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Alessandro ColomboWritten by: Patrimonio

Cortina: per ora risplende solo Edoardo Gellner

Cortina: per ora risplende solo Edoardo Gellner

Restaurate le opere realizzate dall’architetto per i Giochi olimpici del 1956. In attesa di capire il quadro degli interventi per il 2026

 

CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO). L’estate appena conclusa, se non ha portato grandi novità nel percorso che ci avvicina a grandi passi alle Olimpiadi invernali del 2026, ha però segnato importanti punti a favore della valorizzazione del patrimonio dell’architettura moderna nell’ampezzano.

Da una parte un processo lungo e difficile, come spesso avviene per questo tipo di eventi e particolarmente in Italia, non ha ancora chiarito tempi e modalità d’intervento, in un quadro che probabilmente andrà a comporsi anche dopo i Giochi olimpici.

Dall’altra, ed è il punto che maggiormente ci sta a cuore in questa sede, si assiste a una rinnovata attenzione per un personaggio e la sua architettura che tanta parte ebbero nella costruzione della Cortina olimpica del 1956: Edoardo Gellner (1909-2004). Nella prima, piena estate post pandemica l’attenzione si traduce nel restauro, nel recupero e nella valorizzazione di alcune realizzazioni di grande importanza.

 

Olimpiadi 1956: Cortina perla dello sport

I Giochi invernali del 1956, i primi assegnati al nostro paese (le Olimpiadi di Roma arriveranno quattro anni dopo), sanciscono la rinascita dell’Italia dopo la guerra e la sua collocazione da protagonista nel mondo occidentale, anticipano il boom economico e preparano la trasformazione degli sport invernali in attività di massa, non più, quindi, riservati alla sola aristocrazia. Trampolino per il salto, pista da bob, stadio del ghiaccio sono, con i palazzi della Telve e delle Poste, le infrastrutture disegnate sì per i Giochi ma che, in poco tempo, sono entrate nell’immaginario collettivo di una Cortina perla dello sport, della tecnologia applicata, dell’architettura e delle Dolomiti, grazie anche alla prima trasmissione televisiva proprio in occasione dei Giochi.

Mentre il trampolino giace abbandonato e la pista attende il proprio recupero, il palazzo del Ghiaccio è già stato – non senza perplessità – rivisto ed ampliato, il Palazzo delle Poste è oggi struttura comunale in attività e l’adiacente sede Telve è stata brillantemente restaurata e presentata alla comunità lo scorso agosto. Il palazzo della società telefonica del Triveneto (Telve) fu realizzato da Gellner tra il 1953 e il 1955 e divenne il centro nevralgico delle telecomunicazioni per i giornalisti e il pubblico internazionale qui accorso per i Giochi. La forza e l’importanza del disegno di un centro di comunicazione al tempo era tale che, non molti anni dopo, per le Olimpiadi di Città del Messico del 1968, Olivetti riuscì, vincendo la gara indetta allo scopo battendo i colossi americani, a dare un esempio d’immagine coordinata, qualità degli spazi e disegno italiano che è ancora uno dei migliori casi studio.

Se i piani terra e primo del palazzo Telve, posto nel centro dell’abitato, erano pubblici, la rimanente parte dell’edificio era una scatola chiusa, luogo tecnico per enormi macchinari elettromeccanici che allora erano obbligatori per le comunicazioni di epoca analogica. Il restauro e il recupero, voluto da Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox e proprietario dell’immobile, e realizzato su progetto di Rosario Picciotto, è riuscito a tramutare la struttura tecnica in una residenza rispettando la morfologia chiusa del volume grazie ad un gioco di pannelli apribili che permettono alla luce di penetrare nei locali. Il risultato è un intervento equilibrato e innovativo che torna a dare forza a un complesso che Gellner aveva immaginato all’interno di un piano ben più ambizioso che, purtroppo, non è stato realizzato, lasciando al suo posto uno slargo adibito a parcheggio che attende sistemazione (è in essere un progetto per un parcheggio interrato e la sistemazione in superficie).

A poca distanza anche il residence Palace, il condominio olimpico, ha mantenuto negli anni la sua funzione residenziale e ha visto completarsi, quest’anno, il suo restauro filologico, a firma di Walter Patscheider, che ha permesso di recuperare cromie, materiali e finiture che, nei decenni erano state modificate. Entrambe le opere, così come le altre presenti a Cortina (per l’ex motel Agip è in corso un progetto di recupero e ampliamento a cura di Gris+Dainese architetti), a distanza di più di sessant’anni denunciano la piena capacità di controllo dei volumi, l’inventiva nei dettagli, la cura dei materiali e dei colori che, però, nell’architetto di origine austriaca non sono mai un’attenzione fine a se stessa, bensì il completamento di una visione ambientale e paesaggistica che trova nel contesto la sua ragione e la sua forza.

 

Il villaggio Eni a Borca di Cadore

L’importanza dell’interpretazione del luogo

è più difficile da comprendere nella conca ampezzana, ove non si è purtroppo realizzata la visione del Nostro, ma trova la sua compiuta riuscita nel complesso del villaggio Eni a Borca di Cadore, poco distante. L’affascinante hotel Boite, perfettamente restaurato e funzionante nonché parte integrante del complesso, è stato in settembre il teatro del convegno dal titolo “Attraverso il Paesaggio. Da Gellner alle esperienze contemporanee”, che ha permesso di riflettere sull’importanza del paesaggio, partendo appunto dall’attenta lettura fatta da Gellner stesso del territorio e delle sue architetture da Venezia ad Aguntum, come illustrato nell’intervento di Michele Merlo (fondatore dell’associazione culturale intitolata all’architetto), per arrivare alle problematiche sollevate dalle grandi linee infrastrutturali, esistenti e di progetto, che attraversano le Alpi. Nel quadro dell’evento la visita al complesso del villaggio ha poi permesso ai partecipanti di ammirare, ancora una volta, la qualità dell’intero insediamento, dove, purtroppo, la parte centrale e fondamentale della colonia rimane ancora in attesa di un recupero e di una funzione compatibile che ne assicurino il futuro.

Immagine di copertina: Palazzo Telve e Palazzo delle Poste (foto di Alessandro Colombo)

 

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 5 Ottobre 2022