Per l’ex ospedale Sant’Agostino Carlo Ratti Associati e Italo Rota hanno presentato il polo culturale che entro il 2027 dovrebbe concludere un progetto avviato nel 2010 con Gae Aulenti
MODENA. Il 6 dicembre Fondazione di Modena, Comune e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia hanno presentato il progetto di restauro e allestimento di “Ago – Fabbriche culturali”, un mastodontico intervento che alla fine, ha spiegato il presidente della Fondazione Paolo Cavicchioli, costerà circa 60 milioni (esclusa la futura gestione) investiti dalla struttura ex bancaria e sarà pronto per il 2026-27.
Della trasformazione in polo culturale del contemporaneo con le attività espositive di Fondazione Modena Arti Visive, Museo della figurina nel nuovo allestimento digitale, un auditorium, il teatro e musei anatomici universitari, spazi comuni e ristorativi, si occupano CRA-Carlo Ratti Associati insieme a Italo Rota e allo Studio Associato Architetti Doglioni e Daminato di Feltre (Belluno). Spiegano i progettisti: “Molteplici saranno le funzioni di AGO: dal mettere in campo progetti di digitalizzazione e applicazione dell’intelligenza artificiale al campo culturale, a progetti e sperimentazioni su apprendimento, education e formazione, fino alle mostre di arti visive, anche nel contesto delle media arts come spazio di dialogo tra sapere scientifico e sapere umanistico”.
Da un anno è attivo nel settecentesco ex ospedale Sant’Agostino un cantiere che per tutto il 2023 ancora restaurerà i primi 10.000 mq della struttura (circa 25 milioni il costo di questa tranche) cui seguirà subito dopo un secondo cantiere dal costo simile per le medesime metrature che completerà i 22.000 mq di quello che dovrebbe divenire uno dei poli culturali principali in Italia, con i vicini ex ospedale Estense e Palazzo dei Musei in grado di rivoluzionare l’accesso ovest al centro storico di Modena, come hanno ricordato appunto il presidente Cavicchioli, il rettore Carlo Porro e il sindaco Gian Carlo Muzzarelli.
Alla presentazione i progettisti hanno illustrato attraverso alcuni rendering (progetti e disegni ancora non se ne sono visti) quel che diverrà l’ex nosocomio voluto come “Grande spedale degli infermi” tra il 1753 e il 1758 dall’allora duca Francesco III d’Este, cui seguì un grosso ampliamento nel 1772. “L’intervento”, hanno spiegato CRA e Rota, “punta a riattivare un sito storico molto articolato, seguendo le orme del progetto di recupero di Gae Aulenti. Centro del percorso di visita che si estende su un’area di oltre 22.000 mq, è una nuova piazza a triangolo racchiusa tra le aree storiche dell’ex complesso, la quale presenterà una spettacolare copertura cinetica realizzata in collaborazione con l’ingegnere e artista americano Chuck Hoberman, maggiore esperto mondiale di strutture dinamiche, già al lavoro per la NASA. Hoberman e CRA hanno disegnato una leggerissima struttura pieghevole e trasparente: un “origami” capace di aprirsi e chiudersi in maniera armonica, trasformando in piazza e area di ritrovo un luogo a lungo dimenticato”. In conclusione, “Il progetto darà vita a una serie di stanze flessibili e riconfigurabili, capaci di ospitare le differenti funzioni di AGO. Dopo un grande foyer comune a doppia altezza, il cammino si snoderà attraverso i corridori delle “tenaglie”, restaurati per ripristinarne la monumentalità originaria con volte a botte e a crociera. Entrando nel cuore dell’isolato, attraverso la corte del Museo anatomico si arriverà alla Corte del camino e al sistema di edifici non monumentali restituiti presto alla città. Da qui, grazie a un’altra installazione cinetica, si arriverà alla nuova terrazza: un “giardino” sospeso sopra i tetti di AGO e su Modena”.
Un progetto infinito, tra cambiamenti e colpi di scena
Da ricordare, però, i numerosi cambiamenti, e colpi di scena anche giudiziari, intercorsi negli ultimi 15 anni intorno a un progetto che tanti non esitano a definire “infinito”. Nel 2010 il raggruppamento temporaneo d’imprese Consorzio Leonardo, composto dalla capogruppo Ingegneri Riuniti spa di Modena con Gae Aulenti Architetti Associati di Milano e Studio Associato Architetti Doglioni e Daminato, si aggiudicò la progettazione della riqualificazione edilizia dell’ex ospedale dopo l’analisi dei candidati effettuata da un gruppo di qualificati esperti.
