Visita alla travagliata opera postuma di Vittorio Gregotti. Sarà simbolo di un quartiere che ha voglia di riscatto?
“Il fatto che ho spostato un granello di sabbia?” “Significherebbe che hai cambiato il Sahara”.
“E allora?” “Allora? allora il Sahara è un grande deserto. Ed esiste da milioni di anni. E tu lo avresti cambiato!”
(Jonathan Safran Foer)
NAPOLI. Nel 2003 Gregotti Associati International progetta per l’area di Scampia il centro nazionale della Protezione civile. Portare a Napoli un servizio destinato a tutta l’Italia meridionale è una scelta di prestigio. L’edificio copre circa 12.000 mq di superficie. La sindaca Rosa Russo Iervolino può avviare l’iter amministrativo per appaltare l’opera. Ma il progetto è travagliato. Oggi, dopo tanti stop e tanti anni, i lavori sono ultimati con una funzione diversa.
Gregotti vs Napoli
Vittorio Gregotti (1927-2020) ha un rapporto difficile con Napoli. Nel 1978 realizza a Portici il centro ricerche Enea, che suscita pochi consensi e molte critiche per il discutibile rapporto con la Reggia e il mare. L’edificio di Scampia si è inaugurato postumo, l’architetto è scomparso in solitudine in un letto di ospedale a Milano per il coronavirus. Era nato a Novara e si era formato nel paesaggio industriale della fabbrica di famiglia su cui ha scritto un bel libro, Recinto di fabbrica.
Eppure è difficile parlare di questo edificio nel cuore della periferia napoletana per antonomasia. Un cilindro tagliato da finestre a nastro ritmate da setti sporgenti e bianchi che risaltano sul paramento di blocchetti scuri contiene sette piani, i primi quattro dedicati alla didattica, un’aula magna da 500 posti, una biblioteca su due piani, aule informatiche, aule di varie dimensioni, spazi dedicati ai docenti, oltre le destinazioni più operative: ambulatori, laboratori, day hospital, studi medici, sale operatorie. Infine, la zona dell’amministrazione e direzione. In alto, la deroga è una sorta di aggetto vetrato e la curvatura dell’ultimo piano diversa dalla geometria sottostante.
La prima impressione non è di una grande opera: ho sempre la spiacevole sensazione che le grandi firme non si impegnano mai troppo quando lavorano a Napoli, quasi fosse un lembo dell’impero. L’edificio evoca l’immagine della roccaforte, come disse lo stesso Gregotti alla presentazione del progetto, ma si riferiva alla destinazione per la Protezione civile. Una sede universitaria nel quartiere di Gomorra dovrebbe avere un ruolo diverso. Vale a dire, immettere un seme di qualità e di relazione in un intorno che da anni si batte per l’emancipazione.
All’interno però la percezione cambia: lo spazio ha una grande chiarezza e ruota intorno a una piazza centrale con lucernario vetrato a imbuto, a mezz’altezza di una parete curva bucherellata come una colombaia. Gli studenti che vi circolano sembrano stare bene.
Scampia oltre le Vele e oltre Gomorra
Ma non ci si può fermare a una considerazione solo, diciamo così, estetica; bisogna fare un ragionamento. Nel napoletano antico scampia significa “podere, terreno a semenza non alberato, campagna rasa”: nella fattispecie, un’area agricola di pregio che produceva frutta, verdura e latticini. Negli anni sessanta nasce il quartiere 167 (identificato con il nome della legge del 1962), che avrebbe dovuto accogliere circa 63.000 abitanti su 313 ettari e dare vita a un sistema urbano con attività produttive, servizi sociali e attrezzature pubbliche. Ma il piano viene stravolto, si dimezza il suolo e si raddoppiano gli abitanti, non verranno mai realizzati i servizi e l’effetto sarà di un enorme dormitorio a ridosso della città. Il disastro è scritto nel fallimento voluto del piano. I noti edifici delle Vele, occupati abusivamente dopo il terremoto del 1980 e negati nell’impianto che pure era attraversato dalla forza dell’utopia del progettista (Franz Di Salvo), negli anni vandalizzati, ne sono l’emblema.
Contro l’identificazione con Gomorra, di cui la parte sana degli abitanti non ha responsabilità (molte delle quali sono da imputare alle scelte urbanistiche), e quasi a ricollegarsi con le origini “bucoliche” del sito, da anni lavorano associazioni, gruppi, cooperative e persone impegnati a costruire una realtà di dignità e diritti.
