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Francesca PetrettoWritten by: Patrimonio

Kunsthaus Minsk a Potsdam, viva la (n)ostalgia

Kunsthaus Minsk a Potsdam, viva la (n)ostalgia

Andando controcorrente, il magnate Hasso Plattner ha trasformato un simbolo del socialismo in un museo privato per la collezione d’arte della DDR

 

POTSDAM (GERMANIA). La capitale del Brandeburgo torna all’onore delle cronache di architettura con l’inaugurazione della “Kunsthaus Minsk”, folkloristico ex ristorante a terrazze di epoca socialista, restaurato e riconvertito in museo privato per le collezioni d’arte del miliardario di casa Hasso Plattner, già molto prodigatosi negli ultimi anni per il restauro filologico della vecchia città prussiana secondo il gusto dei nostalgici dell’ancien régime. Il fatto che si tratti d’un edificio moderno risalente a un passato che la Potsdam di oggi fa di tutto per dimenticare, tra demolizioni e discusse sostituzioni con edifici fake barocchi, dà da pensare.

 

Dalla celebrazione dell’amicizia tedesco-sovietica all’abbandono

Portando il nome della capitale bielorussa, il “Minsk”, progettato da Karl-Heinz Birkholz e Wolfgang Müller e inaugurato nel 1977, intendeva simboleggiare l’amicizia tedesco-sovietica così come i suoi omologhi “Moskau” a Berlino, “Kiev” a Lipsia, “Riga” a Rostock, e offriva specialità culinarie della città gemellata da gustare tra arredi in quercia e marmo di medesima provenienza. Popolarissimo soprattutto negli anni ottanta, cadde in declino, ça va sans dire, dopo il 1989 e, più volte minacciato di demolizione, chiuse definitivamente di lì a poco.

Il dibattito sul salvarne o meno il rudere è durato molti anni: la politica lo riteneva niente più che un sacrificabile blocco di cemento, pur non volendo versare nemmeno un centesimo per la sua demolizione, gli storici un’importante testimonianza dell’architettura della DDR, mentre molti cittadini si organizzavano in inascoltati comitati per la conservazione, abbandonati persino dai partiti di sinistra. Che all’ultimo momento, quando tutto sembrava perduto e le ruspe già scaldavano i motori, sia stato proprio l’imprenditore Plattner a sottrarlo alle grinfie dei gentrificatori, ha avuto l’effetto di uno spettacolare colpo di teatro. Persino i più (n)ostalgici* concittadini che fino a quel momento avevano visto in lui nient’altro che un epuratore capitalista interessato solo alle ragioni dei suoi consimili lo acclamarono salvatore.

 

Atto d’amore per la città o cultura dell’elemosina?

Si è trattato di un atto d’amore per la sua città, dell’ennesimo episodio di una “cultura dell’elemosina” (espressione usata dal critico di architettura e pubblicista tedesco Wolfgang Kil) capace di convincere una classe politica avida, inane e litigiosa o di un puro intervento pro domo sua (ipotesi più probabile)? Oggi poco importa che il vecchio Minsk del popolo sia diventato il suo secondo museo privato in città, dopo il Barberini: i 20 milioni sborsati da Plattner sono stati un argomento capace di convincere tutti e subito. Ci mostrerà la sua collezione di arte della DDR, divenuta oggetto di culto della comunità brandeburghese… Piovono le contraddizioni ma questo è il nostro tempo, dimentico e piuttosto sciovinista.

E, visto che si parla di fatti privati, non è ci dato sapere più di tanto del progetto di restauro dello studio berlinese heinlewischer: entusiasta, la stampa racconta l’apoteosi del magnanimo Hasso, sensibile alle richieste degli ultimi, premiati con il salvataggio del Minsk dall’oblio e dall’amianto. La sua Kunsthaus mantiene sostanzialmente invariate la struttura, le terrazze esterne e la scala interna, ponendo grande attenzione nell’aggiunta di dettagli caldi ed eleganti. Se gli spazi espositivi ricavati dalla conversione dei locali di servizio risultano piuttosto angusti per esporre l’arte, degno di nota è l’intervento sul lotto su cui sorge l’edificio, cui è stata ridata dignità con una bella passeggiata che dal borgo meridionale della stazione dei treni sale al museo, fiancheggiata da fontane e aree verdi accanto alla rediviva, storica piscina pubblica am Brauhausberg.

Immagine di copertina: Das Minsk Kunsthaus in Potsdam am Brauhausberg. vista dalla Hauptbahnhof (foto di Daniela Völkel)

 

*Ostalgie: (crasi tra le parole “Osten”, ossia “est”, e “Nostalgie”, “nostalgia”) è un termine entrato ufficialmente nella lingua tedesca nel 1993 e sta ad indicare il sentimento nostalgico sviluppatosi nei primi anni ’90 nella Germania orientale a seguito della scomparsa della DDR

 

PROGETTO
Committente: Hasso Plattner Foundation (Potsdam)
Restauro: heinlewischer / Erwin Heinle, Robert Wischer & Partners (Berlino); team: Alexander Gyalokay, Svenja Burow, Niklas Thies, Kent Chuang, Andreea Keresztely, Marina Zeba, Daniela Luhm, Dennis Kopp, Benedikt Fietz, Maria Braganza, Anji Taha, Tizia Alings, Kay Lenke
Progetto: LINEARAMA Architects (Genova) e Hedwig Bollhagen – Werkstätten für Keramik (Velten, Brandeburgo)

CRONOLOGIA
1962: pianificazione dell’area am Brauhausberg: il Brauhausberg Ensemble doveva comprendere una piscina coperta e un ristorante, collegati da una terrazza con una fontana
1971-77: costruzione del Minsk progettato da Karl-Heinz Birkholz e Wolfgang Müller secondo lo stile del Modernismo orientale
1977: inaugurazione del ristorante con 190 posti a sedere all’interno e 120 in terrazza
9 novembre 1989 caduta del Muro di Berlino; 3 ottobre 1990 riunificazione della Germania: il ristorante si riduce a Café Minsk, in gestione fino all’anno 2000
2019: la Plattner Foundation acquista il lotto del Minsk per una somma di 20 milioni di euro
24 settembre 2022: apertura della Kunsthaus con due mostre di arte della DDR

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 5 Ottobre 2022