Leonardo propose in linea di massima di collocare nella parte monumentale dell’edificio alle “tenaglie” un ampio polo bibliotecario con la statale Biblioteca Estense e Universitaria e la comunale biblioteca Poletti, con le rispettive sale di lettura. Altri spazi per il “Centro per l’immagine e la fotografia” e attività commerciali e di servizio.
Il “segno” architettonico dominante su tutto, immaginato da Aulenti, erano due torri alte 23 metri e la copertura fissa a vetro di un cortile centrale. Tutto ciò oggi non c’è più anche se la Fondazione di Modena nel frattempo, forse a garanzia di alcune parti progettuali, ha assunto nei suoi ranghi l’ingegnere Giuseppe Iardarola, al tempo dell’aggiudicazione presidente di Ingegneri Riuniti spa e, dunque, della capogruppo Consorzio Leonardo.
Intanto il consiglio comunale di Modena ha licenziato il futuro strumento di gestione del tutto, la Fondazione di partecipazione Ago. Infine, dal 16 dicembre all’8 gennaio la facciata esterna di AGO s’illuminerà con un’opera video curata dal collettivo auroraMeccanica, dal titolo “Corpus” che illustrerà tre futuri inquilini: i Musei anatomici, il Museo della figurina e la piattaforma digitale Lodovico.
Immagine di copertina: © CRA-Carlo Ratti Associati
Intanto, il Civico riapre sotto una nuova luce
Il Museo civico, diretto da Francesca Piccinini, ha riaperto i battenti a inizio dicembre dopo poco più di 5 mesi di lavori relativi a un approfondito restyling dell’illuminazione affidato allo studio Pasetti di Treviso, già autore della recente illuminazione degli affreschi di Schifanoia a Ferrara. “Abbiamo inteso in questo modo”, spiega la direttrice, “rendere ancora più protagonisti i reperti e gli oggetti esposti nelle nostre vetrine storiche, tra cui l’allestimento originale tardo ottocentesco della parte archeologica, suggerendo un percorso di visita che ne faciliti la comprensione e l’apprezzamento, valorizzare i dettagli architettonici delle sale e, allo stesso tempo, ottenere un efficientamento energetico che dimezza il consumo di energia”. Lo studio Pasetti si occupa dal 1998 di lighting design applicato all’architettura e al paesaggio urbano e il suo titolare, l’architetto Alberto Pasetti Bombardella, spiega il lavoro realizzato: “Il nostro progetto di riqualificazione della luce è stato impostato per integrare nell’allestimento attuale del museo, di matrice ottocentesca e con espositori che rispettano la tradizione stilistica dell’epoca, i nuovi dispositivi tecnologici, puntando alla minima invasività attraverso apparecchi miniaturizzati. L’obiettivo è l’incremento della percezione visiva nelle collezioni, attraverso l’aumento della resa cromatica e degli effetti dei fasci luminosi, orientati secondo i nuovi criteri di valorizzazione degli oggetti esposti. La riqualificazione utilizza i vantaggi della tecnologia Led che consente una migliore resa cromatica e consumi energetici molto contenuti. Per raggiungere questo obiettivo sono state utilizzate apparecchiature standard per l’illuminazione ambientale, zonale e d’accento, integrate con altre progettate, invece, su misura per le strutture espositive esistenti, seguendo un approccio che si dipana tra l’antico e il contemporaneo, accogliendo le richieste di una nuova forma di comunicazione visiva”. L’intervento ha riguardato le sale storiche al terzo piano di Palazzo dei musei, dove ha sede l’ente culturale comunale: l’ampio salone dell’archeologia della città e del territorio, con oltre 6.000 reperti ospitati nell’imponente area colonnata, la sala dell’arte sacra e quelle degli strumenti musicali e degli strumenti scientifici, le sale delle terrecotte, delle ceramiche e delle armi, nonché l’altro celebre elemento espositivo storico del Civico, il salone dedicato alla ricca collezione tessile del conte Luigi Alberto Gandini. Nel 2023 l’intervento, costato 280.000 euro, si estenderà alle restanti sale espositive, dedicate all’arte e al collezionismo locali, in concomitanza con il restauro dell’ex ospedale Estense che doterà tra pochi anni la struttura di una nuova entrata. La prima occasione espositiva per apprezzare l’intervento è la mostra “De Voti Etruschi”, dal 18 dicembre.
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Modena , musei , ospedali , recupero , restauro
Last modified: 14 Dicembre 2022