Professione Designer intervista la designer-maker ucraina di Framiore, atelier di produzione e centro di ricerca e sviluppo per tecnologie tessili con cui ha rivisitato l’abbigliamento tradizionale
Natalka Naida, ex atleta professionista, ha deciso di mettersi in proprio quando è diventata madre per la prima volta nel 2008. Ora è titolare di diversi marchi di abbigliamento e accessori etici, e coordina un progetto educativo per bambini che opera con successo nei mercati locali e occidentali. Solo per citarne alcuni, la Bukvica (laboratorio di serigrafia e cucito) e la Shuflia (manifattura familiare di articoli in pelle). Framiore è un marchio di abbigliamento femminile antropologico orientato all’esportazione che, in soli tre anni, ha ottenuto riconoscimenti e sostegno da partner e donatori internazionali. Naida è a tutti gli effetti una “maker”: persone che rendono l’ambiente bello e avvincente, ed è convinta che se qualcuno desidera condizioni di vita migliori, sta a lui crearle. Framiore è strutturata in un atelier di produzione e in un centro di ricerca e sviluppo per le tecnologie tessili. Il team del marchio studia le tradizioni nell’abbigliamento femminile moderno utilizzando tessuti innovativi, ecologici o deadstock. La mission è preservare le tradizioni sartoriali di culture meno conosciute o a rischio estinzione, realizzando abiti eleganti e minimalisti secondo principi di produzione sostenibile ed etica. Tutti gli articoli sono realizzati internamente a mano e ordinati solo nell’atelier del marchio a Ivano-Frankivsk, in Ucraina. “La tradizione è la conoscenza tramandata di generazione in generazione e determina chi siamo e cosa ci rende speciali”, afferma Naida. Ella oggi è riuscita a unire una squadra di persone che condividono lo stesso pensiero e che lavorano ogni giorno per l’Ucraina. A partire dal primo giorno dell’invasione russa, Framiore ha infatti iniziato a cucire sacchi a pelo per le forze armate ucraine.
Sembra assurdo e quasi fuori luogo parlare di design in questi giorni di tensione, violenza e morte. Quali sono i messaggi di aiuto e speranza che arrivano dalla comunità dei designer ucraini?
Perché assurdo? Design e architettura ci accompagnano ovunque. E questa guerra non cesserà se non ne parliamo. Al contrario, dobbiamo coltivare questo dialogo. Non posso parlare a nome di tutti, ma quando si tratta di me e di ciò che mi circonda, vedo due cose: in primo luogo, come i designer ucraini si siano uniti attorno alla lotta, creando “cose” per sostenere l’esercito, o semplicemente continuando a lavorare, sostenendo i loro team e l’economia. Secondo aspetto: oltre due mesi di guerra ci hanno insegnato a lavorare più velocemente, non solo in termini di progettazione e produzione, ma soprattutto in termini di processi d’interazione tra diverse discipline.
Prima del conflitto, i designer ucraini guardavano di più alle relazioni professionali con l’Europa o con la Russia? Qual è la direzione giusta dal suo punto di vista?
Non avevamo relazioni con la Russia e non avevamo piani del genere. Tre anni fa, quando abbiamo lanciato la nostra azienda, uno dei nostri obiettivi era quello di cambiare l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dell’Ucraina come paese che non può essere solo considerato come bacino da cui attingere forza lavoro ma anche capace di creare valore aggiunto. Penso che ora tutti nel mondo sappiano dove si trova l’Ucraina e continueremo a lottare per il nostro posto nel cuore degli utenti europei.
Una domanda per distogliere l’attenzione dal conflitto. Qual è il settore trainante in cui il design ucraino è oggi riconoscibile?
Siamo creativi, flessibili e liberi da restrizioni e paure. Da un lato, però, spesso ci manca la formazione aziendale, perché, oltre al design, abbiamo bisogno delle competenze per vendere il nostro prodotto; dall’altro, invece, vedo quali profonde problematiche può indagare, descrivere e per certi versi toccare il design ucraino.
Un progetto che vi sta particolarmente a cuore e su cui vi concentrerete non appena si potrà parlare di ritorno alla normalità e ricostruzione.
Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato alla fondazione di Framiore. E non si tratta proprio di moda, o di un prodotto, vorrei portare il dialogo a un altro livello, per me è importante come lo realizziamo. La nostra missione è preservare la tradizione sartoriale di culture meno conosciute o in via di estinzione nel mondo. È importante che i nostri abiti siano comodi, leggeri, eleganti e, allo stesso tempo, rispettosi del pianeta. La donna Framiore ama viaggiare e lo fa facilmente. È sicura di sé e apprezza l’estetica. È piena di empatia. Ama la natura e la vita e ne ammira la bellezza. Crediamo che la “cura” non passerà mai di moda. Il nostro obiettivo è offrire un’alternativa al fast fashion e ai vestiti di bassa qualità: abiti realizzati secondo il principio della sostenibilità e della produzione etica in Ucraina; abiti che dureranno per anni grazie a un approccio differente allo sviluppo, al design, all’uso di materiali innovativi; abiti di qualità a un prezzo ragionevole grazie a un moderno atelier di cucito che applica i principi della lean production e imposta così uno sviluppo rapido e di alta qualità delle nuove collezioni (riduzione del 40% dei tempi di sviluppo), formazione del personale con tecniche di lavorazione tessile specializzate, eliminando i punti deboli della progettazione; abiti che fanno da ponte tra passato e futuro, trasmettendo nelle nostre collezioni la saggezza dei popoli del mondo. Per disegnare una collezione (due all’anno) studiamo le tradizioni di alcuni popoli e cerchiamo di trasmetterle attraverso un comodo abbigliamento femminile per la città. Al momento stiamo lavorando alla soluzione “Design Your Own Piece”. Sulla base delle ricerche di mercato condotte, abbiamo riscontrato una certa difficoltà nella selezione delle unità di base: camicia, pantaloni, abito (sia nel guardaroba maschile che femminile). Pertanto, prima di tutto, vogliamo sviluppare gli stili classico, speciale e casual relativi a tre articoli (camicia, pantaloni, vestito). Si tratta di predisporre un modulo interattivo, integrato all’interno del sito Framiore, che consente all’utente di “disegnare” il proprio modello (utilizzando il nostro algoritmo: modello, materiale, colletto, lunghezze, polsini, bottoni, ecc.), ma senza per questo aumentarne i costi. Possiamo raggiungere questo obiettivo attraverso le attività di ricerca e sviluppo, la produzione economica e flessibile, il nostro studio fotografico e il team di progettazione.
Se dovesse elencare tre elementi chiave affinché il design sia parte attiva nei futuri processi di pace con il popolo russo, a cosa penserebbe?
Non riesco a pensarci ora. Fino ad allora, non ci sarà pace.
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guerra , professione designer , ucraina
Last modified: 16 Maggio 2022