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Matteo GambaroWritten by: Città e Territorio

Novara: l’Isolato 53 da Zanuso al parcheggio (privato)

Dopo decenni, nel silenzio generale via al cantiere di “riqualificazione” di un’area strategica del centro storico

 

NOVARA. Il progetto di riqualificazione dell’Isolato 53 ha caratterizzato il dibattito cittadino per oltre quarant’anni, dal primo progetto di Marco Zanuso del 1979 all’ultima soluzione promossa dalla Diocesi locale nel 2022.

Si tratta di un contesto urbano complesso, un lotto quasi completamente inedificato ubicato in pieno centro storico nell’angolo tra piazza Puccini e via Dominioni, parzialmente prospicente ai portici del Teatro Coccia, confinante con la via di accesso alla Curia e al Vescovado a nord e antistante il Conservatorio musicale Guido Cantelli. Un’area strategica per la valorizzazione della città storica e una possibile cerniera tra la zona pedonale, l’allea e la passeggiata lungo il castello visconteo-sforzesco sulle fortificazioni spagnole, che ha visto un recente intervento di restauro e completamento a firma di Paolo Zermani.

 

Il progetto troppo coraggioso di Marco Zanuso

Zanuso fu incaricato dalla Cariplo, che aveva acquistato l’area, di predisporre il progetto per la sua nuova sede a Novara. Un’opera ambiziosa e rappresentativa del ruolo della banca nel territorio, che si prefiggeva non solo di dare risposta alle esigenze dimensionali e funzionali dell’istituto ma anche di costruire un manufatto di qualità architettonica esemplare.

L’idea di Zanuso prevedeva la demolizione di alcuni manufatti per consentire la realizzazione di un inedito sistema di spazi pubblici articolato e di grande valore, in grado di mettere in comunicazione importanti emergenze architettoniche come il Duomo antonelliano, il Battistero paleocristiano di San Giovanni, l’ottocentesco teatro Coccia e, in modo indiretto, anche la piazza Duomo, il Broletto e il chiostro della Canonica.

Il progetto intendeva riordinare e riformare il sito, con le parole di Zanuso “… oggi soffocato da un novero di edificazioni degradate, affastellate attorno al quadriportico antonelliano…” Un’idea coraggiosa, forse troppo per il contesto culturale di una città di provincia degli anni ottanta. E infatti, non appena il primo progetto fu reso pubblico, lo scontro tra Zanuso e l’ambito professionale, politico e culturale locale, principalmente Italia Nostra, si rivelò molto duro e senza spazi di apparente mediazione.

Il progetto fu ritenuto inadeguato a un contesto così ricco di testimonianze storiche: troppo innovativo sia nel linguaggio che nelle scelte morfo-tipologiche, nonché nelle opzioni materiche. Anche la Soprintendenza, formalmente coinvolta nella procedura autorizzativa, si espresse con riserve, ponendo alcuni vincoli al proseguimento dell’intervento. In particolare, furono proibite le demolizioni dei manufatti tra l’area d’intervento, il quadriportico e la chiesa di San Giovanni, impedendo parte del ridisegno previsto da Zanuso ma, soprattutto, fu posto il veto alla demolizione della porzione rimanente delle ex scuderie ottocentesche, progettate dall’ingegner Savio, ritenute testimonianza imprescindibile per l’unità architettonica di quell’angolo del centro storico.

Dal 1979 al 1989 Zanuso e il socio di studio Pietro Crescini elaborarono numerosi progetti, recependo e interpretando le osservazioni e i vincoli della Soprintendenza e le esigenze dell’amministrazione, senza però riuscire a convincerli della bontà della proposta. Così, il progetto si è perso nella memoria e nel 2003 l’immobile è tornato nella disponibilità della Curia.

 

2003: si riparte da zero

In anni più recenti sono stati elaborati altri due progetti per quest’ambito. L’uno, all’inizio degli anni Duemila, di linguaggio smaccatamente postmoderno, quasi classicheggiante, che prevedeva la costruzione di manufatti terziari e commerciali integrati con la cortina edilizia memoria delle ex scuderie. Il secondo, che sarà realizzato quest’anno, prevede la costruzione di un parcheggio multipiano di 280 posti (3 piani interrati e 1 a raso) e la revisione della viabilità del tratto conclusivo di largo Bellini e dell’accessibilità carraia all’area. Il progetto prevede anche il restauro e consolidamento della cortina edilizia ottocentesca e la realizzazione di un piccolo giardino integrato coi parcheggi a raso.

 

Un’altra occasione persa

Il paragone con Zanuso sarebbe impietoso

. Pur con qualche dubbio sulle scelte linguistiche vagamente – e inaspettatamente, per il profilo culturale di Zanuso – postmoderne, le sue proposte erano tutte orientate alla valorizzazione della città storica e all’integrazione con le preesistenze ambientali.

La stampa locale ha annunciato in queste settimane l’imminente apertura del cantiere e l’avvio dei lavori nel silenzio delle istituzioni culturali, delle associazioni di categoria e dei cittadini. In questo caso non solo si è persa un’irripetibile occasione per valorizzare una parte del centro storico, ma si sta dando avvio a opere che snatureranno la parte terminale di largo Bellini con l’aggiunta di un’inutile rotatoria e di un sistema infrastrutturale molto invasivo per il solo accesso al parcheggio privato.

Incredibilmente, il settecentesco edificio dell’ex Collegio Gallarini, oggi Conservatorio musicale con il suo caratteristico fronte timpanato, già oggi penalizzato dalla presenza dell’antistante parcheggio a raso, troverà affaccio sulla nuova strada di 7 metri a due corsie di accesso al parcheggio interrato, prevista a soli 5 metri di distanza.

Tali scelte contribuiranno a trasformare definitivamente la zona di pregio compresa tra piazza Puccini, viale Turati, largo Bellini e via Solaroli in un intricato snodo viabilistico caratterizzato dalla presenza d’inutili aiuole e spazi verdi senza identità e senza concrete previsioni fruitive. L’area in cui verrà realizzato il parcheggio, dietro alla cortina muraria ottocentesca, sarà invece destinata per la maggior parte a sosta a raso, infrastrutture per l’accesso ai piani interrati e manufatti per la risalita pedonale; a giardino pubblico sarà destinata solo una porzione del lotto a nord, in prossimità dell’attuale accesso alla Curia e al Vescovado.

Questa è la storia dell’Isolato 53, che diventerà un parcheggio privato.

Immagine di copertina: fotografia aerea dell’isolato 53 negli anni settanta

 

Autore

  • Matteo Gambaro

    Architetto, PhD e professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca, presso il Dipartimento ABC, e di progettazione con enti e istituzioni pubbliche, in particolare negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sulle residenze speciali e studentesche. Autore di libri, saggi e articoli scientifici, è curatore dell'ultimo libro di Vittorio Gregotti, "Il mestiere di architetto" (Interlinea, 2019)

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Last modified: 9 Maggio 2023