Nel 75° della scomparsa, le molte influenze della sua attività tra Deutscher Werkbund, Bauhaus, Mies e… Ban, Lacaton & Vassal e MVRDV
“Chi ha idea di come si troverà la strada verso una nuova forma? Le cose buone richiedono tempo, e anche qui sarà essenziale che lo spirito della donna emerga, che miri a mostrarsi per ciò che è, e non apparire per ciò che non è“
(Lilly Reich, Modefragen, 1922)
Berlino, 1927. In occasione dell’esposizione “Die Mode der Dame”, viene inaugurato il Café Samt und Seide (Caffè di velluto e seta), un suggestivo allestimento temporaneo realizzato su progetto di Ludwig Mies van der Rohe e della sua collega e collaboratrice Lilly Reich (1885-1947). Alla brevissima vita dell’intervento, poco più di due mesi, corrisponde tuttavia un’eco singolare e inversamente proporzionale che lo ha portato, in campo architettonico, alla ricorrente e quasi ossessiva riproposizione, nell’inarrestabile fluire della riflessione architettonica del suo progettista maschile, verso esiti dalla spazialità costruttivamente più compiuta, quali il Padiglione tedesco di Barcellona (1929) e la Villa Tugendhat a Brno (1928-30).
Berlino, di nuovo, 1947. Il 14 dicembre di vent’anni più tardi si concludeva l’intensa ed eccezionale attività di Frau Reich, come soprannominata da Hinnerk Scheper tra i corridoi e le aule della scuola del Bauhaus, che l’avevano accolta come insegnante durante gli ultimi due anni prima della chiusura nel 1933.
A fronte di una formazione strettamente legata alla questione vetrinistica e, soprattutto, all’attenzione nei confronti delle potenzialità connesse al fervente sviluppo del settore tessile, che si stavano allora presentando a livello internazionale, dopo l’intensa partecipazione come membro tra i più attivi del Deutscher Werkbund, all’interno del quale fu anche una delle prime donne a prendere parte al consiglio di amministrazione, la riflessione di Reich si orienta, a fine anni venti, verso la scala architettonico-allestitiva. Introducendo quella smaterializzazione propria dell’arte tessile, settore di esclusivo appannaggio femminile all’epoca, all’interno dei progetti in collaborazione con Mies o autonomi, il contributo della stessa ha innescato nel tempo il dubbio che la successiva elaborazione di una spazialità atettonica miesiana risulti più di una mera coincidenza.
Al di là delle indubbie reciproche influenze, è lecito tuttavia pensare che la riflessione progettuale di Reich, cui dal 2018 è dedicato il “Lilly Reich Grant for Equality in Architecture” della Fundaciò Mies van der Rohe di Barcellona, possa finalmente raggiungere il pieno riconoscimento e la compiuta emancipazione che meriterebbe, nell’essere continua suggestione, esplicita o meno, in eterogenee occasioni architettoniche contemporanee.
Dalla più emblematica sperimentazione sul tessile in architettura di Petra Blaisse a partire dagli anni ottanta, fino ad alcuni esiti significativi nelle esperienze di Shigeru Ban (Curtain Wall House a Tokyo, 1995), Lacaton & Vassal (teatro polivalente a Lille, Francia, 2013) e MVRDV (Atelier Gardens a Berlino, 2021), tra gli altri innumerevoli progetti in cui il tessile si è fatto, e continua a essere, architettura. Un’architettura che, allo stesso tempo, è anche negazione di se stessa: il tendaggio definisce spazi per distruggerli, disvela scene all’osservatore per poi, nell’istante successivo, celargliele. È temporaneo nella sua durevolezza e permanente nella sua fragilità: ricco di contrasti, accetta l’incertezza contemporanea che permea anche il costruito, di cui forse, inconsapevolmente, Reich è stata visionaria anticipatrice.
Immagine di copertina: Café Samt und Seide di Ludwig Mies van der Rohe e Lilly Reich alla mostra “Die Mode der Dame”, Berlino (© Fondazione Bauhaus Dessau, 1927)
Itinerari di lettura
Espegel C., Donne architetto nel Movimento Moderno, Christian Marinotti Edizioni, Milano, 2021
Günther S., Lilly Reich, 1885-1947: Innenarchitektin, Designerin, Austellungsgestalterin, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1988
McQuaid M., Lilly Reich. Designer and Architect, New York, The Museum of Modern Art, 1996
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anniversari , Donne , germania , Mies van der Rohe , teoria dell'architettura
Last modified: 13 Dicembre 2022