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Francesca PetrettoWritten by: Professione e Formazione

Germania: premi tra memoria e continuità

A Daniel Libeskind il Dresden-Friedenspreis, allo studio Auer+Weber il DAM-Preis

 

Il mese di febbraio si è aperto in Germania con due novità in ambito architettonico: proprio in questi giorni ha luogo la consegna di due premi diversi per natura e ambito d’interesse, eppure piuttosto vicini per contenuti.

 

Dresden-Friedenspreis per la prima volta a un architetto

Daniel Libeskind davanti al suo Museo della storia militare dell’esercito tedesco a Dresda, 2011

È la prima volta nella storia del Premio della pace di Dresda che la scelta della giuria cade su un architetto, uno dei più famosi dell’ultima generazione. Daniel Libeskind (Łódź, 1946) porta a casa un riconoscimento di grande valore simbolico, più che economico, assegnato in passato a importanti nomi di donne e uomini che hanno operato ovunque nel mondo per la pace: dal nostro Domenico Lucano, ex sindaco di Riace (2017) al direttore d’orchestra e pianista Daniel Barenboim (2011), dalla «napalm-girl» Kim Phuc Phan Thi (2019), che ricordiamo bambina protagonista di un celeberrimo, drammatico scatto della guerra in Vietnam, al grandissimo Michail Gorbaciov (2010).

Il Premio, che viene viene assegnato per la 14° volta nel meraviglioso proto-teatro dell’opera disegnato da Gottfried Semper, è sponsorizzato dalla Fondazione Klaus Tschira, organizzazione no profit che ha sede a Heidelberg, e organizzato dall’associazione Friends of Dresden-Deutschland, costola europea della grande sede centrale newyorchese che ha finanziato in città la ricostruzione della Frauenkirche e della nuova Sinagoga.

Architetto polacco naturalizzato americano, Libeskind viene premiato soprattutto per essere stato in grado più volte nella sua carriera di dare voce a un’«architettura della memoria», come nella motivazione della giuria: «Come quasi nessun altro è stato capace di creare negli ultimi decenni una cornice architettonica appropriata al ricordo delle vittime della Shoah, della guerra e del terrore». L’approccio di Libeskind non lascia mai spazio a ignoranza e relativizzazioni della storia: è l’architettura stessa, la sua forma a stabilire, decisa, la direzione del ricordo, come ben si vede in alcune fra le più famose delle sue opere: il Museo Ebraico a Berlino (1999), il Memoriale dell’11.09 a New York (2014), l’Imperial War Museum a Manchester (2001), il Memoriale dell’Olocausto ad Amsterdam (2021), il Museo di Storia militare a Dresda (2011). «Quando tutto sembra finito – ha dichiarato la giuria del premio – che si tratti di una guerra, un genocidio o un attacco terroristico, il ricordo rimane e il modo in cui ricordiamo potrebbe determinare se tutto questo accadrà di nuovo. Perciò abbiamo bisogno di luoghi di ricordo e di ammonimento. E dovrebbero essere come quelli progettati da Libeskind: imperdibili».

La memoria è un esercizio del ricordo con funzione proattiva: la si coltiva non come strumento fine a se stesso ma con lo scopo di poter influenzare positivamente l’andamento del futuro, evitando di commettere nuovamente gli sbagli del passato. Ma se invece di rompere con esso volessimo rivalorizzarne non gli errori ma alcuni, pochi meriti, o le rare doti nel senso della continuità? Parliamo di edifici che hanno una storia ovvero che l’hanno sperimentata con le proprie, talvolta mutate, certamente invecchiate membra: conservare la loro memoria significa mantenerla in vita a dispetto degli acciacchi del tempo, magari per svilupparla in nuovi corpi, viva per l’appunto e non cimelio di se stessa.

 

Il Premio DAM per l’architettura tedesca a Auer+Weber che lavorano su loro stessi

L’edizione 2023 del riconoscimento promosso dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte sul Meno è andata allo studio Auer+Weber (con doppia sede a Stoccarda e Monaco di Baviera) per il progetto di ampliamento dell’ufficio distrettuale di Starnberg: a detta della stampa di settore «il più bello della Baviera». La giuria di dodici membri è rimasta colpita dalla capacità degli architetti di riflettere su un proprio preesistente lavoro, reinterpretandolo e continuando a scriverlo seguendo le regole di un linguaggio altresì contemporaneo. Proprio così: un’architettura che commemora se stessa spingendosi oltre, proiettandosi in un ancor più roseo (si spera) futuro.

Nel 1982 furono proprio Fritz Auer e Carlo Weber a vincere il concorso per la costruzione dell’ufficio distrettuale di Starnberg, sull’omonimo lago a sud di Monaco. Costruirono lasciandosi ispirare dal lontano Giappone, in particolare, dall’armoniosa architettura della Villa di Katsura (XVII secolo), vice palazzo imperiale a Kyoto: la distribuzione orizzontale delle masse edilizie e lo sfalsamento delle strutture, l’organizzazione su due piani con verande a quello superiore, gli aggetti dei tetti dolcemente inclinati sembrarono le forme più adatte al sito di progetto. Perché non ripeterle oggi ampliando il corpo di fabbrica con quattro nuove ali e seguendo la medesima griglia modulare di allora? È soprattutto il principio della continuità in architettura a essere stato premiato dalla giuria del DAM: «Auer+Weber si sono confrontati con il proprio lavoro, l’hanno guardato da vicino e hanno pensato al futuro – ha dichiarato la giurata Uta Winterhager – esattamente ciò di cui abbiamo bisogno oggi: un’architettura che prende sul serio l’ieri, comprende l’oggi e pensa chiaramente al domani».

In questa 15ª edizione del Premio la giuria ha scremato, come ogni anno, dai 100 partecipanti una prima shortlist di 23 casi esemplari, riducendola infine alla top 5 dei finalisti: oltre ai vincitori, LRO Lederer-Ragnarsdóttir-Oei (Stoccarda) per il nuovo Volkstheater di Monaco di Baviera; AllmannWappner (Monaco) per il tunnel della metropolitana leggera di Karlsruhe; Hütten & Paläste (Berlino) per l’edificio residenziale/commerciale Scheune Prädikow a Prötzel; Element–A Heidelberg + hiendl_schineis (Passau/Augsburg) per la sede nazionale del Club alpino tedesco (DAV) a Monaco. L’edizione 2023 ha messo in evidenza che il dibattito sull’importanza dello spazio pubblico si sta ampliando, che si stanno facendo più esperimenti con forme abitative flessibili e che l’attenzione oggi si concentra soprattutto sulla conversione degli edifici preesistenti e, naturalmente, sulla loro sostenibilità.

Immagine di copertina: Auer+Weber, Landratsamt Starnberg, esterno (foto di Aldo Amoretti)

 

 

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 15 Febbraio 2023