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Giacomo "Piraz" PirazzoliWritten by: Progetti

Museo do Ipiranga, un recupero radicale a San Paolo

Museo do Ipiranga, un recupero radicale a San Paolo

Visita al museo pubblico più antico della città brasiliana, ridisegnato con programmatica discrezione dallo studio H+F

 

SAN PAOLO DEL BRASILE. Costruito in cinque anni e inaugurato nel 1895 come museo di storia naturale, il Museu do Ipiranga è il museo pubblico più antico della città. Dal 1963 è struttura museale della più importante agenzia di formazione dell’America Latina, l’Università di San Paolo, dedicata in particolare alla storia della cultura materiale del territorio coincidente con lo Stato di San Paolo.

In seguito alla chiusura nel 2013 a causa di problemi strutturali, è stata avviata un’attenta fase diagnostica per fare del complesso l’oggetto di un concorso di restauro e ampliamento, nel 2017, con inizio lavori a ottobre 2019. Il museo è stato re-inaugurato a ottobre 2022 secondo il progetto vincitore dello studio H+F di San Paolo. Gli interventi complessivamente portati a esito hanno riguardato anche il restauro dei giardini, la nuova museografia e la preparazione di dodici mostre pronte ad aprire in sequenza con l’inaugurazione. La spesa totale è stata di circa 189 milioni di reais (circa 35 milioni di euro) per un aumento di superficie di 6.800 mq.

Lasciando alla museografia l’opportunità di raccontare una storia biodiversa (fatto che ad esempio ha preso corpo per la consistente reinterpretazione cronologica di alcuni tratti dell’esposizione permanente), quindi facendosi carico della visione occidentale o eurocentrica o coloniale che questo museo dalla sua fondazione presenta, i progettisti lavorano dentro i materiali dell’architettura. Citano l’Aloïs Riegel dell’introduzione al Projet de législation des monuments historiques (1903, di fatto il medesimo testo introduttivo a Der moderne Denkmalkultus) per riconoscerlo come “monumento”, artefatto creato “per rendere perpetua la memoria di una comunità o di un popolo, nel caso la celebrazione dell’indipendenza della nazione“. In questo H+F e collaboratori leggono l’unità tra edificio-monumento e museo e con questo costruiscono la loro radicale strategia di recupero.

 

Minore aggressività possibile e reversibilità

Ritengono perciò che gli interventi non debbano assumere evidenza, perché “l’obiettivo generale non è imporre il nuovo, ma rivelare in forma nuova ciò che già esisteva, per mezzo di articolazioni, disposizioni spaziali e percorsi resi fruibili con discrezione dall’intervento“. In tal senso sono due i principi-guida: minore aggressività possibile all’integrità fisica e visiva dell’edificio e reversibilità dei dispositivi proposti.

Il primo livello di azione si concentra dunque nel recupero dell’integrità fisica dell’edificio-monumento, oltre che nella creazione di un nuovo settore, complementare e integrato, che contiene gran parte dei servizi e delle superfici necessarie al funzionamento di un museo contemporaneo“. A tal fine la scelta è quella di non costruire un nuovo corpo di fabbrica, ma una sorta di prolungamento sotterraneo dell’edificio esistente che possa anche connettere in modo più forte il museo al parco, disegnando un nuovo accesso. In definitiva, gli interventi interni rendono visibili le innovazioni strutturali attraverso nuovi percorsi, regalando nuove possibilità di lettura del monumento stesso. Inoltre lo spazio latente del coronamento del corpo elevato centrale viene trasformato in terrazzo-belvedere (non visibile dall’esterno) per scoprire la topografia del sito di Ipiranga e la sua relazione con il principio insediativo dell’edificio e con il paesaggio. Il sistema di lucernai esistente viene delicatamente implementato, rendendolo ancora più partecipe della distribuzione della luce naturale.

Per conservare il rituale dell’ingresso attraverso il suo percorso vengono predisposti interventi “di precisione chirurgica”, prevedendo scale mobili che sbarcano direttamente nel salone centrale.

Il nuovo livello in ampliamento, realizzato al di sotto della quota esistente dando un tono geologico al cemento armato colorato in pasta che comprende anche le fondazioni, diventa una piastra di servizi centrata su una hall decisamente schiacciata, cuore dell’interazione delle funzioni pubbliche tra interno ed esterno. Questa hall è a sua volta legata visualmente all’antistante giardino da una lunga finestra orizzontale, realizzata con una trave ad andamento curvilineo di 26 metri, discreta eredità della grande lezione tra architettura e struttura di Paulo Mendes da Rocha, a filo della vasca d’acqua esterna. Oltre che dalle scale mobili, la distribuzione verticale è assicurata da un vano ascensore-montacarichi-sicurezza, che lega tutti i piani dell’edificio.

 

Molti aspetti su cui riflettere

Richiamando metodologicamente, e mutatis mutandis, un paragone, non per caso titolo della rivista “Paragone” di Roberto Longhi, con il notissimo intervento museale berlinese di David Chipperfield, sono molti gli aspetti sui quali riflettere, in particolare rispetto ai vari episodi architettonici dai quali è oggi costellata l’isola dei musei berlinese e che invece, per programmatica discrezione, H+F hanno qui evitato.

L’evidente cura e il serrato cronoprogramma con cui il progetto è stato realizzato includono l’interazione con la struttura tecnica, la direzione del museo, che nel frattempo ha provveduto al restauro di numerose opere, e la captazione delle risorse, che in Brasile avviene in larga parte grazie a una legge di stampo nordamericano che consente lo sgravio fiscale diretto per le imprese che intendono contribuire alla realizzazione d’interventi dichiarati d’interesse pubblico. A questo riguardo, l’ex governatore dello Stato di San Paolo, João Doria, è stato particolarmente coinvolgente nei confronti del tessuto produttivo di San Paolo, che rappresenta circa il 30% del PIL dell’intero Paese, forse anche in considerazione della grande visibilità che questa riapertura avrebbe garantito alla sua candidatura per l’elezione presidenziale che però ha ritirato.

Lo studio H+F ha poi vinto il concorso per il recupero del Museo nazionale di Rio de Janeiro, altro museo universitario, in questo caso distrutto dalle fiamme nel 2018. Si tratta stavolta di una sfida di altra misura, al momento il più grande cantiere al mondo tra beni culturali e museo.

Immagine di copertina: © Nelson Kon

 

 

Autore

  • Giacomo "Piraz" Pirazzoli

    Nato nel 1965, laureato in architettura a Firenze, PhD Roma-Sapienza e post-doc FAU-Universidade Mackenzie São Paulo. Dopo aver realizzato in Italia alcune architetture in collaborazione con Paolo Zermani, Fabrizio Rossi Prodi e Francesco Collotti, lavora in ambito interculturale tra musei, mostre e sostenibilità applicando le ricerche Site-Specific Museums e GreenUP - A Smart City che ha diretto, essendo dal 2000 professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Già presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, è stato consulente presso ACE-CAE (Architects Council of Europe, Bruxelles), UN-UNOPS etc. Oltre che per mezzo di progetti, opere e relative conferenze, svolge attività internazionale anche come visiting professor e vanta oltre duecento pubblicazioni. Vive tra Firenze, l’Umbria e Rio de Janeiro.

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Last modified: 18 Aprile 2023