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Francesca PetrettoWritten by: Reviews

Potere spazio violenza, pianificazione e costruzione sotto il nazionalsocialismo

Potere spazio violenza, pianificazione e costruzione sotto il nazionalsocialismo

All’Akademie der Künste di Berlino una mostra “scomoda” sull’architettura nazista in Germania e nei territori occupati

 

BERLINO. Non avrebbe potuto esserci sede espositiva più adatta, ovvero più significativa dal punto di vista storico, dell’Akademie der Künste, per ospitare l’indigesta mostra, frutto della ricerca portata avanti dal 2017 dalla commissione storica indipendente “Pianificazione e costruzione sotto il nazionalsocialismo. Presupposti, istituzioni, effetti”, sull’architettura nazista in Germania e nei territori occupati negli anni di suo indiscusso dominio. Quell’Albert Speer immeritatamente passato alla storia per aver realizzato parte delle follie dell’amico dittatore aveva proprio qui, negli eleganti locali dell’edificio sulla Pariser Platz, il suo ufficio di Ispettore generale per l’edilizia della capitale del Reich.

La mostra “Potere Spazio Violenza. Pianificazione e costruzione sotto il nazionalsocialismo” offre un dettagliatissimo resoconto dell’acribia progettuale nazista non concentrandosi sui singoli progetti di architettura ma sull’ideologia che li ispirava e che aveva scelto la disciplina a noi più cara quale prediletto strumento di propaganda e attuazione dei suoi più ferali principi sui temi e modi del vivere (e morire), sulla politica degli alloggi, delle grandi opere ingegneristiche e infrastrutturali (i famosi ponti!), dei campi di lavoro forzato, di concentramento e di sterminio. Non mancano, va da sé, frequenti paralleli col contemporaneo delirio fascista nostrano e con quello del primo, più pericoloso antagonista sovietico.

 

Atti e misfatti in 7 aree tematiche

Con modelli e tavole di progetto, filmati e registrazioni audio (il regime era talmente ossessionato dal racconto delle proprie “gesta” per immagini da far filmare ogni possibile atto e misfatto perpetrato per il bene della razza germanica) ed altri documenti originali d’epoca, la mostra racconta in 7 aree tematiche le spietate condizioni e norme di produzione dell’edilizia nazionalsocialista, fatta anzitutto di espropriazioni alias “arianizzazioni” (il termine nazista Arisierung si riferiva al processo di confisca delle proprietà degli ebrei, vale a dire le loro aziende, le imprese, la proprietà di case e terreni, le azioni e i beni monetari, per trasferirli a privati, aziende o allo Stato) ovvero epurazioni, distruzioni di vecchi quartieri nelle grandi città e distribuzione della popolazione autoctona in Siedlungen di case-fattorie al margine dei loro centri storici.

La prima tappa del percorso tematizza la costruzione di abitazioni e/o insediamenti, la seconda l’architettura di Stato e del Partito, mentre la terza si occupa della terribile pagina della costruzione a tavolino dei lager come luoghi in cui “vivere, lavorare, educare, degradare, uccidere”; il quarto capitolo si concentra sulle infrastrutture (ponti, strade e ferrovie) e la pianificazione dei territori del Reich; invece, la quinta stazione, chiamata “Internazionalità”, paragona l’attività costruttiva tedesca a quella di altre nazioni, tra dittature e utopie, mentre la sesta analizza la continuità nello sviluppo urbano e nell’architettura a est e a ovest dopo il 1945; infine, la settima sezione espone i risultati degli ultimi studi sull’eredità architettonica del nazionalsocialismo.

 

Un approccio consapevole quanto gravoso

In quanto esposizione al pubblico dei risultati di anni di studio, la rassegna non si limita all’illustrazione degli esempi analizzati nelle ipertrofiche aree tematiche, ma espone al pubblico le sue dolorose conclusioni su ciò che è stato, senza censure.

È subito chiaro che sotto il nazismo la pianificazione urbanistica e soprattutto l’edilizia furono fenomeni d’importanza tale da interessare la totalità degli individui, riguardando la vita di tutti i sudditi: gli amati, privilegiati Volksgenossen (camerati del popolo) e gli indesiderati, sacrificabili Gemeinschaftsfremden (asociali, omosessuali, handicappati, alieni alla comunità).

La loro radicalizzazione trovò forma non tanto negli edifici rappresentativi, per lo più non realizzati, quanto nei complessi abitativi e amministrativi, nelle infrastrutture, nelle caserme, nei bunker e soprattutto negli innumerevoli (migliaia) campi di lavoro forzato, di concentramento e di sterminio. La responsabilità della perpetrazione della violenza e del crimine che la legittimarono dev’essere attribuita a molti, esperti, professionisti, appaltatori, imprenditori e industriali, in tutti i settori della pianificazione e dell’edilizia, non solo a pochi famosi architetti: la quasi totalità dei responsabili poté continuare indisturbatamente la propria carriera anche dopo il 1945, spesso dentro le strutture governative.

La pianificazione territoriale e l’architettura naziste furono sempre concepite nell’ottica di una prospettiva internazionale, in vista di rivalità, influenze e dimostrazioni di presunta superiorità, e devono perciò essere considerate di conseguenza in un più ampio quadro di riferimento spazio-temporale.

Da ultimo, chi voglia continuare a studiarle oggi (e domani) non può più esimersi dal raccontarne la repressione, la banalizzazione e la dissolvenza, in quest’ordine, dove le ultime due caratterizzano purtroppo sempre più spesso la stagione populista che stiamo vivendo. Un approccio consapevole e appropriato all’eredità costruita del nazionalsocialismo rimane un compito impegnativo, forse sempre più arduo per le future generazioni.

Immagine di copertina: © Francesca Petretto

 

 

 

“MACHT RAUM GEWALT. Planen und Bauen im Nationalsozialismus”
19 aprile – 16 luglio 2023

Akademie der Künste (Pariser Platz), Berlino
Una mostra della Commissione Storica Indipendente “Pianificazione e costruzione sotto il nazionalsocialismo” in collaborazione con l’Accademia delle Arti di Berlino
Team curatoriale: Dr Benedikt Goebel, Prof. Dr Harald Bodenschatz, Dr Angelika Königseder. Allestimento: Roswitha Kötz
adk.de/de/programm

La mostra è accompagnata da simposi, visite guidate e programmi educativi per bambini, giovani e adulti, da un programma quotidiano di proiezioni di film e documentari e dall’uscita di un catalogo bilingue (tedesco/inglese) per Hirmer Verlag, Monaco (320 pp, 420 illustr.). I risultati scientifici delle 15 commissioni di ricerca coinvolte nel progetto di ricerca che ha ispirato la mostra saranno pubblicati in un prezioso cofanetto di 4 volumi (a tiratura limitata) sempre per Hirmer Verlag.

 

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 13 Maggio 2023