Firmato da Gaudin Architectes, il discutibile progetto di rinnovamento del celebre sito ha rimosso importanti parti della sua memoria storica
PARIGI. Dopo un decennio di lavori, l’ex Biblioteca nazionale – la BN – di rue de Richelieu sta per essere inaugurata. L’ingente dimensione di un’operazione dal budget totale di quasi 300 milioni ha portato a dividere il cantiere in due fasi. La prima, tra 2011 e 2016, comprendeva la famosa sala Labrouste e i depositi progettati dallo stesso architetto, mentre la seconda è intervenuta sull’enorme sala ovale, le due gallerie sovrapposte del XVII secolo e il Cabinet des médailles. Iniziato alla fine degli anni 2000, con il pretesto di un semplice aggiornamento, l’intervento è stato fortemente osteggiato dalla comunità scientifica.
Un complesso monumentale denso e stratificato…
Quella che sarebbe diventata la BN nacque nel XVII secolo dalla trasformazione del palazzo occupato dal ministro Mazzarino ed è il risultato di successive annessioni e aggiunte. Al suo apice, la struttura occupava un intero isolato al 58 di rue de Richelieu. La pianta aveva la forma di una griglia con sei caselle, coperte o all’aperto, ciascuna delimitata e articolata da edifici. Prevista a fine XVIII secolo da Etienne-Louis Boullée in un progetto al contempo grandioso e profetico, l’effettiva copertura di alcuni cortili nel secolo successivo ha dato alla struttura i suoi principali spazi di lettura e di deposito, tra cui la famosa sala e i depositi Labrouste. Gli edifici principali di tutte le epoche ospitano spazi dalla forte identità: la galleria Mazzarino (XVII secolo), il medagliere (XVIII secolo), la sala Labrouste (XIX secolo), il gabinetto delle stampe (XX secolo).
La logica distributiva dell’insieme è il risultato d’intenzioni successive e talvolta contraddittorie, legate all’unico accesso (rue de Richelieu 58). Alcune sequenze sfruttano al meglio il terreno e le lunghezze disponibili. È il caso della parte occidentale del quadrilatero, dove il cortile d’onore, la sala Labrouste preceduta dal suo atrio e i depositi che la seguono formano una sequenza magistrale di spazi lungo un asse nord-sud.
Progettata per ultimo dal suo successore Jean-Louis Pascal, in una delle caselle del piano che da tempo resistevano all’annessione, la sala ovale, destinata a un pubblico più ampio, doveva trovare il suo ingresso in rue Vivienne. Questa operazione coincise con la realizzazione di un sontuoso scalone d’onore, vero capolavoro paradossalmente condannato. All’interno di un ampio spazio illuminato zenitalmente, due rampe di scale rettilinee scandite da archi di trionfo davano maestosamente accesso al piano nobile e alle parti più preziose della BN. In cima ai gradini, un grande moucharabieh metallico, ora sventrato, conferiva un’aura di mistero e relativa inaccessibilità ai tesori.
… ora alterato nei suoi caratteri distributivi e spaziali
La partenza degli imprimés [edizioni a stampa; ndr] verso la Grande bibliothèque nel sito di Tolbiac voluta da François Mitterrand ha comportato una riallocazione dei locali liberati, che sono stati in gran parte destinati all’Institut National d’Histoire de l’Art e all’École des Chartes. Anche se i locali dovevano essere messi a norma (soprattutto antincendio), l’operazione è stata accompagnata dal desiderio di aprire quello che appariva come un santuario lontano dal flusso del traffico. Questa ambizione si legge un po’ ovunque e compromette sia la coerenza che lo spirito di una concezione completamente diversa dell’architettura del luogo.
Qui ci limiteremo a parlare del progetto generale, che altera in modo importante le stratificazioni della BN. Sotto la spinta del committente, che è riuscito a far convergere gli architetti anche della Soprintendenza sulle sue idee, è stata presa la decisione di realizzare una galleria est-ovest all’interno dell’involucro esistente, ispirata, si dice, ai celebri passage parigini. Questa compromette definitivamente l’esistenza di diversi elementi memorabili dell’istituzione, nonché le loro modalità di convivenza.
La distruzione dello scalone d’onore, i cui archi trionfali sono rimasti orfani delle loro rampe, è andata di pari passo con la rimozione di una quantità fenomenale di memoria storica. Ottenuto con interventi strutturali opinabili, il collegamento di spazi precedentemente distinti ha portato in particolare allo smantellamento della baionetta che regolava il rapporto tra la scala e l’atrio della sala Labouste, pregiudicando l’integrità spaziale di entrambi. Già danneggiato negli anni ottanta, l’atrio, dotato di rampe a tutta larghezza, non ha guadagnato dall’inserimento di finestre a tutt’altezza sopra i rivestimenti in pietra con cabochon di rocce semipreziose che, nonostante il meticoloso restauro, oggi si può scambiare per cartongesso.
A Rivoli (Torino), il vano della scalinata, orfano di rampe mai costruite, ha dato vita negli anni ottanta al noto progetto museale di Andrea Bruno, mai invecchiato. Lo stesso è accaduto più di recente al Neues Museum di Berlino, dove David Chipperfield ha colmato una lacuna altrettanto evidente in un registro diverso.
A Parigi, si è distrutta una scala per ricomporne un’altra più alla moda. Solo un fugace ma fatale equivoco può spiegare il misfatto compiuto, la scomparsa di un insieme tra l’altro protetto come monumento storico. L’alibi della trasparenza e della maggiore accessibilità alle due sale di lettura è un argomento che avrebbe dovuto essere spazzato via da molte altre possibilità progettuali. Almeno dal periodo barocco e dalla moda delle piante ellittiche, si ritiene generalmente che una stanza, una navata o un volume generato a terra da un ovale non sia meglio accessibile dal suo lato corto.
In un momento in cui le grandi strutture del XIX secolo subiscono necessari interventi di rinnovamento, non si può che essere preoccupati per le reinterpretazioni distruttive a cui vengono sottoposte, secondo procedure rapide e spaventosamente globalizzanti che non hanno nulla in comune con quelle molto più oculate a cui hanno obbedito nel corso dei secoli.
Immagine di copertina: Sezione est-ovest della BN, progetto (© Gaudin Architectes)
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biblioteche , monumenti , parigi , restauro
Last modified: 6 Settembre 2022