Il GRIDAS (Gruppo risveglio dal sonno, con riferimento alla frase di una delle incisioni alla Quinta del sordo a Madrid, di Francisco Goya) è un’associazione culturale fondata nel 1981 con lo scopo di mettere le proprie capacità artistiche e culturali al servizio della gente comune, per stimolare un risveglio delle coscienze. Dal 2007 Riccardo e Luca Dalisi collaborano con il Centro ricerche Mammut e con i ragazzi di Scampia per dare un contributo importante anche alla dinamica urbana e alla sua estetica.
Nel comune di Melito, al margine di Scampia, la Scugnizzeria è una libreria aperta alle case editrici indipendenti e preferibilmente del sud: un luogo di sperimentazione teatrale e laboratorio artigianale. Qui, da poche settimane è operativo l’Ospedale dei libri, museo didattico dedicato ai libri e alla tipografia. E c’è anche la casa editrice “Marotta&Cafiero editori” che ha nel logo l’uovo di Virgilio e ha pubblicato Guns, un saggio contro le armi inedito in Italia scritto da Stephen King dopo la strage del 2012 in una scuola del Connecticut, metafora nella metafora. Il sottotitolo sull’insegna della libreria recita “sognare il sogno impossibile”.
“L’Uomo e il legno” è una cooperativa fondata nel 1995, mette in campo progetti concreti che mirano all’inserimento lavorativo e sociale delle persone svantaggiate. Lo scopo profondo è esaltare la centralità della persona come seme per ogni ipotesi di trasformazione. L’associazione Dream Team_Donne in rete è un centro antiviolenza e gestisce uno sportello di accoglienza, ascolto, orientamento al lavoro, accompagnamento psicologico e primo aiuto legale rivolto alle donne.
L’elenco non è esaustivo ma rende l’idea di un tessuto valoriale che si sovrappone allo stereotipo negativo del quartiere. Non so se il progetto di Gregotti avrà la forza per diventare un segno riconoscibile e simbolico per questo nuovo paesaggio. Ma ogni ragionamento strettamente disciplinare diventa teorico se non si confronta con la realtà. A ridosso dell’edificio universitario si estende il parco Ciro Esposito, esiste un progetto di riqualificazione e, quest’anno, la Giunta Manfredi ha deliberato la rimodulazione del quadro economico del progetto esecutivo. Nel 2014 in una giornata di partecipazione organizzata dal Mammut, nella piazza dove ha sede l’associazione davanti ai cancelli chiusi della Villa che il Comune non si decideva ad aprire, bambini e adulti hanno dato vita a un laboratorio creativo dove il senso del fiabesco attribuiva all’idea di porta una misura d’uomo.
La prospettiva che migliaia di studenti delle professioni sanitarie arriveranno a Scampia va oltre ogni valutazione critica, sarà un volano e sosterrà lo sforzo associativo. In una giornata di sole tra gli oleandri fioriti già sono qui e rendono vivo il luogo. La connotazione civile dell’architettura potrà aiutare ad aprire le porte simboliche o reali ancora chiuse.
A spasso per Napoli
L’autore dell’articolo ha di recente pubblicato Napoli scontrosa (La nave di Teseo, 2022, pp. 502, euro 25): una selezione di 150 racconti, o “scorci”, pubblicati sulle pagine locali del quotidiano «la Repubblica» nell’ambito di una rubrica tenuta dallo stesso Vargas a partire dal 2017. Il modo migliore per comprendere la forza e la bellezza di Napoli è dal suo interno, passeggiando per le sue strade, per i suoi vicoli e i suoi rioni, a contatto diretto con i luoghi. Tutte queste piccole narrazioni sono intrise di nostalgia ma anche ricche di tagliente lucidità. Il racconto della città diviene così un atlante di coscienza i cui frammenti ricompongono un’immagine unitaria. Perché la bellezza non risiede solo in ciò che è più evidente e non ha sempre bisogno di palazzi grandiosi, a volte si nasconde e solo un occhio vigile e un cuore pronto riescono a trovarla. I luoghi, ed è bene tenerlo sempre a mente, sono “scontrosi” e non basta guardarli per comprenderli, bisogna saperli osservare per poi poterli raccontare. “Ogni viaggio in questa città è insieme viaggio nei tempi stratificati dei luoghi. Non c’è mai solo il presente ma sempre l’intreccio dei segni plurimi che costituiscono l’irripetibilità del paesaggio”.
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napoli , periferie , rigenerazione urbana , università , vittorio gregotti
Last modified: 8 Novembre 2022