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Written by: Patrimonio

Firenze, il Battistero sempre più splendente

Dopo gli interventi su esterni e pareti interne, partono i restauri dei mosaici della cupola (con un ponteggio a fungo)

 

FIRENZE. Curati dallo staff tecnico di Opera di Santa Maria del Fiore (OPA) diretto dall’architetto Samuele Caciagli, giungono a una nuova fase i lavori di restauro del Battistero, che con il suo caratteristico rivestimento in marmo bianco di Carrara e serpentino verde di Prato, già terminato all’inizio del XII secolo, costituisce insieme alla Basilica di San Miniato il più significativo esempio di Romanico fiorentino.

 

La manutenzione degli esterni e delle pareti interne

Dopo un anno e nove mesi di lavori, l’intervento manutentivo sugli esterni era terminato nell’autunno 2015, per poi concentrarsi da fine 2017 a luglio 2022 sulle pareti interne con gli ovvi rallentamenti causati dalla pandemia. Finanziato da OPA con 2,6 milioni e un contributo di 100.000 euro della Fondazione no profit Friends of Florence per l’intervento sulla scarsella, il restauro delle pareti è stato progettato e diretto da Beatrice Agostini, architetta responsabile dell’ufficio restauri OPA, con alta sorveglianza della Soprintendenza e collaborazione per le indagini diagnostiche di università italiane e laboratori specialistici.

Gli interventi non si sono limitati ai preziosi apparati decorativi in marmi pregiati e ai mosaici a fondo oro risalenti ai primi decenni del Trecento, ma si sono estesi al consolidamento architettonico strutturale e al quattrocentesco monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII, realizzato da Donatello e Michelozzo. Di grande interesse le scoperte. «Il restauro ha evidenziato aspetti tecnici di assoluta originalità, come la tessitura in micro mosaico (con tessere anche di soli 1 mm x 1 mm) dell’area della scarsella, dove si trovano le lavorazioni di maggiore pregio in quanto sede dell’altare, e l’inserimento di materiali come pasta vitrea e corallo», afferma Agostini. «Tutto ciò ci pone peraltro nuovi interrogativi sulla storia di un edificio di cui tuttora non conosciamo le fasi fondative. I mosaici della cupola, su cui presto inizieremo le fasi diagnostiche, potranno forse aiutarci a capire meglio non solo questa controversa datazione, ma anche la provenienza delle tessere. La tradizione ha sempre parlato di un’origine veneziana di materiali e maestranze, ma la presenza del corallo potrebbe suggerire una provenienza diversa, forse tirrenica. Il suo stesso utilizzo – a rametti o in sezioni che vanno a formare delle microscopiche tessere circolari o a goccia – a oggi non risulta presente altrove nell’arte musiva. Tantomeno a Venezia».

 

La cupola dorata, prossima tappa

Realizzato

nel corso di circa 70 anni a partire dal 1240 anche grazie alla sponsorship della ricca e potente Arte di Calimala che sovrintendeva al Battistero, lo straordinario mantello dorato della volta presenta caratteristiche di assoluta eccezionalità. Coppo di Marcovaldo e Cimabue sono forse i maestri più celebri che hanno collaborato al vasto ciclo figurativo, che dal Giudizio universale con il grande Cristo benedicente in corrispondenza della scarsella distribuisce su quattro registri le storie della Genesi, di Giuseppe Ebreo, di Gesù Cristo e ovviamente di San Giovanni battista, patrono della città cui il Battistero (tra i pochissimi edifici superstiti della biografia dantesca) è dedicato.

Come ha precisato Agostini, «Si tratta di una superficie voltata di 1.039 metri quadrati per la quale sono stati utilizzati 10 milioni di tessere, dal micromosaico a quelle più grandi, con una media di 7 mm per lato. Svariati i materiali utilizzati che comprendono, oltre al vetro e alla lamina dorata, smalto, terracotta, pietra calcarea e specchi». Un mantello che risulta pesantemente impolverato, dato che l’ultimo restauro è stato realizzato tra 1898 e 1907 da Edoardo Marchionni con l’Opificio delle pietre dure. Il soprintendente peraltro ovviò, reintegrando con la tecnica del mosaico circa 130 mq di superficie, agli impropri interventi eseguiti circa 80 anni prima con placche metalliche e campiture pittoriche dal noto pittore (ma non mosaicista) Luigi Ademollo.

Per il nuovo intervento, la cui durata è stimata in circa 6 anni, OPA ha stanziato 10 milioni interamente autofinanziati, affidando l’esecuzione al Centro di conservazione archeologica (CCA) di Roma, cui si devono analoghi importanti interventi.

Altre caratteristiche di eccezionalità riguardano il cantiere, progettato da Caciagli e realizzato da Tecno System Appalti e Layher spa: 8.150 elementi, 31,5 metri di altezza, superficie massima di calpestio nella parte superiore di 618 mq a fronte di una superficie occupata a terra di soli 63 mq definiscono un’imponente e innovativa struttura “a fungo” che, oltre a contenere un percorso in quota a uso esclusivo dei visitatori, consente a terra la prosecuzione del culto e della fruizione turistica. Senza appesantire eccessivamente un edificio tanto antico da avere motivato la secolare leggenda, oggi in parte rivalutata, di un tempio di Marte riutilizzato.

Immagine di copertina: fase della costruzione del cantiere di restauro dei mosaici della cupola del Battistero di Firenze (© Francesco degli innocenti – Studio Fotografico FDI)

 

Autore

  • Elena Franzoia

    Laureata a Firenze in Progettazione architettonica con Adolfo Natalini, giornalista pubblicista dal 2005, ha affiancato per alcuni anni la pratica professionale di architetto alla comunicazione nei media di settore, in seguito divenuta core business della sua attività. Si è anche occupata dell'organizzazione di eventi legati al rapporto tra video, arte e architettura (Videopolis a Padova). Venezia è stata per alcuni anni sede privilegiata della sua attività, anche grazie alla collaborazione in ambito istituzionale e culturale con la Regione Veneto. Dopo il ritorno a Firenze, nel 2017 ha conseguito l'abilitazione di guida turistica nazionale e collabora con importanti istituzioni e manifestazioni fiorentine, tra cui la Biennale internazionale dell’antiquariato

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Last modified: 15 Febbraio 2023