Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni sull’esito del concorso per lo stadio Franchi a Firenze
La tutela delle opere il cui valore storico artistico è decretato per legge viene essenzialmente concepita come conservazione a tempo indeterminato della loro integrità fisica. Ciò, anche quando il nutrimento della loro memoria, per lo sviluppo della cultura, abbonda di documenti e narrazioni. È questo il tarlo del culto contemporaneo del patrimonio che ne stravolge il senso. Gli esiti sono paradossali, sia quando trasforma in senso moderno i monumenti che erano originariamente tali, sia quando converte in monumenti del nostro tempo opere concepite in origine per tutt’altri scopi.
La città di Firenze offre molti esempi. Il David di Michelangelo per secoli è stato esposto alla vista dei cittadini nella piazza della Signoria quale monumento della città. Divenuto monumento in senso moderno è stato rinchiuso in un museo. Protetta dalle intemperie, l’integrità fisica della statua ne ha tratto vantaggio. Tramontato il senso originario, occultato alla vista degli abitanti, che adesso devono contentarsi di una copia in piazza, si concede alla fruizione turistica mondiale. Si paga il biglietto e si fanno lunghe file per fotografarsi accanto al capolavoro.
Le chiese sono insigni monumenti originari. Non potendo spostarsi, le principali chiese della città si trasformano in moderni musei di se stesse. Le funzioni liturgiche sono residuali. Per visitarle occorre il biglietto e l’attesa del proprio turno. Sacro non è più l’eterno divino al quale la loro bellezza mondana rinviava, ma l’esperibile fisicità eternizzata dalla conservazione della propria incontaminata identità corporea dal senso totalmente altro dall’originario.
Intorno al 1930, Pier luigi Nervi progettò uno stadio per lo svolgimento delle attività atletiche e calcistiche. Trent’anni fa fu espulsa l’atletica, perché potesse svolgersi in modo più funzionale ai tempi il calcio. Ma lo stravolgimento di senso più radicale lo ha operato quarant’anni fa il Decreto ministeriale che ha dichiarato l’opera patrimonio storico artistico della nazione. Si sono aperti due ordini di problemi. Come le chiese, è impossibile spostare queste architetture. Allo stadio, pagando i biglietti, ci vanno per lo più i tifosi di calcio. Uno stadio non ha il significato e lo spessore storico di una chiesa. Nella chiesa, monumento secolarizzato, sorgono problemi logistici per conciliare visite turistiche e liturgie religiose, ma che non richiedono la compromissione dell’integrità fisica né la loro visibilità. Per adeguare l’opera di Nervi al calcio e alle esigenze commerciali del nostro tempo sorgono invece problemi per la conservazione fisica e soprattutto per la visibilità.
Il Comune di Firenze ha indetto un concorso internazionale che risolvesse il problema di conciliare il restauro conservativo dell’opera e l’adeguamento funzionale all’uso calcistico. Il capolavoro di Michelangelo è stato possibile porlo al riparo chiudendolo in un museo, l’opera di Nervi non poteva che sollecitare la concezione di un apposito riparo, una sorta d’involucro museale funzionalmente dedicato.
Il progetto vincitore sembra aver centrato l’obiettivo con semplicità e coerenza. Una tettoia rettangolare autoportante, che copre, occultandolo, l’intero stadio e il suo margine esterno. Una copertura che denota solo lo scopo a cui serve, in modo da non urtare i sensi valoriali – sebbene non più visibili – che all’architettura di Nervi sono stati attribuiti dal culto del patrimonio. Insieme al monumento storico artistico, la copertura protegge dalle intemperie gli spettatori. Al suo interno un’altra struttura, sempre indipendente, che lasciando inalterate le due curve originali, ma voltandogli le spalle, dà luogo a due analoghe gradinate che avvicinano lo spettatore al campo di calcio.
Ci sarebbe molto da riflettere sul culto del patrimonio; lo si farà a suo tempo. Una domanda però non si può non affacciare. Se questo, per adesso, è lo stato dell’arte, perché realizzare quest’opera gravando gli oneri sul contribuente? È un’opera dedicata all’impresa calcio. Le società calcistiche sono private. L’attuale imprenditore aveva manifestato l’intenzione d’investire nella costruzione del nuovo stadio. Non sarebbe più opportuno che fosse la proprietà dell’AC Fiorentina a realizzarlo e gestirlo come e dove è più idoneo all’impresa stessa?
Immagine di copertina: © Matteo Cirenei Courtesy PLN Project
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Last modified: 22 Marzo 2022