I progetti fantastici dell’ingegnere e architetto piemontese tengono banco nella mostra presso la Pinacoteca Albertina
TORINO. Torino neoclassica e sede accademica, tra Rivoluzione e Restaurazione: non è facile distillare da questo tema un’esposizione accattivante, ma è quanto hanno fatto con vivacità d’invenzioni, oltre che con iniziative collaterali che vale la pena menzionare, i curatori della mostra aperta il 28 ottobre alla Pinacoteca Albertina.
La mostra costruisce una relazione solida tra le arti del disegno: opere di pittura e scultura, bozzetti, disegni dal vero, paesaggi, calchi dall’antico sono chiamati a raccolta per raccontare che cos’è un’Accademia tra fine Settecento e gli anni quaranta del secolo successivo. Tuttavia, è chiaro che per un pubblico di architetti il piatto forte è costituito dai fantastici disegni del giovane e ambiziosissimo Alessandro Antonelli (1798-1888).
Partito per Roma dopo avere vinto la borsa di studio dell’Accademia torinese grazie a un progetto (ancora un po’ ingessato) di biblioteca, Alessandro tornava, scatenato, sei anni dopo, e come saggio finale del suo periodo di pensionato proponeva di spianare mezza piazza Castello. Tra i disegni in mostra, i più perfezionati sono quelli che raccontano questo grandioso e irrealizzabile progetto: entusiasmanti per i contenuti, la cura dei dettagli, lo stato di conservazione e, non ultimo, per la possibilità di osservazione ravvicinata, offerta dall’allestimento a parete.
Come contorno, i saggi antiquari di Luigi Canina, il progetto di chiesa di Carlo Sada e alcune anticipazioni architettoniche settecentesche (gli evanescenti schizzi di Lorenzo Pécheux; i progetti per i Carignano di Filippo Castelli) non sfigurano, anche se per qualità e invenzione non c’è confronto: tutti guardano al maestro di Maggiora molto da lontano.
L’intera Accademia si è mobilitata per accompagnare l’esposizione: si possono incontrare allievi che disegnano dal vivo nelle sale, rievocazioni in costume (le prossime, il 26 dicembre e 6 gennaio), modelli di scenografie. Piuttosto divertenti sono i montaggi video e le riprese con i droni delle due sale antonelliane realizzati nell’ambito dei laboratori didattici della scuola: ben riuscita è la sequenza dedicata al tempio della Gran Madre di Dio, architettura di Ferdinando Bonsignore messa in diretta relazione con i disegni antonelliani per il tempio di Giove Ultore.
Non ci si può aspettare che il panorama qui tratteggiato, un po’ schiacciato sul termine “Neoclassicismi”, possieda la complessità a tutto tondo dell’indimenticata mostra sulla “Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna” (1980), a cura di Marco Rosci ed Enrico Castelnuovo, che trattava degli stessi anni. Ma non era questo l’obiettivo. La messa a fuoco su uno stile e la rievocazione del milieu accademico torinese riescono efficaci e si giovano sia delle eccellenti collezioni dell’Accademia Albertina, sia di alcuni prestiti significativi, come le quattro vedute di Torino di Luigi Vacca.
Immagine di copertina: il progetto di Antonelli per piazza Castello
«Neoclassicismi a Torino»
Pinacoteca Albertina, via Accademia Albertina 8, Torino
28 ottobre 2022 – 25 giugno 2023
Tutti i giorni escluso il mercoledì dalle 10 alle 18
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disegno , mostre , neoclassicismo , torino
Last modified: 21 Dicembre 2022