ordini professionali di Bologna, Ferrara, Roma e Provincia, coadiuvati dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e dall’Università Comenius di Bratislava.
Un evento dalla forte connotazione etica, volto a commemorare l’identità e l’attività professionale dei progettisti coinvolti, che a cavallo tra gli anni trenta e quaranta del secolo scorso videro negati i propri diritti civili e limitato l’esercizio della professione perché ebrei. Tali limitazioni vennero emanate in seguito alla promulgazione del Manifesto della razza pubblicato sul “Giornale d’Italia” nel 1938, profilando per i cittadini italiani di razza ebraica un profondo ostracismo commutabile nella radiazione dagli ordini professionali e nell’estromissione dagli incarichi pubblici. Omaggiarne la memoria celebrandone l’opera intellettuale, peraltro florida, è un atto di riconoscenza dovuto.
L’allestimento espositivo ripercorre le vicende personali e l’attività di ogni protagonista servendosi di materiali più tradizionali quali fonti d’archivio, elaborati progettuali e fotografie, e di forme comunicative più innovative, come i filmati multimediali, o immediate, come il fumetto. Così, i diversi approcci progettuali e la poetica architettonica, divergenti sebbene accomunati da una matrice di stampo razionalista, sono suddivisi in sezioni e messi a confronto.
Tra le personalità più influenti in mostra spicca la figura di Ernesto Nathan Rogers, fondatore con Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Gian Luigi Banfi dello studio BBPR. Costretto a rifugiarsi in Svizzera nel 1943, Rogers tornerà in Italia due anni dopo. Il tema della memoria rivestirà grande importanza nel suo operato e in quello del gruppo, come testimoniato dall’esecuzione di numerosi memoriali in ricordo della Shoah, tra cui il monumento alle vittime dei campi di concentramento realizzato nel 1946 presso il Cimitero monumentale di Milano.
In mostra anche l’opera di Alessandro Rimini, autore del progetto per il cinema Colosseo, realizzato tra il 1925 e il 1927 a Milano, e della Torre Snia Viscosa di Piazza San Babila, prototipo del grattacielo milanese realizzato tra il 1935 e il 1937. Perseguitato dai provvedimenti razziali, Rimini continuò a svolgere la propria professione clandestinamente.
Daniele Calabi, progettista dell’osservatorio astrofisico di Asiago, lasciò l’Italia nel gennaio del 1939, facendovi ritorno soltanto nel 1948. L’osservatorio, efficace commistione tra innovatività tecnologica e tradizione, fu inaugurato il 27 maggio 1942 in sua assenza. Durante l’evento il nome dell’architetto non fu neppure menzionato.
L’architettura intesa come memoria indaga la complessità delle vicende storiche e le circostanze che da essa scaturiscono, assumendo valore di testimonianza. Nel suo scritto Prigionieri della storia, Keith Lowe s’interroga sul valore della memoria analizzando l’archetipo del monumento. Secondo Lowe sussistono diversi tipi di monumenti: quelli dedicati agli “eroi”, ai “martiri”, ai “mostri”, alle “apocalissi” e alle “rinascite”, tutti accomunati da uno scopo comune, ricordare, come suggerisce l’etimologia della parola derivante dal verbo monēre, per l’appunto ricordare. L’importanza della memoria risiede dunque in questo assunto, ovvero nella celebrazione di quei valori storici che imparzialmente “sebbene generati da una storia in continua evoluzione, restano fermi nel tempo”.
“Il tempo ritrovato. Storie di architetti ebrei”
17 maggio – 3 settembre 2023
Museo Maxxi, Roma
maxxi.art/events/il-tempo-ritrovato/
About Author
Tag
MAXXI , memoria , mostre , roma
Last modified: 22 Giugno 2023