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Francesco GastaldiWritten by: Città e Territorio

30 anni dopo l’Expo: l’avvio di un’importante stagione urbanistica

Le celebrazioni hanno rappresentato per Genova un grande motore di cambiamento in chiave turistica, ancora oggi incentrato sul binomio Acquario e centro storico

 

GENOVA. Tutto inizia il 15 maggio 1992, quando si aprono (per 3 mesi a pagamento durante l’Expo per i 500 anni della scoperta dell’America da parte del navigatore genovese Cristoforo Colombo e poi in forma libera a cittadini, visitatori e turisti) i “cancelli” dell’area del porto antico, antistante al centro storico. Si avvia una stagione importante e forse irripetibile per Genova, con l’apertura alla città dei moli e dell’Acquario si avvia un percorso d’interventi di recupero a funzioni urbane che durerà per almeno un quindicennio, coinvolgendo aree a forte valenza rappresentativa e simbolica, luoghi ed edifici caratterizzanti l’immagine veicolata all’esterno, riferimenti identitari della memoria storica e iconografica.

 

1992, una concretizzazione di progettualità

Con il 1992 trovano concreta realizzazione una serie di progettualità maturate da metà anni ottanta quando la Regione, il Comune e il CAP siglarono il Protocollo di intesa che sanciva la dismissione dell’area del porto antico per recuperarla a usi turistici e diportistici e si hanno i primi incarichi affidati a Renzo Piano. In questo ambito, l’Acquario è il motore principale della ridefinizione del waterfront in chiave di fruizione turistica e legata al tempo libero. Tra gli altri principi base dell’intervento occorre rilevare che il progetto punta a raggiungere il massimo d’identificabilità nell’opinione pubblica e una valorizzazione unitaria dell’insieme, al fine di preservare il fascino dell’ambito portuale, dei “luoghi del lavoro” e la sua collocazione paesistica.

Elementi caratterizzanti sono gli edifici esistenti, ristrutturati senza alterarne il carattere ambientale, le strutture nautiche, l’acqua del mare, intesa anche come presenza naturale. A partire dalle banchine antistanti Palazzo San Giorgio, l’area espositiva si estende per circa 5 ettari, dal molo vecchio al ponte Spinola, ed è delimitata dagli edifici del Deposito franco e dall’area antistante la Porta Siberia. Comprende una volumetria di 416.000 mc, comprendente spazi espositivi (Magazzini del cotone), parcheggi, spazi commerciali, un centro congressi, l’acquario e la piazza delle feste, dominata dal “grande Bigo” (simbolo caratterizzante l’esposizione).

 

Una legge speciale per la sdemanializzazione

Chiusa la manifestazione si avvia una fase d’incertezza per l’area dell’Expo (fra i diversi soggetti che avevano costituito l’ente gestore, cioè l’Ente Colombo ’92), risolta grazie all’emanazione di una legge speciale per la sdemanializzazione delle aree e attraverso la creazione di un soggetto operativo ad hoc: la società Porto antico spa, partecipata dal Comune, dall’Autorità portuale e dalla Camera di Commercio, a cui viene affidato l’incarico d’individuare le nuove destinazioni d’uso dell’area (funzioni non concorrenziali, ma sinergiche con quelle della zona contigua del centro storico). La società, ancora operante, diviene operativa a partire dal 1995 (anche tramite i fondi dell’Obiettivo 2) e riesce in breve tempo a collocare tutti gli spazi disponibili (una biblioteca per ragazzi, una multisala cinematografica, un centro congressi, attività per il tempo libero, una piscina e gallerie commerciali).

 

Una meta turistica

Le azioni, tra politiche e interventi, che si sono succedute dal 1992 in poi (comprese le realizzazioni per gli altri due grandi eventi – per il vertice G8 del 2001 e per Genova2004 Capitale europea della cultura – hanno contribuito a mettere in luce e a “svelare” risorse nascoste e spesso ignote agli stessi genovesi (il patrimonio storico-culturale, l’ambiente portuale), e a far capire come queste potessero diventare motore di nuove occasioni di sviluppo economico. La principale attrattiva turistica della manifestazione è rappresentata dall’Acquario, che acquisterà nel tempo un numero di visitatori sempre maggiore (30 milioni in 30 anni). Nei primi anni novanta viene insediata nel porto antico la facoltà di Economia e commercio, mentre prende avvio la realizzazione del porto turistico (area ponte Spinola – ponte Calvi) e il nuovo terminal traghetti prosegue il proprio iter progettuale e attuativo.

Forse non tutti ricordano che Genova, pur essendo città di mare, non era una realtà turistica. Lo è diventata a poco a poco: le azioni che sono state intraprese sotto la regia pubblica hanno innescato processi di riqualificazione e di miglioramento della qualità urbana e di nuova offerta territoriale per i visitatori. Il binomio waterfront – centro storico per un quindicennio (1992-2007) ha innervato le principali scelte strategiche, non solo in termini urbanistici, ma anche di ridefinizione complessiva dell’immagine della città, partendo dal presupposto d’intervenire nella parte del tessuto urbano più ricca di potenzialità, solo in parte sfruttate. Waterfront e centro storico sono visti come un giacimento di risorse per definire nuovi processi di crescita in epoca post industriale. Il recupero del fronte mare e le operazioni di manutenzione nel centro storico hanno portato gli abitanti verso un cambiamento di atteggiamento nella percezione della propria città, con crescita del senso di appartenenza e di rafforzamento degli elementi identitari attraverso la ritrovata fruibilità delle funzioni collettive e di rappresentanza.

Trent’anni dopo, la ripartenza turistica post-Covid è avvenuta proprio dall’Acquario e dal porto antico. Si attende un’estate “italiana” densa; l’area sarà di nuovo piena di famiglie, bambini, scolaresche. La Genova industriale grigia e triste sarà solo un ricordo.

 

Immagine di copertina: © Francesco Gastaldi

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Last modified: 17 Maggio 2022