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Simona CanepaWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Singapore, il fil rouge è verde/1

Ritratti di città. Singapore, il fil rouge è verde/1

A 30 anni dall’adozione del Green Plan, la sfida oggi è diventare entro il 2030 un modello di city in nature

 

SINGAPORE. Quando nel 1898 Ebenezer Howard pubblicò il libro Tomorrow: a Peaceful Path to Real Reform teorizzando il concetto di garden city, Singapore era una colonia britannica dal 1819. Diventata città-stato dopo aver ottenuto l’indipendenza nel 1965, oggi la Città del Leone è il quarto centro finanziario mondiale con una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti.

Singapore ha dimostrato una spiccata sensibilità all’ecologia e alla sostenibilità ambientale promuovendo nel 1992 il suo primo piano green, che le è valso l’epiteto, coniato da Lee Kuan Yew, di city in the garden: al crescere dei residenti è infatti corrisposta la crescita degli spazi verdi che hanno raggiunto oggi il 47% della superficie della città asiatica a sud della Malesia.

 

Una bandiera fin dall’atterraggio a Changi

Singapore ha fatto del verde la sua bandiera e lo dimostra accogliendo chi atterra all’aeroporto Changi o chi è in attesa d’imbarcarsi a visitare il Jewel, una struttura in acciaio e vetro dalla copertura ad anello che lo studio Safdie Architects ha progettato per contenere un parco tropicale su più livelli sviluppato attorno alla cascata d’acqua indoor più alta al mondo, che all’imbrunire si trasforma in uno schermo di luci. Un sistema di raccolta delle acque piovane ne permette l’utilizzo prima per la cascata e poi per l’irrigazione del giardino. I vari terrazzamenti sono collegati da scale, sentieri e aree relax. Il piano più alto ospita il Canopy Park, dove attrazioni e spazi ricreativi per tutte le età s’integrano alla vegetazione: un ponte di vetro, strutture a rete sospese tra le fronde degli alberi, uno scivolo gigante, labirinti di siepi e di specchi. Attorno al verde, lungo 4 dei 5 livelli e poi nei 2 piani interrati, sono ubicati negozi, caffetterie e ristoranti, un cinema multisala e un hotel.

Gardens by the Bay sono giardini botanici proiettati nel futuro. Risultato di una competizione internazionale vinta dal team costituito da Grant Associates, Gustafson Porter e Wilkinson Eyre Architects, sono il richiamo di Singapore dal 2012, di giorno per sfuggire al caldo afoso e di sera per ammirare i giochi di luci e suoni. Sono caratterizzati da due serre asimmetriche che ricreano le condizioni del clima tropicale delle regioni montane (Cloud Forest) e quello delle regioni semi-aride (Flower Dome) e da 18 Supertrees, strutture in calcestruzzo con un’altezza compresa tra 25 e 50 metri (i più alti sono uniti da una passerella aerea) rivestite da acciaio ed essenze verdi; nella struttura sono inclusi pannelli solari per la produzione di energia per l’intero parco, serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana utilizzata per l’irrigazione unitamente a prese e scarichi delle turbine dell’impianto di raffrescamento delle serre.

 

Evergreen, everywhere

La città costruita sembra essere attraversata da un corridoio verde che si srotola lungo i marciapiedi (spesso separati dalla sede stradale mediante rigogliose aree trattate con piante ed essenze tropicali che assorbono le polveri sottili del traffico), entra dentro gli edifici creando giardini negli atri di accoglienza, si arrampica sulle facciate raggiungendone la sommità, fa capolino insinuandosi tra i piani degli edifici con giardini pensili. Gli architetti progettano edifici in cui il verde è parte della costruzione, sottolineandone il miglioramento delle prestazioni e nello stesso tempo i benefici fisici e psicologici per gli utenti. Il verde si configura quindi non come un’aggiunta, ma come qualcosa che si sviluppa insieme alle varie parti del progetto, in stretta relazione sia con l’esterno che con gli spazi interni, passando per gli spazi di relazione tanto negli edifici pubblici che privati.

Singapore è una città pionieristica nella combinazione tra vegetazione e architettura e gli esempi sono numerosi in tutti i settori delle costruzioni: archistar, studi di progettazione locali e internazionali hanno contribuito negli anni alla costruzione dello skyline e del panorama urbano adottando il verde come parte integrante dei loro progetti.

