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Silvia MazzaWritten by: Progetti

Museo archeologico di Fasano, catabasi nel mare della storia

Museo archeologico di Fasano, catabasi nel mare della storia

Acqua, fondali marini, nuova illuminazione e valorizzazione dei depositi per il riallestimento del “Giuseppe Andreassi”

 

FASANO (BRINDISI). Una “catabasi” nel mare della Storia. Esempio di come un allestimento possa rivestire di una nuova e forte personalità museale un edificio che portava tutti i segni dell’invecchiamento dagli anni settanta in cui fu concepito, non più al passo con le moderne soluzioni museografiche.

Perno del nuovo allestimento del Museo archeologico “Giuseppe Andreassi” è la sezione “Egnazia e il mare” al piano interrato, inaugurata il 21 novembre scorso.

L’impiego di strumenti multimediali rende “acquatico” il pavimento, “sponde” le pareti e anima dei riflessi mobili di vetrine e reperti il soffitto. L’allestimento multimediale (Studio Azzurro, HGV Italia) si fa così complice di quello scientifico, facendo assumere al percorso un significato quasi iniziatico-simbolico, di una discesa catartica, appunto. Più che approssimarsi, sembra proprio di scorrere, trasportati dal flusso, verso gli oggetti esposti. Una studiata prossemica consente al visitatore varie distanze di godimento dai reperti, in un calibrato rapporto fra l’insieme e il dettaglio. Puro godimento estetico, una studiata strategia luministica cerca effetti di contrasto dall’accostamento dei colori complementari blu/arancio: il blu dei fondali ricreati, l’arancio della luce calda che riporta in vita i reperti.

Ritornano vagamente alla mente i caleidoscopici fondali marini ricreati con installazioni multimediali (ma giusto il tempo dell’esposizione temporanea) alla mostra archeologica “Terracqueo”, al Palazzo Reale di Palermo, a cura della Fondazione Federico II, tra il 2020 e il 2021.

 

Un restyling esteso al Parco archeologico di Egnazia

Oltre alla nuova sezione, gli interventi, durati due anni, attenti agli aspetti della sostenibilità e dell’impatto ambientale, hanno riguardato non solo il museo, ma anche il Parco archeologico di Egnazia, grazie a 5 milioni di Fondi PON Cultura e Sviluppo FESR 2014/2020 (aggiudicati a un’ATI, con Cobar spa mandataria). Un progetto tutto interno: oltre al direttore Fabio Galeandro, che è responsabile unico del procedimento, i progettisti Francesco Longobardi e Angela Ciancio sono della Direzione regionale Musei Puglia, a cui il museo afferisce.

Completamente ridisegnato l’aspetto esterno dell’edificio, sottolineato nelle ore notturne da un’illuminazione dedicata. “L’area è stata riconfigurata in termini di ecocompatibilità e sostenibilità”, ci spiega Galeandro. “Si è cercato di mitigare e trasformare i difetti di una struttura architettonica non facilissima in punti di forza. Le aree asfaltate prospicienti il museo sono state liberate dai materiali bituminosi e rivestite con terre solide; precedentemente adibite a parcheggio, sono state riconfigurate come aree aperte di pertinenza del museo utilizzabili in diversi modi (eventi all’aperto, proiezioni, ecc.) e le aree parcheggio sono state allontanate dalla struttura museale in una misura che fosse funzionale all’immediato raggiungimento del museo e del parco, ma non impattante sul complesso”.

All’interno, oltre al piano interrato interessato dalle maggiori modifiche, il piano terra ha visto un restyling delle aree dedicate alla collezione che copre 30 secoli di storia, dall’età del bronzo al medioevo, ordinata secondo un percorso cronologico e divisa in sezioni diversificate cromaticamente, oltre alla realizzazione di una sala multimediale e il rifacimento dei servizi, anche per disabili e con bagni specificamente rivolti alle famiglie (bagni family). Uffici, una biblioteca e una sala didattica completano l’allestimento.

 

I depositi, luoghi dell’ampliamento dell’offerta museale

In linea con la particolare attenzione riservata dalla Direzione Musei ai depositi, volta a convertire la comune percezione di luoghi di sottrazione in quella di luoghi dell’ampliamento dell’offerta museale, dove il museo racconta le sue funzioni e la sua storia, i nuovi depositi sono stati organizzati anche in funzione di un’eventuale visita. L’utilizzo di armadi compattatori ha permesso di ridurre considerevolmente gli spazi, a vantaggio della nuova sezione interrata.

Tali spazi sono dotati di un sistema gestionale tag-RFID, tecnologia di rintracciabilità utilizzata nella logistica, e Il direttore ci spiega come essa sia stata applicata nel contesto di un deposito: “Ogni reperto singolo o cassetta di materiale archeologico viene fornito di un tag che, letto dal lettore RFID, fornisce immediate informazioni, senza bisogno di scriverle su supporti più o meno deperibili o sulle cassette. Inoltre l’integrazione con il software consente di gestire al meglio, anche fuori dai depositi, tutte le informazioni relative ai reperti. Si ha dunque immediatezza nel controllo e nella localizzazione del reperto, diminuzione dei tempi di gestione di dati e aumento della qualità degli stessi ed eventualmente anche informazioni sulla movimentazione. Il sistema è presente nelle normative per la catalogazione dei beni culturali dell’Istituto Centrale per la Catalogazione e la Documentazione, che prevedono i dati relativi al tag (codice identificativo, data di apposizione, note) nella versione aggiornata dei tracciati per la catalogazione”.

Ma non è l’unica novità. “Questo intervento”, osserva Galeandro, “è stato anche una palestra in cui sperimentare l’utilizzo di nuove metodologie, come ad esempio l’impiego degli olii essenziali per le attività di restauro conservativo che hanno interessato alcune tombe ipogee a camera e semi-camera del Parco archeologico, caratterizzate dalla presenza di intonaci decorati con tecnica ad affresco”.

 

Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 29 Gennaio 2023