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Francesca PetrettoWritten by: Progetti

Show, don’t tell, alla maniera di Cechov

A Berlino lo studio Grüntuch-Ernst-Architekten ha convertito un carcere in un albergo, ristorante e centro per eventi

 

BERLINO. Non tutti sanno che in Germania, oltre all’Operazione Valchiria del colonnello Stauffenberg e ai giovani del gruppo della Rosa Bianca di Sophie e Hans Scholl, diversi altri oppositori del regime nazista cercarono a più riprese di rovesciarlo, finendo sempre con l’essere imprigionati e giustiziati: fra loro le donne della Rote Kapelle furono a lungo a Berlino una vera spina nel fianco della Gestapo.

Sarebbe bello che la loro storia venisse più spesso raccontata anche fuori dalla Germania. Noi a modo nostro ci proviamo, anche perché ci è utile per introdurre un riuscito progetto di recupero e conversione attuato nel quartiere di Charlottenburg su un edificio ottocentesco che negli anni 1933-45 servì da tribunale sommario e luogo di detenzione di dissidenti politiche, donne attive nella Resistenza. Per chi intenda visitare Berlino affascinato da quelle storie, c’è la possibilità di pernottare nientemeno che nello stesso luogo in cui le loro protagoniste passarono gli ultimi giorni di vita e che oggi porta il nome di hotel Wilmina.

 

Un’oasi di pace che non dimentica il suo passato

Gli architetti Grüntuch-Ernst l’hanno incredibilmente trasformato in un’oasi di pace che non vuole tuttavia dimenticare il proprio passato. Anche per questo motivo il progetto ha vinto il prestigioso Premio tedesco per l’architettura sostenibile 2022, come ha motivato la giuria del concorso: “Per essere stato in grado di stimolare la riflessione sulla natura della comunità, sulle generazioni e sui contrasti urbani, e per aver dimostrato le possibilità ecologiche offerte dalla riprogrammazione di un patrimonio edilizio molto impegnativo, rendendolo un progetto architettonico sostenibile”.

L’insieme al civico 79 di Kantstraße, sull’asse di traffico che dallo Zoo taglia orizzontalmente Berlino Ovest in direzione Messe Nord, fu costruito nel 1896 da Adolf Bürckner e Eduard Fürstenau: occupando un grande lotto che s’estendeva in profondità fino alla parallela Pestalozzistraße, s’affacciava a sud con un tribunale in stile barocco guglielmino anteposto ai cortili nascosti che conducevano al tristo complesso del carcere femminile. L’edificio penale è rimasto in funzione fino al 1985, mentre i locali del palazzo di giustizia hanno ospitato fino al 2010 l’ufficio del catasto del distretto di Charlottenburg.

La sua trasformazione attuata da Armand Grüntuch e Almut Grüntuch-Ernst ha dato origine a tre nuovi luoghi specifici indipendenti eppure collegati: l’hotel Wilmina dov’era il carcere, il ristorante Lovis al centro del lotto e l’edificio per eventi Amtssalon nei locali dell’ex tribunale. Per fare ciò gli architetti si son dovuti cimentare non solo con il preesistente costruito, ma anche e soprattutto col suo patrimonio immateriale, conquistati dal luogo che un investitore dalle idee poco chiare li aveva invitati a visitare, decidendo di acquistarlo non appena quello si ritirava dalla trattativa per poi trasformarlo in ciò che oggi in prima persona gestiscono, architetti e imprenditori.

Un lavoro davvero complesso, giacché, come hanno dichiarato: “Si trattava d’invertire la configurazione dell’edificio, forzando uno spazio antisociale a diventarne uno molto sociale”. Si trattava, cioè, di affrontare questioni etiche, filosofiche e culturali optando per un approccio cechoviano (show, don’t tell) al progetto, lasciando a vista molte testimonianze del passato dell’edificio (porte delle celle, finestre con sbarre, atrio a tutta altezza, mattoni rossi) riuscendo nel miracolo di creare, là dove a lungo era di casa l’orrore, un luogo di pace, piacere e riflessione.

Immagine di copertina: © Francesca Petretto

 

 

Progetto di architettura: Grüntuch Ernst Architekten, Berlino (Armand Grüntuch e Almut Grüntuch-Ernst, coppia nella vita oltre che nella professione e proprietari dell’intero complesso)
Team di progetto: Florian Fels, Ulrike Gardeler, Olaf Menk, Matthias Grabe, Maike Bodenbender, Chris Leeuw, Diane Böhringer
Cliente: Wilmina GmbH
Progetto di ingegneria strutturale: GTB-Berlin Gesellschaft für Technik am Bau, StudioC Nicole Zahner
Servizi per l’edilizia: Studio Weltzer
Pianificazione paesaggistica: Marc Pouzol Atelier le balto, Christian Meyer
Posizione: Kantstraße 79, Berlino-Charlottenburg
Data di completamento: 2022
Hotel Wilmina: 44 camere di diversa metratura (dagli 11 ai 30 mq) e quattro suite al piano attico con spa, palestra e piscina coperta. Il progetto ha visto interventi minimi sul preesistente capaci di preservarne le qualità e, dove necessario, riqualificarle. Rispetto a un edificio di nuova costruzione, l’intervento ha ridotto in modo significativo le emissioni di CO2, i rifiuti da costruzione e le emissioni da trasporto. Inoltre, è stato perseguito un approccio low-tech coerente, con un uso minimo di attrezzature tecniche per la costruzione. Grüntuch Ernst Architekten si sono affidati alla massa termicamente efficace del tessuto edilizio, che consentiva la regolazione passiva delle condizioni climatiche ed hanno costruito l’estensione del tetto solamente con materiali naturali, come il legno massiccio, evitando l’uso di compositi.

 

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 15 Marzo 2023