Piccole sorprendenti storie di crescita e collaborazione con designer ucraini
Era il 2015 quando, per la prima volta, ho sentito nell’aria l’arrivo dei giovani designer ucraini. Collaboravo con un’azienda marchigiana, avevamo come obiettivo lo sviluppo di capsule insonorizzate per il lavoro temporaneo presso stazioni e aeroporti. Non immaginavamo cosa ci avrebbe riservato il 2020 e quanto quelle capsule con sistemi di sanificazione integrati sarebbero diventate appetibili per gli uomini d’affari post-pandemia o sarebbero diventate uno standard per sessioni di smartworking dentro e fuori i confini dell’ufficio. Per la prima volta il committente si lasciò andare ad un “ma il progetto lo lascio fare a dei giovani designer dell’Ucraina”. Più che per la prospettiva di rinuncia ad un servizio nelle nostre corde, più che per l’evidente ingresso ovattato di un competitor sconosciuto, mi incuriosì il fatto che un imprenditore esperto non avesse avuto alcuna esitazione nell’affidare la commessa ad una società extra-UE valutata mediante insidiosi scambi di email e condivisione di progetti e portfolio non tutelati.
Passarono due anni. Eravamo impegnati nella progettazione di caschi per il diving. Anni di competenze maturate nella progettazione di prodotti industriali con visori integrati, nelle analisi e valutazioni ergonomiche e nello studio dei materiali compositi. Il gruppo di startupper, a collaborazione avviata, si lasciò andare ad un “la modellazione CAD la seguirà un gruppo di giovani designer ucraini”. Ero molto più preparato rispetto al 2015, ma nella vita non si è mai completamente pronti alla moltiplicazione di un benservito. Una porta in faccia può starci, due iniziano ad essere di troppo. Ma almeno ti aiutano a riflettere.
Venne quindi il progetto WORTH, ebbi la grande opportunità di conoscere e dare un volto a giovani designer ucraini, come i fondatori e i progettisti di Framiore, Yaskravo Llc Sinmo AR e TM Devohome.
Framiore, Yaskravo Llc Sinmo AR e TM Devohome
Framiore è un marchio di abbigliamento etico
fondato nel 2018, impegnato in progetti di design funzionali e ispirati al patrimonio mondiale utilizzando tessuti e tecniche di cucito ecocompatibili e durevoli. Si proposero con “Spell My Name”, collezione dedicata al patrimonio unico del popolo uiguro, in pericolo di estinzione a causa dell’aggressiva politica d’integrazione della Cina (vengono i brividi a pensare questi esordienti così sensibili verso cause che oggi riguardano per certi versi anche la loro realtà).
La sfida di Yaskravo, invece, era quella di progettare e realizzare abiti intelligenti, riconoscibili utilizzando l’app AR Smart Dress. In pratica una soluzione per provare gli abiti da cellulare puntando una fotocamera sulla persona, collegati allo stilista per eventuali personalizzazioni e acquistabili mediante un sistema e-commerce dedicato.
TM Devohome, infine, impresa attiva nella coltivazione e lavorazione della canapa industriale in Ucraina. I loro prodotti includono tessuti per la casa, coperte, vestiti, riempitivi e persino pellicce in canapa. Partendo dai materiali grezzi, erano impegnati nello sviluppo d’imballaggi sostenibili per le lampade in porcellana Lumimóza. I tre progetti prevedevano collaborazioni con designer, imprese e fornitori di tecnologie provenienti da Austria, Ungheria e Slovenia.
Ucraina-UE: una fitta rete di relazioni creative
Negli ultimi anni il paese gialloblù ha invaso (nel senso positivo e pacifico del termine) la UE con la sua capacità di digitalizzare i settori creativi, portandosi dietro quella strabiliante predisposizione ai numeri, alla manipolazione e alla gestione dei dati, alla computer grafica che ha sempre contraddistinto i ragazzi dell’Est. E così l’industria europea, vuoi per la sempre maggiore apertura, vuoi per la semplificazione dei rapporti commerciali, vuoi per i costi indubbiamente concorrenziali delle collaborazioni (spesso esclusivamente virtuali) da Kiev e dintorni, ha iniziato a sviluppare reti sotterranee di progettazione da e verso l’Ucraina. Pochissimi sono i team emersi con il loro nome, innumerevoli i progetti nati anche grazie all’intelligenza e alla velocità assicurata da queste collaborazioni. Con il grande ritorno di un’indiretta formazione sulla cultura del design, sull’estetica e sull’approccio di comunicazione tipicamente europeo che ha gradualmente ripulito il ricorso ucraino all’ornamento dorato identificabile persino nelle slide di power point.
Le sirene di Kiev non interromperanno questa rete di rapporti che spesso nasconde una precisa volontà di sposare uno stile di vita, un modo di lavorare e di fare impresa, un desiderio irrefrenabile di recuperare il tempo perduto in contesti ostili e ossessionati da perverse logiche di controllo. Con questo non si vuole affermare che i designer ucraini abbiano già un’anima europea, ma molti di loro hanno già incubato percorsi personali di avvicinamento e tanti hanno fatto una scelta di campo, attratti dalle possibilità o semplicemente dai sogni nei quali tutti riversiamo il prosieguo della nostra esistenza e la valorizzazione della nostra quotidiana dignità.
Nel prossimo articolo parleremo di come università, associazioni e imprese europee abbiano attivato in tempi record strumenti di accoglienza, supporto e collaborazione con designer e società creative ucraine. Per ora possiamo solo augurarci un rapido rinsavimento e il ritorno al dialogo.
Dimenticavo. I giovani designer ucraini, nella mia mente, sono ancora giovani. E dove c’è gioventù, c’è sempre speranza.
Immagine di copertina: capo della collezione “Spell My Name”, Framiore
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giovani , ucraina
Last modified: 28 Febbraio 2022