La Casa dell’Architettura di Innsbruck dedica una monografica che racconta i processi creativi facendo appello alle emozioni
INNSBRUCK (AUSTRIA). È alla progettista italiana Francesca Torzo, già vincitrice di numerosi premi in Italia e all’estero, che la Casa dell’Architettura dedica un’ampia mostra monografica dal titolo “Day by day”.
Il suo nome è balzato alla ribalta internazionale con il progetto di ampliamento del Centro per l’arte contemporanea di Hasselt in Belgio. Per quest’opera Torzo ha ricevuto il Premio internazionale Piranesi nel 2018 e quello di Architettura italiana nel 2020, mentre è stata finalista del Mies van der Rohe Award 2022. Nata a Padova nel 1975, l’architetta lavora nel proprio studio a Genova dal 2008, dopo avere compiuto studi di architettura a Delft e a Barcellona, oltre che all’Università IUAV di Venezia e aver fatto pratica presso lo studio di Peter Zumthor.
Nelle sale dell’Adambrau, un’ex birreria in stile modernista trasformata in museo dopo puntiglioso restauro, il percorso della rassegna, realizzata in collaborazione con la Fondazione Maxxi di Roma e la Triennale di Milano, si snoda non secondo consueti criteri iconografici ma attraverso esperienze associative che hanno lo scopo di rivelare a un incuriosito visitatore i flussi di coscienza della protagonista nei loro recessi più profondi.
Proponendo associazioni mentali ed evocazioni di esperienze passate, Torzo offre al pubblico la conoscenza dei personali processi creativi nell’ambito di quel dialogo, critico e condiviso, che ella persegue con i luoghi e le persone nella progettazione delle sue opere e che trasforma in pratica quotidiana nel rapporto con i suoi collaboratori, un team internazionale di giovani professionisti chiamati a un impegno individuale di responsabilità etica, ma di corale creatività. Con loro Torzo ha realizzato con successo piccoli e sofisticati progetti residenziali e pubblici in Italia e all’estero, fra i quali spicca il citato ampliamento ad Hasselt, denominato Z33.
Un allestimento emozionale
Con la medesima acribia che ha contraddistinto in tale opera lo studio e l’analisi di luoghi, forme e materiali, la narrazione dei lavori finora realizzati, ma volutamente anche dei fallimenti, instaura un dialogo emotivo con gli spazi espositivi, si confronta con la loro complessa topografia e ne affronta lo spirito con strumenti adeguati. Così il percorso della rassegna si trasforma in un’avventura visiva e sensoriale densa di suggestione, tra paesaggi architettonici reali e percorsi della mente. Attraverso le sale il cammino procede per contrasti tra spazi luminosi e aree buie, manufatti materici e presenze impalpabili, installazioni sonore e proiezioni luminose che rivitalizzano angoli altrimenti inaccessibili.
Dice Torzo: “Gli strumenti degli architetti sono la cultura e la tecnica”, citando i principi di Leon Battista Alberti per il quale la progettazione è sintesi di bellezza e abilità. Già nella prima sala, inondata dalla luce di vetrate che inquadrano il suggestivo paesaggio alpino, una rassegna di piante, sezioni e disegni su carta costituiscono gli appunti dell’architetto: a volte si fondono in un’unica immagine alla ricerca d’interrelazione tra gli spazi, altre volte sono miniature o particolari costruttivi. Ai disegni si accompagnano schegge di materiali e solidi dalle forme geometriche che rappresentano possibili strumenti di lavoro. Accanto sono esposti alcuni mobili, tra i quali quelli disegnati per la Galleria Maniera di Bruxelles.
Una breve scala conduce nella sala attigua: qui, montati su colonne, basi e capitelli dal significato quasi totemico, modelli e frammenti di edifici realizzati oppure rimasti su carta dialogano con frammenti di modelli di contesto in un invito a recuperare tracce di storie e culture del passato e a instaurare un dialogo con tutti i protagonisti coinvolti.
L’insolita struttura spaziale dell’ex birreria, fatta d’improvvisi salti di quota e di passaggi inattesi, permette ora d’immergersi nella candida atmosfera dell’ex sala di fermentazione, dove una collezione d’impalpabili stampe su seta fluttua nell’aria e riproduce per immagini dettagli architettonici, scorci di strade, vicoli e cortili, ma anche di volti e figure umane. “Sono scatti spontanei, realizzati durante lunghi anni di viaggi, “cartoline” di riferimento nate da una suggestione momentanea”, afferma Torzo.
Fa appello alle emozioni anche l’ultima sezione della mostra, dove improvvisi fasci di luce illuminano uno spazio buio e proiettano su impalpabili fazzoletti di tessuto una serie di animazioni. Esse illustrano il flusso delle idee nel processo creativo ed esprimono un messaggio di fiducia e ottimismo nella ricerca di un dialogo tra l’architettura e la società.
“Day by Day”
3 marzo – 24 giugno 2023
aut. Architektur und Tirol
aut.cc
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allestimenti , austria , Donne , mostre
Last modified: 3 Maggio 2023