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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Patrimonio

La Tunisia prova a ripartire da Cartagine

Bez+Kock Architect con Koeberlandschafts Architecture e Grauwald si aggiudicano il concorso per l’Acropoli di Byrsa, patrimonio Unesco

 

A dodici anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini la Tunisia è un paese piegato da una lunga crisi economica e finanziaria che rischia di far collassare la sua fragile e incerta democrazia, facendo esplodere una grave condizione d’instabilità politica nel Mediterraneo.

 

La Primavera sfiorita

La rivoluzione che nel 2011 ha posto fine alla dittatura durata 23 anni facendo da apripista alla Primavera Araba non ha dato i frutti sperati. Le riforme democratiche sono tutte rimaste incompiute e, con l’economia in ginocchio e l’inflazione oltre il 10%, il diritto al lavoro e a una vita dignitosa è una chimera per la maggior parte dei tunisini che, dopo aver assistito a innumerevoli cambi di governo, dal 2018 hanno ripreso a scendere in piazza e, soprattutto, a ingrossare le fila dei migranti in fuga verso l’Europa sulle rotte dei trafficanti che, proprio su queste rive, hanno stabilito le loro basi logistiche più redditizie. A luglio 2021 c’è poi stato il cosiddetto “golpe di velluto” poiché, dopo aver denunciato la litigiosità dei partiti e la corruzione, il Presidente della Repubblica Kaïs Saïed ha sospeso il Parlamento e licenziato il Governo avocando a sé tutti i poteri. Questa situazione si è protratta fino alle elezioni dello scorso gennaio che, con un’affluenza di appena l’11,3% degli 8 milioni aventi diritto, hanno messo in luce l’ormai rassegnato scetticismo dei tunisini.

 

Due Tunisie, un contrasto stridente

Per non cadere nel baratro, la Tunisia ha oggi bisogno del sostegno internazionale e, per questo, ha avviato un confronto con il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Unione Europea e i fondi monetari dei paesi del Golfo arabo. L’Europa si è detta disponibile a offrire il suo aiuto ma, per farlo, occorre che parta il piano di sostegno da 1,9 miliardi di dollari sostenuto dal FMI. Un finanziamento che è subordinato all’attuazione di severe riforme che includono il risanamento delle imprese pubbliche, il controllo dei salari e il ridimensionamento di quei sussidi statali che sono la sola fonte di sopravvivenza per oltre un quinto della popolazione. I tagli richiesti dal FMI potrebbero innescare nuove proteste di massa che si aggiungerebbero alla mobilitazione permanente di quei partiti che accusano Saïed di aver intrapreso una restaurazione autoritaria. Per questo, a inizio aprile, il Presidente tunisino non ha firmato l’accordo con il FMI e ha contemporaneamente accennato al possibile sostegno dei BRICS, il gruppo di Paesi di cui fanno parte Cina e Russia. A ciò si aggiunge che, in occasione del lancio della campagna contro le migrazioni illegali, le frasi pronunciate da Saïed sulle popolazioni sub-sahariane hanno suscitato l’ira del Presidente della Banca Mondiale che, dopo averlo accusato di razzismo, ha sospeso le trattative per i finanziamenti. Questo pericoloso stallo e le “misure urgenti” contro l’immigrazione invocate dal Governo tunisino hanno solo provocato un ulteriore boom di partenze, alimentando una fuga che, in estate, potrà solo aumentare mettendo a rischio migliaia di vite.

Quello che nel paese dei Gelsomini sta diventando sempre più manifesto è il contrasto stridente tra due Tunisie: quella dei disperati che fuggono verso l’Europa in cerca di un futuro e quella di un’élite sempre più ristretta che cerca invece di diventare come l’Europa perché ha già un passaporto rosso.

 

Acropoli di Byrsa, concorso per la riqualificazione

In questo contesto sempre più confuso, il 20 aprile sono stati annunciati a Tunisi i risultati del concorso internazionale per la riqualificazione dell’Acropoli di Byrsa e la riabilitazione del Museo nazionale di Cartagine. Una competizione organizzata dall’agenzia pubblica per la realizzazione di progetti di cooperazione internazionale Expertise France per conto del Ministero tunisino della Cultura, con il supporto dell’UE e il patrocinio dell’UIA, che ha approvato l’iniziativa data la sua conformità al regolamento Unesco che protegge Cartagine dal 1979.

Il concorso interessa una delle principali istituzioni culturali tunisine ed è stato realizzato grazie al programma dell’Unione Europea “Tounes Wijhetouna” (Tunisia, la nostra destinazione), finanziato nel periodo 2019-25 per sviluppare l’economia locale in modo sostenibile e inclusivo creando sinergie tra i settori del turismo, dell’artigianato, dei prodotti locali e del patrimonio culturale.

