I numeri della 60° edizione parlano chiaro: 262.608 visitatori in 6 giorni, da 173 paesi, 61% dall’estero
MILANO. Fatta salva l’operazione di comunicazione di esistenza in vita effettuata con il Supersalone lo scorso anno, erano tre anni, dal “lontano” 2019, che il Salone non irrompeva nella vita della città e del mondo globale del design. Non era affatto scontato che tornasse a farlo.
Ci è riuscito con apparente semplicità, trascinando tutta la città in una settimana che è sembrata arrivare naturale – solo molto più caldo il clima – come se la pandemia non ci fosse mai stata (e la guerra rimasta una cosa lontana). Ha prevalso, nettamente, la necessità di ripartire, la voglia di incontrarsi, il bisogno e il piacere di toccare con mano i prodotti, i materiali, di testare le tecnologie, di vivere gli spazi, di essere parte del grande teatro della creatività.
Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia nel firmare il guest book del Salone alla chiusura della manifestazione scrive “più di 12 miliardi di PIL per l’Italia: la fiera più importante, la porta dell’Italia per il mondo”.
60 anni con coscienza del cambiamento dei tempi
Questa è probabilmente la chiave di lettura più convincente di un evento che va oltre il proprio settore e che ha celebrato la sessantesima edizione – del 1961 il debutto – con la coscienza del cambiamento dei tempi. La pandemia e lo scenario internazionale ci impongono una riflessione profonda sul senso di questa sessantesima edizione, queste le parole del presidente del Salone Maria Porro, che puntualizza all’apertura della manifestazione: “stiamo sperimentando nuovi modi di lavorare, viaggiare, abitare. Una quotidianità da ricostruire che ci sfida e che ci spinge a reiventarci. Un intero settore sta già lavorando per dare delle risposte su come gli spazi che viviamo debbano adattarsi ai cambiamenti. Questo Salone è finalmente l’occasione per condividerle”.
All’appello hanno risposto 2.175 brand, di cui il 27% esteri, che hanno esposto in 20 padiglioni alla Fiera di Milano Rho e 600 giovani designer, in prima fila al Salone Satellite.
Assenti per i noti motivi i cinesi e buona parte dei russi, sono però cresciuti India, Corea e Brasile e gli ordini sono arrivati anche da Vietnam, Uzbekistan, Libano, Iran, Malesia, Bangladesh: al Salone si sono presentati anche molti paesi africani mai venuti prima.
Il presidente di Federlegno Claudio Feltrin ci ha ricordato i fondamentali sui quali poggia il settore “La grande partecipazione alla 60° edizione del Salone del Mobile.Milano è la risposta migliore che il settore potesse dare dopo le difficoltà e le incertezze degli ultimi due anni che, purtroppo, non sembrano però ancora essere finite. Il 2021 ha segnato per la filiera legno-arredo un anno al di sopra delle aspettative, con un fatturato alla produzione di oltre 49 miliardi di euro e un +14% sul 2019, un +7,3% di export e un +18,4% del mercato italiano”.
L’offerta culturale, in fiera e in città
Ricca e interessante l’offerta culturale in fiera e in città, parte integrante del Salone come nella migliore tradizione degli ultimi decenni.
Al riproposto padiglione di S.Project abbiamo potuto visitare la mostra-installazione “Design with Nature”, curata da Mario Cucinella che in 1.400 mq racconta un ecosistema virtuoso che vorrebbe, idealmente, rappresentare il futuro dell’abitare. Tra le celebrazioni per la sua 60° edizione, il Salone del Mobile.Milano ha voluto rendere omaggio ai suoi espositori e alla grande tradizione del Compasso d’Oro, nato nel 1954 da un’idea di Gio Ponti. Con la curatela di Alessandro Colombo e Paola Garbuglio, e in collaborazione con ADI-Associazione per il Disegno Industriale, sono stati proposti due allestimenti: DESIGNin the Kitchen, dedicata ai prodotti legati alla cucina, e DESIGNin the Bathroom, riferita all’arredobagno.
Fino al 17 giugno, nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, va in scena una monumentale installazione cinematografica site-specific curata da Rampello & Partners Creative Studio, dedicata a 11 valori che sono, da sempre, impressi nel DNA della Manifestazione. Vengono proiettati 11 film d’autore realizzati da 11 grandi firme della regia italiana che hanno interpretato una parola-chiave, trasformandola in un corto d’autore. Francesca Archibugi si è cimentata con la parola Emozione, Pappi Corsicato con Impresa, Wilma Labate con Progetto, Bruno Bozzetto con Sistema, Luca Lucini con Comunicazione, Claudio Giovannesi con Cultura, Gianni Canova e un team di studenti di cinema dell’Università IULM con Giovani, Donato Carrisi con Ingegno, Daniele Ciprì con Milano, Stefano Mordini con Saper Fare, e infine, Davide Rampello con Qualità.
262.608 visitatori in 6 giorni
Per chi considera l’evento frivolo, tenga presente che la ricaduta sulla città è stata stimata in 247 milioni di indotto. D’altra parte il popolo delle press preview e degli opening era in astinenza da tre anni e i più di 700 eventi accreditati hanno costituito un’occasione da non perdere.
Per chi, dall’alto della sua posizione, si domanda se abbia ancora un senso il Salone, possono rispondere i 262.608 visitatori in 6 giorni, provenienti da 173 Paesi, con il 61% di operatori di settore e buyer giunti dall’estero.
Come sempre, questo o quel blasonato brand ha deciso di rimanere in città facendo la fronda a quello che rimane, comunque, il solido albero sotto i cui rami da sessant’anni ci si incontra in nome del design e si fa innovazione e ricerca, poco importa se dentro o fuori la fiera.
Per chi, responsabilmente, si domanda e chiede se i modelli della ripartenza non possano e debbano essere diversi, crediamo che i segni di cambiamento si stiano presentando e che il mercato, anche e soprattutto per la sua stessa sopravvivenza e crescita, non li sottovaluti, al netto delle abusate discussioni su sostenibilità, ecologia e circolarità, che ci hanno travolto con la piena degli eventi.
Per tutti valga l’appuntamento all’aprile 2023, al quale si arriverà con un anno di 9 mesi ricco e impegnativo, situazione geopolitica globale permettendo.
About Author
Tag
fiere , Milano , salone del mobile
Last modified: 14 Giugno 2022