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Christian De IuliisWritten by: Forum

L’archintruso. Acca DueO, repressa e depressa

L’archintruso. Acca DueO, repressa e depressa

Per risolvere i problemi di autostima, l’acqua si affida alla terapia di gruppo

 

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«Buongiorno mi chiamo Acca DueO, ma se preferite potete chiamarmi Acqua.

Sono una particella semplice, in genere so adattarmi alle situazioni e alle temperature. Sono molto sociale, mi mescolo facilmente, diciamo che con me si sciolgono quasi tutti.

Scusatemi, sono un po’ emozionata, è la prima volta che partecipo a questo tipo d’incontri.

Sono qui perché da qualche tempo non mi sento più apprezzata.

So che cosa state pensando: che si tratta della conseguenza di traumi infantili, ma non è così.

Sono nata in un oceano e ho vissuto un’infanzia piena di esperienze e soddisfazioni. Sono evaporata e piovuta in ogni angolo del pianeta. Ho fatto questo giro almeno duecentomila volte. Era piacevole. Poi ho viaggiato sugli archi di meravigliosi acquedotti per migliaia di chilometri e ho fatto la «piena» del Nilo per centododici stagioni consecutive. Mi ricordo che in quel periodo gli umani ci cercavano come la più incredibile delle ricchezze, costruivano città intorno al nostro passaggio o davanti alle nostre distese.

Senza di me e le mie amiche la vita si fermava. Sulla nostra superficie, spinti dalla brezza, scorrevano i battelli. Eravamo così preziose che siamo state utilizzate in mille modi: per spingere le ruote dei mulini o per bonificare terreni incolti. Oppure ci conducevano su un precipizio e da là, in tuffo, giù per produrre la «corrente elettrica». Ci divertivamo da morire.

Vi rendete conto che c’è stato un tempo in cui senza di me non si poteva far nulla?!

E poi, se desideravo rilassarmi, me ne stavo un inverno in ghiacciaio. Panorama, silenzio, aria buona.  

Non posso lamentarmi: sono stata bene per molti secoli.

Ora mi vedete in queste condizioni, distrutta, ma io sono stata davvero importante in passato.

Pensate: ebbi l’onore di essere vapore per il primo viaggio della locomotiva di George Stephenson. Che emozione: ricordo ancora lo stupore di suo figlio Robert e degli anglosassoni.

Più recentemente sono anche stata neve ai mondiali di sci. Alle olimpiadi ero nella piscina dei tuffi. Santa per i battesimi in Vaticano.

Abbiate pazienza se mi commuovo: anche voi lo fareste al mio posto.

Purtroppo negli ultimi tempi sono iniziati i problemi. Proprio da quando sto diventando più preziosa, hanno iniziato a non apprezzarmi più.

Nessuno si occupa di me. Tutti a discutere del virus, o a studiare provvedimenti per quella tipa lì, la casa.

Intanto nei fiumi sono costretta a mischiarmi con quegli adulteri dei saponi e nel mare non posso più nuotare in santa pace senza finire nel polietilene. Il mese scorso, là dove prima era tutta campagna, sono rimasta impantanata sull’asfalto quattro giorni.

Le vacanze sono un miraggio: trovare un ghiacciaio stabile è diventata un’impresa.

Il problema è che gli umani s’illudono di poter fare a meno di me. Di noi. Oppure ci costringono ai lavori più umili. Una mia amica mi ha raccontato di aver fatto da raffreddamento in una centrale nucleare, bullizzata da quel corrotto dell’uranio 238! Un’altra ha fatto da condensa in un condizionatore per un’estate intera. Ora è alle terme, ma non si è ancora ripresa.

Io, dopo essere finita nella vaschetta dei tergicristalli di una Panda, sono caduta in depressione. Ho persino iniziato con l’alcool. Inutilmente: più versavo più quello si annacquava. Allora sono passata agli stupefacenti. Per un periodo «mi facevo» di idrolitina. Non so quante volte mi hanno recuperata al depuratore, ho fatto pure tre cicli di «ossigenata».

Sono così nervosa che ieri sono stata imbottigliata come gassata.

Questa mancanza di rispetto mi avvilisce. Terra, tu forse puoi capirmi.

Com’è possibile che gli umani non si accorgano di quanto sono importante? Non sanno neppure più riconoscermi!

Pensate che la settimana scorsa, con alcune mie colleghe, ero sulla terrazza di un condominio. Abbiamo trovato una fessura e ci siamo infiltrate di sotto, nel solaio. Che soddisfazione! Abbiamo lasciato una bella macchia sulla parete e stavamo lentamente cercando di evaporare.

Beh, non ci crederete. È arrivato un architetto e ci ha scambiato per salmastro».

Autore

  • Christian De Iuliis

    Nasce, cresce e vive in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto nel 1984, rendendolo noto in un tema in quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge “Assessore al Nulla” del suo paese. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”, avanguardia del XXI° secolo che vanta già diversi tentativi, falliti, di imitazione. All’attivo ha cinque mezze maratone corse e altrettanti libri pubblicati: “L’Architemario. Volevo fare l’astronauta” (Overview editore, 2014), “Vamos a la playa. Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens, 2016), "L'Architemario in quarantena. Prigionia oziosa di un architetto" (KDP Amazon, 2020), "L'architetto contro tutti" e "Il Nostromondo - le città invedibili" (2024). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Premio PIDA giornalismo 2020 per la divulgazione dell'architettura. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto: dipende da dove si trova e da chi glielo chiede

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Last modified: 16 Marzo 2022