Dopo tre giornate di studio sulla storica villa cinquecentesca, il punto sul restauro e sul suo futuro, in vista del Giubileo 2025
ROMA. Una villa rinascimentale cinquecentesca, stravolgenti cambi di destinazione, sventramenti urbanistici, abbandoni, nuove acquisizioni e concessioni: sono queste le principali tappe del complesso Silvestri Rivaldi, nel cuore della Roma archeologica.
Dal 5 al 7 dicembre, presso Palazzo Poli, la Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali (DGERIC) del Ministero della Cultura ha organizzato il convegno “Una fiorita e vaga primavera. Studi e ricerche su Villa Silvestri Rivaldi”. Per fare il punto sullo stato dell’arte sono intervenuti addetti ai lavori e studiosi che, a vario titolo, si sono occupati di queste prime fasi di recupero del complesso di proprietà degli Istituti di Santa Maria in Aquiro (ISMA): dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma alla DGERIC, la Sovrintendenza Capitolina, il CNR, con i contributi di restauratori, docenti e studenti dell’Istituto centrale del restauro e delle Università La Sapienza e Roma Tre.
Storia di un complesso (non solo) rinascimentale
Eurialo Silvestri de Cingoli, cameriere segreto di papa Paolo III Farnese, nel 1542 acquista una “domuncula con discoperto e orto e un’annessa vigna”. La domus è ingrandita, probabilmente, da Antonio Sangallo il giovane. Nel 1556 il naturalista Ulisse Aldrovandi descrive la finezza delle decorazioni interne nel suo Le antichità della città di Roma; le parole del bolognese sembrano tratteggiare la Sala delle divinità. Il ciclo pittorico, scandito verticalmente da un ordine architettonico su plinti che inquadra nicchie prospettiche e le aperture del palazzo, si suddivide in tre registri, con il fregio superiore separato dagli altri due da una fascia con festoni di fiori, frutta e putti. Tra il 1577 e il 1660 alti prelati e nobili abitano il palazzo fin quando, a fine Seicento, il complesso diventa un convento, destinazione che mantiene fino al 1872. A inizio Novecento ospita un conservatorio, trasformatosi prima in una scuola poi in un convitto femminile. È proprio in questo periodo che subisce una consistente mutilazione dovuta all’apertura di via dell’Impero; perseguendo l’idea secondo cui “i monumenti millenari della nostra storia devono giganteggiare nella necessaria solitudine”, il governo fascista sbanca l’antico colle Velia. I 2.500 mq circa degli attuali giardini sono solo la metà delle pertinenze esterne che, in precedenza, si estendevano fino al Templum Pacis (la basilica di Massenzio) e al Colosseo. Dopo l’acquisto della proprietà da parte di ISMA nel 1975 e la fase di “Convento occupato” degli anni settanta-ottanta, a partire dagli anni Duemila sono stati effettuati interventi di scavo archeologico e restauri finalizzati a garantirne l’agibilità.
Vincoli e interistituzionalità: tutelare per programmare il futuro del patrimonio
Il 14 dicembre 1949 il Ministero della Pubblica istruzione dichiara Palazzo Rivaldi sito d’interesse storico artistico, ai sensi della legge 1089/1939, con tutte le sue decorazioni interne ed esterne. Il 22 giugno 1991 il Ministero per i Beni culturali estende il vincolo all’intero complesso di Villa Silvestri Rivaldi – circa 4.500 mq coperti – comprese le sistemazioni a verde. La presa di coscienza dell’importanza del complesso, dovuta anche alla particolare posizione urbana, ha permesso di avviare un’importante fase di riappropriazione materiale e culturale da parte delle istituzioni.
Tra maggio 2018 e dicembre 2021, a seguito di un accordo preliminare sottoscritto tra MiBAC, ISMA e Agenzia del Demanio, il complesso è stato consegnato alla DGERIC che ha avviato al suo interno cantieri-scuola, attività di estrema importanza per indagare il sito. Gli esiti positivi di questa fase hanno portato anche all’Accordo di valorizzazione tra il MiC e la Regione Lazio, stipulato il 15 ottobre 2021. Secondo l’articolo 5 dell’accordo le parti si prefissano l’obiettivo di acquisire, entro sei mesi dalla sottoscrizione (o dalla disponibilità delle risorse necessarie, pari a 25 milioni), il complesso immobiliare, “facendone un polo culturale di eccellenza” (articolo 4).
Restauri e valorizzazione: intervenire per progettare il futuro del patrimonio
L’approccio istituzionale della DGERIC ha permesso cantieri-scuola interdisciplinari in grado di definire le linee guida del progetto di restauro, affiancato a rilievi topografici e fotogrammetrici saggi stratigrafici ed elaborazione di modelli BIM. Si tratta d’importanti interventi preliminari, ai quali ne dovrebbero seguire altri; sono 40 i milioni totali stimati per il restauro degli immobili.
Il Giubileo del 2025 è la data fissata per la riapertura del complesso, “sede più idonea per dimensioni, per bellezza e per posizione per ospitare la collezione Torlonia, la meravigliosa serie di marmi antichi che purtroppo non è stata visibile per decenni” (Dario Franceschini, ministro MiBAC, ottobre 2021). Proprio la famosa collezione sembrerebbe essere la miglior candidata per “riempire” questo contenitore culturale, ferma restando la sottoscrizione di un nuovo accordo tra il Ministero e gli eredi Torlonia. La scelta s’inserirebbe nel solco già tracciato da forme di dialogo e collaborazione tra pubblico e privato non nuove al panorama nazionale – come le esposizioni decennali di collezioni private nelle sale del vicino Palazzo Clementino – e, tuttavia, non prive di numerosi rischi e qualche dubbio.
Che queste “sala e camere così vagamente dipinte e adorne, che pare in una fiorita e vaga primavera” del complesso Silvestri Rivaldi possano veramente sbocciare in una nuova, florida, stagione, dando nuova linfa culturale al cuore archeologico dell’Urbe.
Immagine di copertina: particolare del ciclo pittorico della Sala delle divinità di villa Silvestri Rivaldi (© DGERIC)
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Last modified: 20 Dicembre 2022