I quattro macro obiettivi del programma UE sono: adeguare il contesto amministrativo e normativo tunisino per diversificare il turismo; sviluppare nuovi prodotti ecoturistici e culturali, nuovi prodotti locali e destinazioni regionali; migliorare la competitività e la qualità dell’artigianato per accedere a nuovi mercati e, infine, valorizzare il patrimonio culturale in chiave turistica. Quest’ultimo obiettivo è sviluppato attraverso l’azione “Patrimoine 3000” che, oltre alla valorizzazione di Cartagine, offre un’ulteriore linea d’intervento per finanziare il restauro e la riqualificazione degli innumerevoli edifici pubblici storici posti in aree della Tunisia ad alto potenziale turistico e culturale mediante partenariati pubblico-privato che dovranno prevedere anche nuovi programmi funzionali e modelli economici per gestire i beni valorizzati.

 

Il concorso per un sito archeologico emblematico

Cartagine

è un sito complesso per storia, paesaggio, morfologia urbana e valore simbolico. Fondata nel IX secolo a.C. dai fenici che la scelsero come scalo commerciale sulle sponde del Golfo di Tunisi, la città-colonia crebbe rapidamente e, resasi indipendente dalla madrepatria, esercitò influenze e controllo sul Mediterraneo occidentale e il mar Tirreno diventando la capitale di un piccolo impero che includeva territori della Spagna orientale, della Corsica, della Sardegna sud-occidentale, di parte della Sicilia occidentale e delle coste libiche. Alla fine della terza guerra punica la città fu conquistata, distrutta e ricostruita dai Romani; caduto l’Impero divenne parte del Regno vandalo e poi dell’Impero bizantino; nel 698 d.C. fu infine occupata dagli Omayyadi che, trasformandola in un piccolo presidio militare, la condannarono al definitivo declino. I resti dell’antica Cartagine furono scoperti a partire dal 1817 grazie agli scavi di Jean E. Humbert e oggi ricadono nel territorio della moderna Carthage, l’esclusivo sobborgo residenziale a 16 chilometri dalla capitale che ospita anche il palazzo presidenziale e la moschea Malik Ibn Anas.

L’obiettivo principale del concorso è stato quello di valorizzare e rivitalizzare uno dei siti più emblematici della Tunisia in considerazione della sua iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale Unesco. L’area prescelta domina l’Acropoli di Byrsa, ha una superficie di 5 ettari ed è costituita da Place de l’Unesco, dall’ex Cattedrale di St. Louis e dal recinto del museo che include l’ex seminario, la spianata, i cortili, l’ex giardino lapidario e i resti archeologici sulla collina. L’insieme è composto da tre lunghe ali disposte a “U” attorno ad un vasto cortile quadrato che corrisponde all’ex chiostro del Seminario. Il museo ha una superficie di circa 4.322 mq e ospita sale espositive, magazzini, uffici, biblioteca e una sala di proiezione. Con l’adeguamento la struttura, chiusa al pubblico dal 2018, mira a diventare uno spazio culturale capace di coniugare i tradizionali compiti di conservazione e promozione del patrimonio archeologico con nuove funzioni di convivialità e servizi.

Il concorso internazionale è stato aperto a team di architetti e paesaggisti provenienti da tutti i paesi che hanno relazioni diplomatiche con la Tunisia. La giuria internazionale e multidisciplinare presieduta da Alberto Veiga ha esaminato i 94 progetti pervenuti premiandone 5. Il primo posto è andato al team tedesco Bez+Kock Architect, con Koeberlandschafts Architecture e Grauwald Studio, che ha proposto la realizzazione di un nuovo edificio nell’ex cortile posto tra la Cattedrale e l’ex Seminario secondo un concept chiaro e semplice che “permette al sito di aprirsi a tutti gli orientamenti, trovando una giusta relazione tra paesaggio e architettura, tra vecchio e nuovo riconoscendoli come elementi fondamentali dell’intervento”. Per la realizzazione del progetto serviranno 8,3 milioni di euro tasse escluse. Le indagini propedeutiche avranno inizio entro giugno, mentre i lavori dovrebbero partire nel marzo 2024 in un quadro sociale e politico che si spera sia meno fosco e incerto di quello attuale.

Immagine di copertina: riqualificazione dell’Acropoli di Byrsa e del Museo di Cartagine (© Bez+Kock Architect)

 

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 9 Maggio 2023