L’Oasia Tower, realizzata in collaborazione tra WOHA e STX Landscape Architects, è una torre verde la cui vegetazione si sviluppa lungo una struttura di rete d’acciaio perforata dai colori rosa, rosso, marrone e arancione: il verde, costituito da oltre 20 specie di rampicanti ed essenze floreali, costituisce la pelle più esterna dell’edificio. La facciata si presenta quindi come un gigantesco mosaico organico che cambia aspetto man mano che le piante trovano il proprio equilibrio ambientale nello spazio al variare delle condizioni climatiche e della fioritura. Tre grandi vuoti alternati interrompono la superficie vegetale, definendo il cambio di destinazione d’uso interno e una terrazza per le attività comuni immersa nel verde: la torre infatti ospita unità ufficio-abitazione, un hotel e un club disposti alternati lungo due lati del perimetro. Le terrazze, dotate di ventilazione incrociata, sono ubicate ai livelli 6, 12, 21, mentre quella del livello 27, in copertura, è a cielo aperto, ad uso esclusivo dell’hotel e del club; i livelli 6, 21 e 27 sono dotati di piscine, palestra e spazi giardino con alberi; al livello 12, dove è ubicata la reception dell’hotel, è presente un giardino naturalistico selvaggio, con padiglioni in legno adibiti ad area relax e una sala riunioni che fiancheggiano uno spazio di prato incassato.

CapitaSpring è un grattacielo da poco inaugurato a firma di Bjarke Ingels Group e Carlo Ratti Associati: adibito ad uffici e residenze, si sviluppa su un basamento allungato ospitante un hawker centre (il tipico luogo di consumo di cibo cotto di Singapore), spazi commerciali e l’atrio di accesso per le abitazioni e gli uffici. Parte della facciata esterna è costituita da elementi verticali che sembrano dilatarsi per lasciare “esplodere” la vegetazione tropicale degli spazi accessibili dalla comunità, dall’atrio fino alla copertura, dove è stata ricavata una fattoria urbana per la coltivazione di verdure e spezie. Tra gli 8 piani di residenze e i 29 di uffici a circa 100 metri di altezza, si trova un lussureggiante giardino che occupa 4 piani dove è possibile passeggiare, rilassarsi, fare jogging, ma anche lavorare in spazi dedicati. Una passeggiata interna a spirale collega i diversi livelli creando molteplici visuali sulla “giungla” interna e sul paesaggio costruito esterno. In questo giardino pubblico, dalla superficie pari al 140% di quella del sito, si è cercato di privilegiare la biodiversità con la piantumazione di oltre 130 specie, con più del 60% di essenze autoctone.

Nel settore dell’hospitality WOHA ha realizzato uno degli edifici più iconici di Singapore, l’hotel giardino Parkroyal on Pickering. Le sue sagomate terrazze verdi tra i blocchi delle camere e quella continua con verde a cascata del piano dedicato al benessere e relax degli ospiti con piscine e percorsi nella natura, rappresentano la sfida della conservazione del verde in un centro urbano edificato ad alta densità, ma anche la sua moltiplicazione per renderlo architettonicamente sorprendente e integrato al fine di contribuire a costruire edifici sempre più sostenibili. Gli architetti sono riusciti infatti a sviluppare una quantità di verde pari a circa il doppio della superficie del sito e a offrire ad ogni stanza una vista sulla vegetazione pensile. Anche l’arredo degli spazi comuni richiama lo stretto rapporto con la natura, privilegiando l’utilizzo di materiali quali il legno, i ciottoli, l’acqua.

Immagine di copertina: Gardens by the Bay (Grant Associates, Gustafson Porter e Wilkinson Eyre Architects, 2012)

LEGGI LA SECONDA PARTE DEL RITRATTO

 

 

Autore

  • Simona Canepa

    Architetto, docente presso il Politecnico di Torino del corso di Design for living nella laurea triennale di Architettura e dell’atelier Progettazione degli spazi abitativi nel Master in Interior Exhibit & Retail Design. Nel 2019 è stata visiting researcher presso la School of Architecture della University of Tehran nell’ambito del progetto di Internazionalizzazione della Ricerca del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, i cui esisti sono stati pubblicati nel volume “Spaces for living, Spaces for sharing” edito da LetteraVentidue.

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Last modified: 3 Maggio 2022