Una mostra in Germania racconta il controesodo verso le aree rurali, lontano dal caos e dai costi esorbitanti delle grandi città
“Tutto il mondo parla del processo di urbanizzazione e del fatto che in futuro metà della popolazione mondiale vivrà nelle città.
Io sono interessato all’altra metà”
(Sami Rintala, architetto e artista finlandese)
NEU-ANSPACH (GERMANIA). La mostra «Nice out here. Architecture in rural areas» è il frutto di una collaborazione tra il Deutsches Architekturmuseum di Francoforte e il Freilichtmuseum Hessenpark di Neu-Anspach/Taunus, nell’Assia, che la ospita. Non è un caso che la rassegna sia stata ideata da un museo tedesco: le aree rurali della Germania, nell’ultimo secolo spopolatesi soprattutto di giovani alla ricerca di fortuna, lavoro e un tenore e stile di vita moderni nelle grandi città, stanno riguadagnando sempre più credibilità come luoghi in cui vivere e lavorare. Molte giovani famiglie tedesche, un po’ per l’invivibilità dei centri urbani e delle loro periferie, un po’ per il costo esorbitante di affitti sempre più esosi, a esclusiva portata dei soliti speculatori internazionali, hanno deciso di trasferirsi in campagna, dove i piccoli centri vanno ripopolandosi e soprattutto ri-attrezzandosi con nuove infrastrutture e soluzioni architettoniche degne di nota.
Se guardiamo alla sola Germania e ai suoi 10.800 comuni, scopriamo una nazione fortemente policentrica e con una superficie al 90% rurale. Sia le città che i più piccoli centri (meno di 200 contano più di 50.000 abitanti) vivono separati dalla campagna con aree periferiche satellitari di dimensioni (e spesso costruzioni) mostruose: un dato che caratterizza altresì la struttura insediativa di tutta l’Europa Centrale. Circa 47 milioni di persone (oltre la metà della popolazione) vivono in campagna; oltre l’80% del territorio nazionale è utilizzato per l’agricoltura e la silvicoltura, per l’approvvigionamento di cibo e materie prime (51% uso agricolo, 30% foreste, 14% aree d’insediamento e trasporto, 5% altro). Secondo Eurostat, infine, il 90% dei territori dell’UE è rurale o prevalentemente tale, e circa la metà della popolazione europea vive in aree rurali.
70 testimonial per il ripopolamento
Come risponde oggi l’architettura al ripopolamento rurale e alle esigenze abitative e lavorative dei nuovi arrivati dalla città? La mostra racconta 70 progetti selezionati di case residenziali e/o altre tipologie convertite (cascine, locande, laboratori, cantine, impianti sportivi ed edifici pubblici) che mostrano i diversi contributi che l’architettura può dare allo svolgersi di una buona, sana vita nelle zone rurali. Gli esempi riguardano per lo più edifici costruiti in Germania, Austria e Svizzera, con qualche episodica incursione nei paesi europei limitrofi, fra cui il nostro Alto Adige. Molta attenzione è riservata alle aree e alle città di: Foresta nera nel Baden-Württemberg (11 esempi selezionati, per lo più riconversioni) con la sua “Bauwerk Schwarzwald”, associazione che funge da centro di competenza per la conservazione e la promozione della cultura edilizia della Foresta nera e della regione sull’esempio di Vorarlberg (Austria), Grigioni (Svizzera) e Alto Adige; Turingia (5 progetti), dove cittadini, architetti e intere comunità parrocchiali o settori della società civile hanno salvato con successo luoghi e testimonianze della cultura architettonica autoctona dando loro nuova vita, fortemente ancorata alle radici; Krumbach (città austriaca della Foresta di Bregenz – 4 progetti), contrassegnata da una forte partecipazione civica, dietro la spinta del sindaco, che ha portato allo sviluppo di innumerevoli progetti edilizi e per la pianificazione del territorio; Valendas (frazione del comune di Safiental nella Regione Surselva del Cantone dei Grigioni, Svizzera – 4 progetti), da tempo immemore depressa e spopolata ma oggi rinata grazie alla Fondazione Valendas Impuls che promuove progetti di conservazione di edifici e spazi esterni particolarmente degni di tutela.
La parola ai residenti
Oltre che squisitamente di architettura, scelte progettuali e conservative, di soluzioni sostenibili, imprescindibili nei paesi di lingua tedesca, capaci di combinare tradizione e contemporaneità, si discute di finanziamenti pubblici e privati ottenuti da cittadini, professionisti e piccole imprese, dunque di budget e di studi professionali locali o temporaneamente in trasferta nei luoghi di approdo dei “neo-coloni”.
Il racconto quasi esclusivo d’interventi di conversione e ristrutturazione vuole fungere da fonte d’ispirazione per nuovi progetti e scelte di vita a venire. Nella mostra infatti, non parlano solo gli architetti o i costruttori, ma anche e soprattutto i residenti, le piccole comunità locali e le cooperative, le nuove piccole imprese, i gestori di nuovi bar e locande, divenuti intanto gettonatissimi punti di ristoro e sosta per turisti di passaggio o più stanziali. Tutto molto bucolico, la giusta misura tra otium e negotium.
Immagine di copertina: Siedlung a Bludenz, Austria, 2019. Progetto di feld72 (© Hertha Hurnaus. Courtesy DAM Francoforte)
“Bello qui. Architettura delle aree rurali”
27 marzo – 27 novembre
Freilichtmuseum Hessenpark di Neu Anspach/Taunus
Una mostra di: DAM/Museo Tedesco di Architettura di Francoforte sul Meno e Freilichtmuseum Hessenpark a Neu-Anspach con il sostegno della Bundesstiftung Baukultur
Inaugurazione ufficiale: 1 maggio
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aree interne , germania , mostre
Last modified: 16 Aprile 2022