A un anno dalla fine lavori, l’intervento di valorizzazione di un’area vincolata potrebbe essere smantellato, in favore di un processo più attento e partecipato
MATERA. Riqualificare, consolidare e valorizzare la vasta area archeologica di Murgia Timone, altopiano panoramico abitato sin dal Neolitico che sorge di fronte alla Civita, l’attuale centro storico di Matera. Era questo l’obiettivo del progetto per la realizzazione del Parco della storia dell’uomo, suddiviso, in quest’area, nelle due sezioni tematiche del Parco della preistoria e del Parco della civiltà rupestre.
Un progetto controverso
Eppure, a un anno esatto dalla conclusione dei lavori, le opere realizzate fanno ancora discutere. Infatti, sono gli stessi cittadini, riuniti nelle diverse associazioni, a contestare gli interventi portati a termine e la modalità con cui sono stati eseguiti, senza una comunicazione partecipata e condivisa dei lavori, in una zona sottoposta a vincolo.
Gli interventi, ritenuti invasivi e impattanti, hanno determinato un netto stravolgimento del paesaggio naturale millenario, per consentire la realizzazione di un percorso per biciclette e autobus e passerelle pedonali in legno con ringhiere in ferro. L’intero sito è stato dotato d’impianto d’illuminazione, con conseguente posa di cavi elettrici e pannelli fotovoltaici. Passeggiando, inoltre, ci si imbatte in muretti a secco e pilastri in tufo realizzati ex novo, in deciso contrasto con i muretti autoctoni preesistenti. I servizi vengono poi completati da pensiline di sosta in legno, stalli per biciclette, riquadri informativi su supporti in ferro e sedute panoramiche semicircolari. Tutte edificazioni normalmente non consentite in un’area vincolata.
L’intero territorio, infatti, ricade all’interno del Parco della Murgia Materana, istituito nel 1990 per salvaguardare e valorizzare il patrimonio archeologico delle chiese rupestri presenti, nonché specifiche specie protette di flora e fauna. Inoltre, la zona, che racconta ininterrottamente la storia dell’uomo, nella regione materana, da oltre ottomila anni, dal 2007 è stata compresa all’interno della definizione “Sassi di Matera” nella lista dei siti Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Ed è proprio alle norme dell’Unesco e dell’Ente Parco della Murgia Materana a cui hanno fatto riferimento gli incessanti appelli dei cittadini che hanno sottolineato come, per realizzare gli interventi, siano state violate le normative di tutela del bene archeologico e di quello naturalistico. Le accorate sollecitazioni delle varie associazioni hanno portato, nel giugno 2021, alla costituzione di una Commissione speciale, approvata dal Consiglio comunale di Matera, con la finalità di visionare gli interventi in atto. La Commissione ha approfondito il quadro normativo specifico, analizzato i livelli di tutela e si è avvalsa dell’audizione di tecnici ed esperti locali e non.
La Commissione speciale e la richiesta di ripristino delle aree
In merito, è stato interpellato anche il noto urbanista Pier Luigi Cervellati, che negli anni settanta già aveva curato il recupero dei Sassi di Matera. In una nota, Cervellati ha espresso parere negativo circa i lavori svolti, descrivendo come ingiustificate le manomissioni alle chiese rupestri, dalla pavimentazione ai muretti a secco, posti a corona delle chiese stesse. Lavori definiti “falsi storici” sia nella materia prima, per la quale sono state adoperate pietre non locali, che nella posa, per la quale si è voluta imitare quella a secco (anch’essa iscritta nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco), semplicemente cementando gli elementi tra loro. Tutti gli interventi sono stati descritti come un vero e proprio scempio di luoghi dall’alto valore storico e culturale ed è quindi stato auspicato il ripristino e la salvaguardia dell’area. Cervellati ha individuato, inoltre, nell’intento turistico la principale responsabilità di tali opere, realizzate non a regola d’arte; un turismo che, secondo Cervellati, sta snaturando le città, rendendole omologate e stereotipate.
Nel caso specifico di Matera, la nomina a Capitale europea della cultura per il 2019 ha dato impulso a una serie d’interventi per riqualificare intere aree e migliorare la fruibilità di luoghi ancora incontaminati. In questo quadro, il progetto per la realizzazione del Parco della storia dell’uomo, redatto dal Comune e curato da Invitalia, ha mirato a mettere in sicurezza i percorsi e a recuperare il sito archeologico, ma anche ad accrescerne il potenziale attrattivo e a rendere Murgia Timone un punto di riferimento per i visitatori. Ed è questo uno dei maggiori errori che la comunità locale adduce all’intera opera: la decisione di progettare, senza alcun confronto, percorsi a misura di turista, catalizzatori di fenomeni di solo consumo veloce, accattivanti scenografie per foto ricordo, con l’unico risultato di un’alterazione e uno stravolgimento del paesaggio.
A fine 2021 la Commissione ha consegnato al Consiglio comunale un rapporto che, prendendo in esame le normative internazionali, nazionali e regionali, ha ribadito l’unicità dei luoghi, data dalla presenza di testimonianze millenarie della storia umana. In particolare, ha formulato la richiesta di ripristinare lo stato dei luoghi attraverso la completa demolizione degli interventi ex novo, con l’auspicio che venga predisposto un piano gestionale, ancora non presente. L’obiettivo è quello di favorire una fruizione consapevole e sostenibile dei territori, senza forzature sul paesaggio, realizzando progetti pianificati ad hoc, in continuo dialogo con chi li abita.
Immagine di copertina: © Emanuela Ciuffi
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archeologia , basilicata , turismo
Last modified: 30 Agosto 2022