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Parma e il lungo potere dei Farnese

Parma e il lungo potere dei Farnese

Alla Pilotta una rassegna “di sistema” che su 10.000 mq ne racconta l’affermazione attraverso l’arte e l’architettura

 

PARMA. L’epopea dei Farnese nel ducato di Parma, Piacenza e Guastalla prese consistenza quando Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, venne eletto papa il 13 ottobre 1534. Durò dal XVI secolo fino al 1731, anno in cui lo stato pre-unitario passò ai Borbone-Parma che lo ressero fino al 1859. Un pontefice storico, per avere autorizzato la nascita della Compagnia di Gesù su indicazione di Ignazio di Loyola nel 1540 e convocato il Concilio di Trento nel 1545. Non solo: fondamentale anche per i diritti umani ante litteram, visto che firmò la bolla Sublimis Deus, con la quale gli indios nativi americani erano considerati esseri umani e, dunque, non più sfruttabili.

Paolo III salì al soglio di Pietro in un momento storico difficilissimo per la Chiesa, come racconta in apertura la mostra “I Farnese. Architettura, Arte, Potere”, presso il Complesso monumentale della Pilotta, con la cura di Simone Verde in collaborazione con Bruno Adorni, Carla Campanini, Carlo Mambriani, Maria Cristina Quagliotti, Pietro Zanlari. Al tempo del pontefice farnesiano, infatti, i Lanzichenecchi avevano appena devastato Roma (1527), mentre proseguiva la guerra tra Francesco I di Francia e Carlo V di Spagna: il fronte cattolico era diviso vista l’alleanza francese con Solimano I e viste, nel 1517, le tesi che accusavano Roma di degenerazione affisse da Martin Lutero sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg (Sassonia).

 

La politica della committenza

Da questi accadimenti storici prende appunto il via una rassegna che possiamo definire di “sistema”, a tratti molto complessa e ampia ben 10.000 mq. Vi si ricostruisce in profondità la committenza della famiglia Farnese sul territorio emiliano, ex ducato nel quale restano tante architetture tra cui Palazzo Farnese di Piacenza e la stessa Pilotta. Nelle sale, suddivise in una quindicina di sezioni, sono ordinate oltre 300 opere provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali: un’indagine sorprendente che analizza la solida affermazione e legittimazione attraverso l’arte di questa casata originaria della Tuscia, l’antica Etruria tra il Lazio, la bassa Toscana e l’Umbria.

La nostra”, spiega Verde, “è una delle più importanti rassegne mai realizzate sul collezionismo rinascimentale ed è la più ricca sulla collezione Farnese perché avevamo l’obiettivo di raccontare l’aderenza esistente nei Farnese tra residenze e raccolte artistiche, un connubio tra opere e architettura che lega i contenuti al loro contenitore e si sviluppa nei diversi spazi della Pilotta: i Voltoni del Guazzatoio, il Teatro Farnese, la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina e la Galleria Nazionale. Abbiamo trattato i temi del collezionismo rinascimentale con gli strumenti della Global History e dedicato attenzione al mecenatismo della famiglia in controluce con le grandi fabbriche architettoniche della sua epoca”.

 

Il ruolo dell’architettura

Le prime sezioni della rassegna sono dunque dedicate agli aspetti architettonici di questa lunga cavalcata storica: presenti 200 disegni (prestati dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria degli Uffizi, dalle raccolte grafiche statali di Monaco di Baviera, dagli Archivi di Stato di Parma, Piacenza, Napoli, Roma e Modena, dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro e dallo medesima Pilotta), insieme a modelli, elaborazioni grafiche e filmati, che ben restituiscono il quadro dell’architettura farnesiana dai punti di vista storico, urbano e territoriale.

L’Ordine degli architetti di Parma è parte fondamentale dell’iniziativa e il presidente Daniele Pezzali commenta: “Ci sono famiglie che incarnano lo spirito di un’epoca e, dopo quattro anni di lavoro per questa mostra germogliata da una nostra prima idea, siamo certi che il risultato sia di grande rilievo. Le mostre di architettura, soprattutto antica, sono ormai rare e in questo caso, al quale via via si è unito tutto lo studio sulla fondamentale collezione farnesiana, l’evento ben racconta nei particolari il dialogo continuo tra gli ambienti, gli spazi, i palazzi e le chiese e le idee e le collezioni farnesiane. Viene scattata una nitidissima fotografia del lungo potere della famiglia, e la scelta di privilegiare un percorso tematico e cronologico insieme è secondo me vincente. È importante ricordarsi di non fare mostre di architettura solo per specialisti: vanno bene, ovviamente, i disegni – e in questo caso ce ne sono di straordinari pensiamo solo a quelli dei palazzi farnesiani o a quelli del Vignola – ma è utile anche non dimenticare gli strumenti moderni, come i video, per la loro analisi e lettura. Insomma, multimedialità e didattica sono utilissime”.

Insieme a tutto ciò è dislocata lungo il percorso un’ampia serie di capolavori, tra cui svetta, per la prima volta in Italia dal Musée des Amériques-Auch, la Messa di San Gregorio eseguita in Messico dagli indios proprio per ringraziare Paolo III della già citata Sublimis Deus. Ma ci sono anche opere di Raffaello, Tiziano, El Greco e Annibale Carracci, oltre a 80 straordinari oggetti tra cui le celeberrime Cassetta Farnese e Tazza Farnese.

Da vedere, prendendosi il necessario tempo.

Immagine di copertina: © Giovanni Hänninen

 

 

I Farnese. Architettura, Arte, Potere

18 marzo – 31 luglio 2022
Complesso monumentale della PIlotta, Parma
A cura di: Simone Verde in collaborazione con Bruno Adorni, Carla Campanini, Carlo Mambriani, Maria Cristina Quagliotti, Pietro Zanlari
complessopilotta.it/2022/02/08/mostra-i-farnese-architettura-arte-potere

 

Autore

  • Stefano Luppi

    Nato in provincia di Modena, laureato e specializzato in storia dell’arte e materie affini, ha pubblicato alcuni saggi in volumi scaturiti da progetti di comuni, università e fondazioni dedicati alla storia dell’arte emiliana, ma si è anche occupato di comunicazione e organizzazione culturale. Giornalista iscritto all’Ordine dal 1995, lavora per testate locali e nazionali, generiche e specializzate, quali «Il Resto del Carlino», «la Gazzetta di Modena», «la Gazzetta di Reggio Emilia», «Il Giornale dell’Arte», «ArtDossier», «Arteletta», «Ibc rivista» sulle quali da sempre si occupa di temi artistici, urbanistici, architettonici, letterari

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Last modified: 29 Marzo 2022