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Luca GibelloWritten by: Patrimonio Progetti

Ex Fiat Lingotto a Torino: invasione di pista!

Ex Fiat Lingotto a Torino: invasione di pista!

Visita al “rooftop garden” ricavato sulla copertura della storica fabbrica di automobili, su progetto di Camerana&Partners

 

TORINO. L’avevamo già detto in calce alla presentazione di Green Pea, inaugurato recentemente lì a fianco: vogliamo il verde urbano (quasi) ovunque, ma non sulla pista del Lingotto. L’articolo potrebbe già terminare qui, con la buona notizia dell’apertura al pubblico di uno spazio unico finora precluso, e il rammarico per la metamorfosi di un’icona architettonica, resa tale anche dalla celebre foto che ritrae Le Corbusier – il quale esalta la modernità della fabbrica in Vers une architecture – in pellegrinaggio sul tetto. Tuttavia, ci siamo presi la briga di andare a vedere di persona e, non senza un po’ di masochismo, ci rechiamo in visita nel torrido meriggio d’un sabato estivo. Accediamo a piedi al tetto dalla rampa elicoidale posta alla testata nord, ma siamo i soli a farlo. Peccato utilizzare l’ascensore dell’unico altro ingresso, in corrispondenza della Pinacoteca Agnelli, perdendosi l’emozione spaziale dell’ascesa; così come merita ridiscendere, sempre a piedi, dalla rampa sud, quella meglio conservata, dalla straordinaria tettonica strutturale.

 

Aiuole in pista

In circa venti minuti di perlustrazione sotto il solleone, incrociamo 7 anime (sante) che passeggiano sulla rinnovata «Pista 500». Quella che era la pista di collaudo delle automobili, prodotte nella fabbrica multipiano progettata dall’ingegnere Giacomo Matté Trucco a partire dal 1915 e definitivamente dismessa nel 1982, è da qualche mese una sorta di tetto-giardino con vista mozzafiato sulla città e sull’intero arco alpino occidentale. Una serie di aiuole dalla planimetria mistilinea occupa parte della carreggiata sui due rettilinei, riducendone la sezione stradale e definendo un percorso a chicane, che dovrebbe essere utilizzato per le dimostrazioni con auto elettriche. Laminati metallici alti da 10 a 30 cm circa contengono terra di riporto ove sono stati piantati, a detta del comunicato stampa, “45.000 esemplari di 300 specie autoctone diverse”. Il percorso della passeggiata anulare di un chilometro è delimitato da un nastro azzurro, largo circa 2 m, disegnato sull’asfalto. Di fronte alle fantastiche curve paraboliche, sono stati allestiti uno spazio fitness e uno relax, mentre qui e là il percorso è arricchito da interventi di artisti internazionali, secondo un programma in itinere a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti.

 

Yes to All?

Senza punto interrogativo, il motto campeggia in un’installazione al neon dell’artista Sylvie Fleury, sopra l’ingresso della Pinacoteca Agnelli (che, fino al 15 gennaio 2023, ne ospita la mostra personale “Turn me on”). Ricavata in una delle maniche interne di raccordo dei due bracci rettilinei della fabbrica, e sormontata dallo “scrigno-sarcofago” che contiene una manciata di quadri di famiglia, la Pinacoteca rappresenta il tassello conclusivo della vasta trasformazione del Lingotto firmata da Renzo Piano Building Workshop (1987-2003). E proprio la Pinacoteca gestisce l’accesso a «Pista 500», con tanto di biglietto (2 euro, definiti “simbolici”) e orari (11-21; lunedì chiuso). Scordatevi di calcare l’asfalto con ruote che non siano le quattro di un veicolo elettrico marchiato Stellantis: niente bici ma neppure «monopattini, pattini o alcun mezzo su ruote», come recita il terzo dei 26 punti del regolamento, ovviamente tutti divieti. E pensare che le paraboliche sembrano lì ad attendere gli skaters. Già, ma la sicurezza… E per l’appunto, il personale della security è lì e sorveglia.

Insomma, non esattamente quello che si suole definire uno spazio pubblico; anzi, è piuttosto palpabile la sensazione d’essere a casa d’altri (cosa peraltro vera).

 

Green marketing

Infine, i pannelli c’informano che l’operazione «Pista 500» è «un manifesto di ecosostenibilità e inclusività dedicato alla città di Torino». Al di là del fatto che, a memoria, fatta salva l’omonima Fondazione, stentiamo a ricordare qualche “libera elargizione” al capoluogo piemontese da parte della famiglia Agnelli e affini, ci sembra che il racconto si nutra di retoriche, oggi certamente vincenti, in direzione del greenwashing. Le graziose aiuole, che intendono “inverdire” un manufatto il quale, nell’immaginario architettonico, è e resterà una sorta di Fun Palace in cemento armato, sembrano l’emblema dell’attuale svolta green dell’industria automobilistica, che tale sarà solo quando la propulsione elettrica dipenderà da energia totalmente pulita; diversamente, avremo solo spostato il problema.

Così, onestà per onestà, ci sarebbe piaciuto vedere il tetto del Lingotto finalmente accessibile sì, ma alle nostre auto, magari anche sgasanti, in barba (ma solo lì, ovviamente, perchè trattasi di una straordinaria eccezione) all’ecologicamente corretto. E, probabilmente, in molti da mezzo mondo avrebbero fatto carte false, senza obiettare sul pagamento di un salato pedaggio in nome del business, pur di farsi un giro con la propria auto lassù.

Perché non stiamo parlando della High Line di New York. E neppure di un parco sul tetto (come nel caso del rinnovo dell’ex Philips con la Strijp S del paesaggista Piet Oudolf con Coenen Sättele Architecten a Eindhoven); che, quello sì, avrebbe sovvertito i paradigmi percettivi, con alberi a “galleggiare” surrealisticamente, a 30 metri di quota, in competizione con la “bolla/eliporto” da un lato, e con lo “scrigno/sarcofago” dall’altro. Stiamo invece parlando di una sottile coltre di terra stesa sull’asfalto ove, al massimo, crescono fiori e qualche cespuglio; purché, viste le odierne canicole, vengano cospicuamente irrigati (oltre 20 km di micro-tubi), senza badare a razionamenti idrici. In ogni caso, l’insolazione degli astanti è assicurata.

 

Immagine di copertina: © Marco Schiavone – courtesy Benedetto Camerana

 

 

La carta d’identità del progetto

Committente: Stellantis Group
Localizzazione: Torino, Via Nizza 262
Progetto: Benedetto Camerana (architettura del paesaggio, direzione artistica e coordinamento)
Consulenti: Cristiana Ruspa (botanica), DROMO Engineering Architecture and Landscape, Guarino – Gierregi Ingegneria (consulenza strutture e impianti meccanici), Alberto Richiero – Gierregi Ingegneria (impianti elettrici), Massimo Pasquero – Greco Engineering (antincendio)
Collaboratori: Mattia Greco (project manager), Alberto Domini, Laura
Acito, Gabriele Rossi, Antonio Pangallo, Andrea Tomasino
Procedura: incarico diretto
Contractor: D’Engineering srl
Cronologia: progetto 2019; termine lavori settembre 2021
Dati dimensionali: area complessiva 27.000 m; giardino 7.000 mq; tubi di microirrigazione 20.094 m

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 26 Luglio 2022