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Saveria Olga Murielle BoulangerWritten by: Progetti

Il MUBA di Bologna, la fabbrica dei bambini

Al gruppo guidato da Aut Aut Architettura il concorso per il museo che s’inserirà nella riqualificazione del Pilastro guardando all’esperienza di Reggio Children

 

BOLOGNA. Pubblicato nell’ottobre 2022, il concorso di progettazione per il Museo dei bambini e delle bambine di Bologna (MUBA) si è concluso a gennaio con la vittoria del raggruppamento guidato dal giovane studio romano Aut Aut Architettura.

Il progetto prevede la costruzione di una “fabbrica di esperienze e di sapere” e ne ripropone la sagoma a shed e un’articolazione di spazi che si rifà all’esperienza di Reggio Children, con i bambini “produttori di conoscenza”. Da qui l’approccio formale al museo, che nei render di progetto richiama le forme di un altro luogo bolognese: l’Opificio Golinelli. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, il MUBA si costruirà ex novo. Il parallelismo è però evidente: due edifici di forme simili, entrambi “fabbriche” della conoscenza destinate ai giovani. L’origine del primo risaliva alla riqualificazione di un’ex area industriale (le ex fonderie Sabiem) e alla missione di Marino Golinelli per la città. Quest’ultimo, invece, prevede la costruzione di un edificio nuovo in un’altra area urbana sottoutilizzata, la “spina centrale” verde del Pilastro, rione noto alle cronache nazionali passate, su iniziativa del Comune, con l’obiettivo di riqualificare la zona attraverso l’inserimento di funzioni culturali destinate alla collettività, con uno sguardo anche alla scala nazionale.

 

La riqualificazione del Pilastro

Il MUBA dovrà dunque essere luogo di ricucitura urbana e sociale, al fine di sostenere il comparto in una nuova, già avviata, centralità. Il Pilastro, infatti, è teatro di molteplici trasformazioni, come previsto dai più recenti piani urbanistici: dal PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), che prevede l’installazione di una nuova linea di tram per collegare più velocemente l’area al centro città, al nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale) e al progetto Impronta Verde, che include il rione tra sei nuovi parchi urbani. A questi si devono poi aggiungere quelli europei come GECO e GRETA su comunità e cittadinanze energetiche, nonché le iniziative delle associazioni locali, della Biblioteca Luigi Spina e della Casa Gialla dove la Fondazione per l’innovazione urbana ha condotto un percorso partecipato, a supporto del concorso, per individuare con i bambini del quartiere le funzioni che il MUBA ospiterà.

Il Pilastro nasce negli anni sessanta da un piano urbanistico firmato dagli architetti Glauco Gresleri, Giorgio Trebbi e Francesco Santini con l’ingegnere Giorgio Brighetti, su richiesta dell’allora Istituto Autonomo Case Popolari di Bologna (IACP). Il piano prevedeva un vero e proprio nuovo pezzo di città che, alle funzioni residenziali, doveva associare diversi servizi con ampie dotazioni di verde. Nel tempo, il progetto ha subito diverse modifiche e i cantieri si sono concentrati prevalentemente sugli edifici residenziali, tralasciando in parte i servizi, con l’insorgere di diverse problematiche sociali. Tuttavia, l’attuale fermento culturale e sociale di cittadini e associazioni sta contribuendo a una nuova immagine positiva di un’area ricca d’iniziative ed eventi, in un contesto verde e innovativo.

 

Il progetto vincitore

Il progetto proposto da Aut Aut Architettura e dalle imprese associate dedaLegno (strutture) e Equiwatt (impianti) s’inserisce in maniera organica nelle iniziative esistenti: in particolare, rispetto alle attività della Biblioteca Luigi Spina e della Casa Gialla. Rispetto a questi, il MUBA sorgerà in una posizione frontale, definendo un grande parco giochi e un ampio viale al centro. Ai lati del nuovo edificio troveranno posto l’orto didattico con la casa delle farfalle e un giardino sensoriale. Il piano terra ospiterà diversi spazi dedicati ad attività laboratoriali e di connessione con il pubblico, come la “Stanza dei sensi” per i più piccoli, il laboratorio di cucina, la caffetteria, il ristorante e uno spazio tribuna. Il primo piano sarà invece prevalentemente destinato al museo vero e proprio, in un assetto flessibile e fluido: un’alternanza di spazi aperti, divisibili da pareti a scomparsa, ospiterà la mostra in una logica pro-attiva. Le tre aree tematiche (Memoria, Città e Spazio) saranno infatti associate ad altrettante zone atelier dedicate. Infine, la copertura ospiterà un ampio giardino olfattivo.

Il progetto unisce una forte iconicità formale a una certa attenzione verso la sostenibilità e la flessibilità, grazie alla scelta costruttiva che abbina la tecnologia del legno XLAM a una struttura portante in travi e pilastri di acciaio. Strategie di tipo passivo completano il progetto: isolamento dell’involucro, schermature solari e la presenza del tetto verde, che garantisce al contempo un miglior comportamento termico (sia invernale che estivo) e un supporto alla gestione delle acque piovane.

 

Quesiti aperti

Che spazio avranno i temi dell’inclusione sociale, dell’associazionismo e della diversità nella gestione del MUBA?L’architettura

proposta si renderà motrice di accessibilità, tenendo per esempio in considerazione aspetti materici che possano diventare, per esempio, sensoriali per far fronte alle diverse disabilità, temporanee e permanenti? E, infine, l’architettura proposta valorizzerà la grande ricchezza culturale dell’area? È possibile che questi aspetti siano gestiti a livello di programmazione delle attività, ma sarebbe interessante capire come l’architettura stessa possa diventarne promotrice.

Monitoreremo dunque il progetto, insieme agli altri concorsi che modificheranno sostanzialmente il volto di Bologna. Primo tra tutti, quello recentemente lanciato dall’Agenzia del Demanio con fondi del Ministero di Giustizia per il Parco omonimo che, insistendo a sud della città sull’area ex STA.VE.CO, riavvicinerà colline e centro storico. Bologna si conferma un interessante cantiere in trasformazione.

Immagine di copertina: © Aut Aut Architettura

 

 

Autore

  • Saveria Olga Murielle Boulanger

    Nata in Francia, si laurea in Architettura nel 2012 (Università di Ferrara). È ricercatrice presso l’Università di Bologna, dove consegue il dottorato di ricerca in Tecnologia dell’Architettura. Si occupa di strategie innovative per la rigenerazione urbana nell'ambiente costruito esistente, Smart City, progettazione bioclimatica e approcci partecipati. È Certified Professional in Low Carbon Transition.

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Last modified: 8 Febbraio 2023