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Antonio CunazzaWritten by: Patrimonio Progetti

Stadio Franchi di Firenze: il restyling sarà vera tutela?

Stadio Franchi di Firenze: il restyling sarà vera tutela?

La proposta vincitrice di Arup Italia lascia per l’impianto di Pier Luigi Nervi il dubbio di un compromesso fra vecchio e nuovo

 

FIRENZE. Con l’annuncio ufficiale della proposta vincitrice del concorso per il restyling dello Stadio Artemio Franchi, si presenta un’occasione di critica costruttiva alla luce, in particolare, di tutti gli otto progetti in gara visti in sequenza durante la serata evento del 7 marzo, nel Salone del Cinquecento di Palazzo vecchio. In vista della futura definizione dell’intervento, l’idea vincente Arup Italia si può guardare sia dal punto di vista della tutela del bene che sul piano paesaggistico.

 

Lo “stadio nello stadio” per 7 su 8 proposte

I limiti d’intervento posti dal bando di gara internazionale (indetto dal Comune a giugno 2021) erano piuttosto stringenti, e ovviamente definiti dal parere vigente della Soprintendenza nell’ambito della valutazione dell’impianto firmato da Pier Luigi Nervi (1931) come architettura di eccellenza vincolata. Giocoforza, la necessità di salvaguardare l’autonomia delle gradinate storiche e della Torre Maratona ha consigliato i progettisti a perseguire un’idea involontariamente comune: una sorta di “stadio nello stadio”, dove una moderna e funzionale cavea di gradinate per il calcio s’inserisce all’interno dello spazio compreso dalla pianta a D dell’edificio originale. Ogni proposta si è quindi contraddistinta per il modo di risolvere lo sviluppo in altezza del nuovo catino interno, evidenziando una discreta varietà di scelte estetiche ma sollevando anche un tema di efficacia ai fini della tutela.

Sette candidature su otto hanno ipotizzato una struttura che sarebbe fuoriuscita dal Franchi (diventato ormai struttura perimetrale) con un raddoppio dell’edificio in altezza e un nuovo ruolo di protagonista nello skyline di Firenze, con linee curve ed elementi di rivestimento più o meno trasparenti a ripiegarsi sulla nuova struttura di copertura.

 

La soluzione vincitrice, (forse troppo) rispettosa del contesto

L’unica proposta a essersi discostata dall’idea di un oggetto-stadio dominante sulla città è stata effettivamente quella laureata, firmata David Hirsch per Arup, dove lo “stadio nello stadio” (40.000 posti) si risolve con la costruzione di due nuove gradinate posizionate davanti alle vecchie curve (si pone una futura criticità di raccordo con le tribune laterali originarie), mentre il nuovo edificio composito viene coperto da un piano orizzontale in acciaio, minimale ed estremamente rispettoso del contesto. Forse troppo, dato che si potrebbe anche considerare come una soluzione che rischia di ridurre l’intervento a una sorta di inscatolamento dell’impianto storico da tutelare.

Al contrario, un progetto maggiormente invasivo e marcato in altezza avrebbe certo obbligato a ulteriori valutazioni e approvazioni, anche in virtù del quadro di tutela Unesco su skyline di Firenze e immagine paesaggistica della collina di Fiesole (alle spalle dell’area dello stadio, verso nord) ma, paradossalmente, avrebbe potuto rappresentare una scelta coraggiosa che volutamente coglieva l’occasione del restyling per lasciare in eredità alla città un nuovo segno di architettura, un tratto contemporaneo che proseguisse l’evoluzione del percorso storico di Firenze.

Il restyling del Franchi ambisce a ridisegnare tutta l’area adiacente di Campo di Marte (10.000 mq di spazi commerciali e ricreativi coperti da un “tetto verde” di nuova realizzazione) ma restituirà soprattutto uno stadio solo per il calcio, che andrà quindi sfruttato nel miglior modo possibile anche per giustificare il ricorso a una quota di fondi provenienti dal PNRR.

 

La Fiorentina alla finestra

In questo senso è interessante notare come la Fiorentina, club attualmente inquilino dello stadio, sia rimasta (forse) volutamente alla finestra dopo la decisione del Comune d’intraprendere il percorso del bando e dopo il lungo scontro dialettico che si era protratto negli ultimi due anni, rimpallato fra la proposta di costruire un nuovo stadio in altra zona e le velleità di demolizione del Franchi più volte ribadite dal proprietario del club, l’imprenditore italo-americano Rocco Commisso (evidentemente poco interessato al dibattito sul destino dell’architettura moderna nel nostro Paese).

 

Utopia nonsolocalcio

Una visione forse utopica per la conservazione del Franchi avrebbe puntato su una destinazione dell’impianto ad attività atletiche e polisportive di livello pubblico (anche calcistiche, con uno sguardo alle giovanili della Fiorentina e alla vicina Coverciano, centro tecnico di tutte le selezioni della Nazionale italiana), con un potenziamento di ciò che già offre lo stadio e un recupero degli spazi di fondo campo eliminando gli interventi sbrigativi realizzati per i Mondiali 1990, rinunciando alla forzata integrazione di una struttura per il calcio business d’alto livello contemporaneo all’interno dei rigidi margini di un edificio così complesso. Questo avrebbe consentito poi alla Fiorentina di perseguire il suo progetto di nuovo stadio in altra zona cittadina, con investimenti privati e una pianificazione specificamente dedicata.

 

Vera tutela o compromesso tra vecchio e nuovo?

Nonostante l’esito del bando sia un passaggio gradito nello sbloccare l’ormai stanco dibattito sul Franchi, rimane il dubbio che il restyling equivalga effettivamente a una vera tutela dell’opera di Nervi o piuttosto sia un mero compromesso fra vecchio e nuovo, dove le curve storiche diventeranno elemento perimetrale di filtro dall’esterno e soggetto “museale” utile a creare spazi intermedi commerciali alle spalle delle nuove tribune. Una soluzione efficace nell’ottica della modernizzazione dello stadio ma che non chiarisce un metodo consolidato di fronte all’urgenza generale d’intervenire e adeguare il nostro patrimonio storico architettonico dedicato allo sport.

 

Graduatoria finale bando

1-David Hirsch / ARUP Italia – progetto vincitore
2-Vincenzo Corvino / Corvino+Multari
3-Lucia Celle / Ipostudio
4- Giovanni Polazzi / Archea Associati
5-Jean-Michel Wilmotte / Wilmotte & Associés
6-John McAslan + Partners
7-Declan Sharkey / Populous
8-Volkwin Marg

 

 

Autore

  • Antonio Cunazza

    Torinese (1983), laureato in Architettura e Restauro con una tesi sull’evoluzione dello stadio calcistico nel Novecento, si occupa da oltre dieci anni di comunicazione in architettura con un focus sull'architettura sportiva e la divulgazione sui temi inerenti agli stadi. Ha fondato la rivista online specializzata Archistadia.it, è fotografo figlio d’arte e profondamente influenzato dall’estetica pop anni ’80 e ’90. Collabora regolarmente con realtà editoriali di sport e cultura («l’Ultimo uomo», «Cronache di spogliatoio») e ha scritto il libro “Wembley, la storia e il mito” (Urbone, 2021)

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Last modified: 30 Marzo 2022