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Gerardo MazziottiWritten by: Forum

Lo spreco dell’acqua potabile

A margine del nostro Speciale, riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla necessità di destinare l’acqua potabile solo all’alimentazione e d’individuare fonti alternative per gli usi domestici e urbani

 

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Sono decenni che l’associazione “Pubblicità-Progresso” insiste sulla necessità di destinare l’acqua potabile solo all’alimentazione e d’individuare fonti idriche alternative per gli usi domestici e urbani. E trovo incomprensibile il comportamento dei governi che s’impegnano in una “politica verde in difesa del clima” ma non degnano della minima attenzione la necessità d’individuare fonti idriche alternative.

Noi italiani siamo abituati, da circa un secolo, da quando l’acqua corrente è entrata nelle nostre case, a considerare pressoché inesauribili le risorse idriche del nostro paese. E quelle del pianeta. Per questo nessuna meraviglia suscita l’uso dell’acqua da bere per la pulizia della persona e della casa e per lavare le strade e le reti fognarie, per innaffiare i parchi, per le attività artigianali e per tutte quelle attività che servono per tenere pulita una città.

È stato calcolato che l’italiano medio destina solo 40 litri all’alimentazione (quando non ricorre alle acque minerali) e alla preparazione degli alimenti, mentre spreca gli altri 260 della sua dotazione giornaliera agli usi impropri, cervellotici, direi criminali, appena accennati. Del resto, nessuno scandalo sollevò il fatto che l’Italsider di Bagnoli ha usato, fino alla sua dismissione, l’acqua del Serino, destinata all’alimentazione dei napoletani e adoperata invece per la lavorazione dell’acciaio. Un fatto che indignò il professor Epicarmo Corbino (illustre economista liberale e cattedratico dell’università napoletana, più volte ministro del Tesoro nei governi degli anni ’50 e fino al 1945 presidente della Camera di Commercio di Napoli) che, in un’intervista rilasciata al «Corriere della Sera» il 12 giugno 1975, comunicò la decisione di non voler più occuparsi di politica né di università per fare soltanto “l’apostolo della crociata in difesa dell’acqua potabile”. Una crociata che, alla sua morte, ha avuto pochissimi continuatori. Il sottoscritto tra questi. Cominciai nel 1979 a richiamare con appelli firmati dai rappresentanti dal mondo ambientalista l’attenzione dei governi sulla necessità d’individuare fonti idriche alternative per gli usi urbani e domestici. E ho continuato a scriverne sulla stampa cittadina e nazionale.

Per gli usi domestici e urbani la comunità scientifica internazionale, prima fra tutte l’Organizzazione mondiale della sanità, suggerisce da decenni “l’uso di acqua pulita ma non potabile”. Come fanno gli Stati Uniti, il Giappone e i paesi nordeuropei. Da decenni, nei servizi igienici delle abitazioni, degli edifici pubblici e degli alberghi di questi paesi è impiegata “acqua non potabile riciclata”. A Sorek, vicino a Tel Aviv, hanno costruito l’impianto di desalinizzazione dell’acqua marina più grade del mondo che fornisce ogni giorno acqua potabile a 1,5 milioni di persone. Perché non li costruiamo anche lungo le nostre coste?

Agli inizi del terzo millennio la parola chiave per la stabilità delle nazioni non è “più petrolio” ma “più acqua”. Una parola che dovrebbe finalmente catturare l’attenzione e la preoccupazione della classe politica del nostro paese. Prima che la sete africana, asiatica, sudamericana e mediorientale diventi anche la nostra sete.

Autore

  • Gerardo Mazziotti

    Laureato in architettura a Napoli nel 1950 con un progetto di velodromo che vince il Premio Coni per impianti sportivi e grazie al quale il relatore Carlo Cocchia lo coinvolge nella progettazione dello stadio San Paolo di Napoli. È stato docente della Facoltà di Ingegneria di Salerno e autore, per la Collana scientifica dell’Università delle pubblicazioni “La ricerca della Forma”, “Il Partenone” e “Costruire”. Direttore dei servizi tecnici dell'Iacp di Napoli dal 1956 al 1989. Tra i progetti, le Terme del Solaro a Castellammare di Stabia, l’Ostello della gioventù a Napoli Mergellina, la Banca d’Italia di Benevento e un complesso scolastico polifunzionale a Napoli Marianella. Come autore di tre libri pubblicati sulla ventennale vicenda di Bagnoli-Coroglio ha ricevuto nel 2008 il Premio internazionale di Giornalismo civile. Nel 2016 ha pubblicato “Una vita da irridibile irrequieto” (Clean edizioni, prefazione di Aldo Masullo)

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Last modified: 21 Marzo 2022