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Written by: Patrimonio

Parma: le meraviglie di Giambattista Bodoni alla Pilotta

Visita al nuovo museo dedicato al tipografo piemontese che, autore dell’omonimo font, rese Parma capitale mondiale della stampa

 

PARMA. Si resta stupefatti entrando nel nuovo Museo Bodoni della Pilotta, definitivamente allocato dal 30 novembre al piano terra del complesso monumentale, con accesso dal piano terra, da quella Sala Paolo Maria Paciuadi (a Parma il primo bibliotecario di Filippo di Borbone, nel 1769) che funge anche dal 15 ottobre da entrata autonoma della Biblioteca Palatina.

Stupiscono, si diceva, i materiali esposti, dai punzoni agli oggetti che erano nell’officina di Giambattista Bodoni (1740-1813), il tipografo piemontese che rese Parma capitale mondiale della stampa a partire dal secondo Settecento. Ma impressionano soprattutto i celebri volumi stampati in più lingue, ancora oggi vanto dei parmensi e sui quali per decenni si è anche esercitato l’editore Franco Maria Ricci (FMR), che ha “resuscitato” nel Novecento il font “Bodoni” che tutti abbiamo nei programmi di scrittura dei computer.

 

Nuovo allestimento per una ricca collezione

Il museo “dice” cose definitive, dal punto di vista contenutistico e anche per gli allestimenti, sul celeberrimo incisore, tipografo, editore di Saluzzo (Cuneo), che apprese l’arte tipografica nella piccola officina locale del padre prima di recarsi nel 1758 a Roma come compositore nella stamperia di Propaganda Fide e successivamente (1768) a Parma, dove fondò la Stamperia reale dei Borbone. Questi luoghi del museo bodoniano, appunto, sono interessati da un nuovo allestimento museografico, con un’approfondita riprogettazione degli spazi attraverso lavori strutturali cui è seguita la realizzazione di nuovi arredi espositivi che si sommano a vetrine e armadi originali Luigi XV.

Il progetto architettonico, che si snoda su circa 200 mq, è stato curato da Emanuela Rossi, architetta della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza, mentre la responsabilità scientifica del percorso espositivo è a doppia firma: del direttore della Pilotta Simone Verde e del direttore scientifico della Fondazione Museo Bodoni Andrea De Pasquale. Quel che ne risulta è un museo, di non ampie dimensioni e in una posizione facilmente accessibile negli amplissimi spazi monumentali della Pilotta, dove gli arredi sono un poco eterogenei. Al fianco di pochi superstiti mobili antichi posti all’ingresso quattro vetrine, la parte rimasta del mobilio originale del museo degli anni ’60, custodiscono gli oggetti che ricostruiscono le varie fasi di lavoro di Bodoni. Il pezzo principale è il disegno del carattere e creazione dei punzoni (prima vetrina a destra), dalla fabbricazione delle matrici (prima vetrina a sinistra) e fusione della lega tipografica con tutti gli strumenti di lavoro utilizzati, forme per la fusione dei caratteri (seconda vetrina a sinistra), lime, pialle, cucchiaini, fino alla rifinitura e composizione per stampa tipografica, calcografica e xilografica (seconda vetrina a destra). Il percorso espositivo parte con un torchio tipografico, fedele ricostruzione di quello utilizzato nei secoli XVIII-XIX dal tipografo saluzzese, proseguendo poi con le cassette dei punzoni che introducono alla sezione dedicata alla “Fabbrica del libro”. Qui sono esposte numerose suppellettili tipografico-fusorie e altri cimeli di assoluto pregio storico (la Palatina detiene oltre 70.000 oggetti bodoniani), fino a giungere alla ricca selezione di edizioni bodoniane esposta, in uno spazio ideato appositamente dove si ammirano anche esemplari unici o rarissimi, stampati su pergamena o seta.

Sempre qui è anche collocato un ampio tavolo multimediale e interattivo che presenta, in formato digitale, diversi volumi fra cui il celebre Manuale tipografico composto da 100 caratteri latini tondi, 50 corsivi e 28 greci a cui Bodoni lavorò per tutta la vita nonché la Oratio Dominica, il Padre nostro in 155 lingue composto da ben 215 caratteri diversi tra latini, greci ed esotici.

 

Un museo nato nel 1963

Prima di affidare a Verde il compito di riassumere quanto fatto alla Pilotta nei cinque anni appena trascorsi, vanno ricordati altri dati sul museo. Esso nasce nel 1963, in occasione del 150° anniversario della morte di Bodoni: si trovava in precedenza al terzo piano della Biblioteca Palatina, da cui comunque è sempre dipeso pur tra alterne vicende, in una posizione di difficile accesso e scarsa visibilità pubblica. L’attuale intervento di recupero – reso possibile grazie a uno stanziamento di fondi del Ministero della Cultura di circa 760.000 euro – ha portato al ripensamento dell’intero percorso espositivo. De Pasquale, dal 2021 direttore dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, spiega: «Riapriamo quello che è probabilmente il più antico museo della stampa d’Europa, tra i principali al mondo che deriva, andando indietro nei tempi, dalla nascita di un’ottocentesca sala dei punzoni Bodoni. Questa storia parte appena dopo la morte della vedova del tipografo, Margherita, che nel 1818 pubblicò postuma l’opera magna del marito, il Manuale tipografico. I materiali e i preziosi volumi bodoniani, un’eccellenza del made in Italy, durante la seconda guerra mondiale vennero nascosti nel castello di Torrechiara e nel 1963 si aprì lo spazio alla Pilotta da cui poi si è giunti fino ad oggi».

Verde, infine, fa il punto su quanto fatto finora nel gigantesco palazzo che unisce Biblioteca Palatina, Galleria nazionale, teatro Farnese, Museo archeologico nazionale: «Questo sul museo è uno dei più importanti tra gli interventi sul palazzo che stiamo portando avanti dal 2017. Dopo quelli alla Galleria Nazionale, al Teatro Farnese e, appunto, alla Palatina, proseguiremo con l’inaugurazione nel febbraio 2023 dell’Ala nord della Galleria nazionale, mentre durante l’estate prossima verrà finalmente completato il nuovo Museo archeologico nazionale. Infine toccherà al centrale cortile della Pilotta, quello di San Pietro e, nel 2024, concluderemo la lunga serie di lavori con i sotterranei dello stesso Archeologico».

Immagine di copertina: © Giovanni Hänninen

 

 

Autore

  • Stefano Luppi

    Nato in provincia di Modena, laureato e specializzato in storia dell’arte e materie affini, ha pubblicato alcuni saggi in volumi scaturiti da progetti di comuni, università e fondazioni dedicati alla storia dell’arte emiliana, ma si è anche occupato di comunicazione e organizzazione culturale. Giornalista iscritto all’Ordine dal 1995, lavora per testate locali e nazionali, generiche e specializzate, quali «Il Resto del Carlino», «la Gazzetta di Modena», «la Gazzetta di Reggio Emilia», «Il Giornale dell’Arte», «ArtDossier», «Arteletta», «Ibc rivista» sulle quali da sempre si occupa di temi artistici, urbanistici, architettonici, letterari

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Last modified: 7 Dicembre 2022