Una (dantesca) declinazione poetica a margine dell’inchiesta sull’Italia delle aree interne
Si fa un bello dir dell’area interna
là dove sogno fu l’ospedale
e l’autostrada non s’ammoderna.
L’occhi l’han visto sul giornale
l’appello accorato contributo
del genio poetico intellettuale.
Quant’idee sul borgo deceduto
coi vecchi in chiesa accantonati
o silenti in tal rudere caduto.
Così si bisticciavan concentrati
gli esperti sul pian regolatore
per riparare i tetti scollacciati.
Tête-à-tête, architetto e agricoltore
concependo nella virtù strumento
per attrar ‘l neo visitatore.
Ahimè, giammai per accatastamento
si trasmettea il ben della cultura
mica basta quel gran finanziamento!
Eppur esportar ogni creatura
tentando di cambiare la sua norma
certamente è un’impresa dura.
Viceversa casual controriforma
ché l’interna area sopravviva
è mantenersi saggiamente in forma.
Sanar l’emergenza abitativa
della festa locata dentro il core
anche detta «urbanistica emotiva».
Innaffiandola spesso come un fiore.
Sicura quest’è l’architettura
per costruir la vita più migliore.
LEGGI GLI ARTICOLI DELL’INCHIESTA “L’ITALIA DELLE AREE INTERNE”
About Author
Tag
aree interne , L'archintruso
Last modified: 8 Marzo 2022