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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Città e Territorio

Così la Rivoluzione delle Seppie riporta la vita a Belmonte Calabro

Così la Rivoluzione delle Seppie riporta la vita a Belmonte Calabro

Report dalla quinta edizione di “Crossings”, settimana di eventi per la riattivazione territoriale

 

BELMONTE CALABRO (COSENZA). Dal 17 al 24 luglio il paese ha ospitato un nuovo appuntamento di “Crossings”, una settimana di conferenze, performance, workshop, happening, feste e momenti di convivialità sviluppati per attivare nuove modalità d’incontro e attraversamento del territorio. Giunto alla quinta edizione, l’evento è promosso dall’ipercollettivo La Rivoluzione delle Seppie, gruppo di professionisti internazionali attivo in Calabria caratterizzato da un approccio transdisciplinare e formato dall’associazione Le Seppie e dal collettivo di architettura Orizzontale, ed è stato realizzato in partenariato con la London Metropolitan University, il Comune e la locale associazione culturale Ex Convento.

Belmonte è un piccolo centro ai bordi dell’entroterra calabrese, adagiato su una panoramica collina che guarda il Mar Tirreno. Il nucleo originario, fondato nel Duecento dagli Angioini, è stato progressivamente abbandonato a seguito delle migrazioni che hanno spopolato le aree interne, mentre gli abitanti restanti (poco più di 1.800) si sono insediati nella fascia litoranea sottostante.

In questo contesto apparentemente vuoto ma caratterizzato dalla forte relazione tra un entroterra denso di storia e paesaggio, la Marina con la sua vocazione turistica e il vicino Centro d’accoglienza per i migranti, grazie a un seminario estivo guidato da un gruppo di studenti dell’università londinese, nel 2016 ha preso vita un percorso di riattivazione territoriale che si è consolidato nel 2017 con la fondazione dell’associazione Le Seppie, la firma di un protocollo con l’amministrazione locale e l’accordo con l’università londinese che qui ha stabilito un atelier ove gli studenti soggiornano alcuni mesi sperimentando linguaggi non formali basati sul learning by doing. Ha così preso vita La Rivoluzione delle Seppie, con le iniziative pensate per alimentare scambi fra la realtà locale e la rete internazionale di abitanti temporanei che giungono a Belmonte ciclicamente. Le residenze e i workshop di “Crossings” non si limitano a sviluppare progettualità sul territorio ma, utilizzando pratiche di autocostruzione e condividendo competenze e passioni comuni (cucire, realizzare mobili e cucinare), mirano a costruire uno spazio interculturale ove confrontarsi e sperimentare nuovi linguaggi.

Nelle varie edizioni, “Crossings” ha affrontato temi e scale diverse. Nel 2017, Orizzontale ha messo a punto un prototipo di sedia che, variamente declinato, costituisce il primo attivatore di spazi collettivi. Nel 2018 i ragazzi del Centro d’accoglienza di Amantea sono stati coinvolti in un workshop per ripensare e allestire la biblioteca di Belmonte, con l’obiettivo di trasformare uno spazio dimenticato in luogo di raccordo tra le migrazioni. Dal 2019 al 2021, grazie alla concessione temporanea degli spazi dell’ex Casa delle monache (la cui ristrutturazione pubblica come Casa della cultura era da tempo rimasta incompiuta), le attività di autocostruzione di “Crossings” si concentrano sulla rigenerazione – tuttora in fieri – della Casa di BelMondo: un luogo al contempo cantiere creativo e spazio fisico dove accogliere la comunità di migranti, accademici, professionisti, abitanti temporanei e locali. La pandemia e il lockdown hanno paradossalmente ampliato le relazioni della casa con l’esterno, permettendo d’intensificare il rapporto con gli abitanti del borgo e di lanciare il programma di “South Learning”, accogliendo gli studenti che, a Belmonte, hanno sperimentato un’alternativa alla didattica a distanza.

Quest’anno “Crossings” ha deciso di ritornare all’aperto e, sulla scorta dell’annuncio “Cercasi abitanti di confini dinamici”, si contrappone alla retorica dei borghi. L’intervento ha infatti riguardato la Marina e l’inutilizzata struttura del mercato comunale per trasformarli in un nuovo spazio pubblico animato da segni sulla pavimentazione e da una serie di dispositivi relazionali. Sviluppati e autocostruiti dai partecipanti, sempre con la guida del collettivo Orizzontale, si tratta di stand, sedute e arredi urbani pensati per il mercato, oltre a una torretta guardaspiaggia mobile che dal litorale può essere spostata sulla piazza mercatale diventando una macro-scultura. Parallelamente, Claudio Morelli (direttore di VD News) e Le Seppie hanno sviluppato un workshop per lo sviluppo di nuovi media per BelMondo, mentre Cheap, collettivo bolognese di arte pubblica, ha condotto il laboratorio partecipativo “Questa non è una campagna”, con un intervento di arte pubblica basato sull’affissione di grandi poster volti a comunicare che i borghi muoiono mentre i paesi vivono [immagine di copertina; © La Rivoluzione delle Seppie].

Per il futuro, La Rivoluzione delle Seppie, oltre a sviluppare la collaborazione con la London Metropolitan University per trasformare il vecchio centro abitato in luogo ospitale per generazioni di giovani sempre più connessi al mondo, ha in cantiere il progetto Erasmus+ “School of commons” che, coinvolgendo partner italiani, francesi e greci, mira a sviluppare un percorso pedagogico informale nell’ambito architettonico e in contesti rurali. Allo studio c’è anche un progetto di mobilità relazionale, per narrare il territorio e riconnetterlo al mondo.

Partendo da Belmonte e incrociando linguaggi ed esperienze diverse, questa comunità in movimento su “confini dinamici” sta impegnandosi a costruire un modello di vita e lavoro collettivo da contrapporre all’iperspecializzazione e alla competitività. Così facendo, sta cercando d’immaginare un’alternativa alla visione turistica del ritorno ai borghi, attraverso un percorso che rivitalizzi un territorio e la sua comunità, connettendoli alle traiettorie della contemporaneità.

 

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 27 Luglio 2022