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Ubaldo SpinaWritten by: Design

Top 100 StartupItalia: magro bottino per architettura e design

Top 100 StartupItalia: magro bottino per architettura e design

Nella graduatoria del 2021 solo 3 (+1) giovani imprese segnalate per crescita e investimenti

 

Ormai da diversi anni questo Giornale è impegnato nella ricerca, selezione e messa a disposizione di spazi editoriali a startup italiane che sviluppano prodotti e/o erogano servizi per l’architettura e il design. Parallelamente, al fine di rendere quanto più possibile estesa l’esplorazione, pubblichiamo periodicamente sintesi o indagini critiche derivanti dall’analisi di piattaforme web, associazioni e media company impegnate nell’aggregazione e nello sviluppo di contenuti tematici e in servizi di comunicazione per startup innovative.

Anche quest’anno abbiamo seguito con interesse la Top 100 di StartupItalia: un elenco, a detta degli autori, “rigorosamente in ordine alfabetico, con i nomi delle startup che hanno fatto meglio nel 2021… La selezione si basa su numeri, dati ed elementi misurabili: round di finanziamento, presenza di un prototipo sul mercato, presenza internazionale, premi vinti in competizioni tra startup”.

La premessa è d’obbligo. Molte startup tra le 100 classificate usano strumenti di design nei loro servizi digitali, ma non per questo appartengono o erogano servizi per imprese e progettisti nel settore delle industrie culturali e creative (CCIs). Sono proprio le CCIs le assenti illustri in questa selezione. L’esercizio è semplice: pescare le parole “architettura” e “design” all’interno delle singole schede della Top 100. Se per qualche ragione la scheda non cita espressamente questi ambiti come prioritari o interessanti, abbiamo esteso la ricerca ad altre parole chiave derivanti dalla definizione di industrie creative fornita all’interno del Libro verde Unlocking the potential of cultural and creative industries.

 

Solo 3 (+1) su 100

Partiamo dalle presenti, ovvero 3 su 100, due delle quali già intercettate dal Giornale all’interno delle rubriche “Design&Startup” (DEESUP) e “SOS Design” (CARACOL). La terza, Fabbrica Torino, opera nel settore occhialeria.

Deesup ha sviluppato un marketplace per l’acquisto e la vendita di arredi di design iconici di seconda mano. Secondo Startupitalia ha chiuso nel 2021 un nuovo round d’investimento da 1,4 milioni, grazie all’intervento d’investitori come il fondo Alicrowd, LVenture Group, il Club degli investitori, Doorway e LifeGate. Se in passato design e sostenibilità hanno spesso intrapreso strade opposte e se il target di acquirenti con capacità di spesa era poco educato agli impatti ambientali generati dalle sue scelte di consumo, bisogna riconoscere che parole come “il riuso di icone senza tempo” o “icone che meritano una seconda vita” sono frutto di una strategia di comunicazione responsabile.

Caracol, fondata nel 2017, ha fin dagli esordi manifestato una chiara vocazione manifatturiera, basata sull’introduzione di tecnologie di additive manufacturing per la trasformazione e la sostenibilità dei sistemi produttivi. Le attività di ricerca sugli ambienti 3D e sul generative design svolte al Politecnico di Milano, e i recenti riscontri nel settore nautico, fanno di questo laboratorio una concreta e promettente realtà per la digitalizzazione del design.

Fabbrica Torino, infine, è un brand torinese che realizza occhiali green made in Italy con un modello omnicanale. Sempre secondo StartupItalia, ha chiuso in poco tempo la sua prima campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, raccogliendo adesioni per 700.000 euro. Interessante la collaborazione con la startup americana Oyster Pearl INC, che ha sviluppato un’applicazione per la gestione e la valorizzazione dei rifiuti con tecnologia basata su blockchain, supplychain e smart contract nota con il marchio Trashunter. È nata così la linea FT-ECO, disponibile nelle varianti Sole e Lettura, basata su approcci di economia circolare per il tracciamento e monitoraggio dei rifiuti e del relativo processo di riciclo funzionale alla creazione dei prodotti FT-ECO.

Ad essere pignoli, la parola design compare anche nella scheda di Vitesy, startup impegnata nello sviluppo di dispositivi smart per la purificazione dell’aria e del suo monitoraggio, combinando nanomateriali e nuove tecnologie. Quest’anno ha raccolto 1,2 milioni, in un aumento di capitale che è stato guidato da Doorway, con il coinvolgimento di sostenitori esterni.

 

Considerazioni a margine

E per il resto? Possiamo riportare solo alcune considerazioni a carattere sparso. Non compaiono tracce di società attive nella progettazione e consulenza BIM (la vera sorpresa negativa di questa classifica) o di servizi AR/VR per interni, luoghi del commercio e spazi espositivi.

Nel settore moda, dove assistiamo ad una generale lenta e faticosa affermazione di startup impegnate nella produzione di materie prime e semilavorati per il TAC, sembrano invece emergere con maggiore determinazione realtà come Lampoo e Armadioverde, citate sempre all’interno della Top 100, le quali gestiscono rispettivamente un mercato di capi di moda di seconda mano imperniata sui principi dell’economia circolare e una piattaforma per vendere moda di lusso femminile di seconda mano.

Vi sono poi attività funzionali alla valorizzazione di risorse altrimenti destinate alle discariche (21 miliardi di tonnellate nel 2018 secondo l’UNECE), ma sintomatiche di come lo stato di salute del pianeta porti i neo-imprenditori a fare business mediante soluzioni creative per il fine vita e non mediante collaborazioni attive e virtuose con laboratori e gruppi industriali per la risoluzione a monte dei problemi.

Infine, c’è il Design Thinking, fenomeno ancora complesso e multiforme, sul quale molti docenti e osservatori proiettavano importanti accelerazioni a partire dal 2020. Questo pare non sia accaduto, a dimostrazione che l’ecosistema delle startup a supporto dei processi di Design Thinking è ancora immaturo e obbligato a cercare all’estero nuove opportunità per migliorare i propri processi d’innovazione.

 

Immagine di copertina: all’interno della classifica di StartupItalia sulle migliori cento startup italiane, simboleggiate dal giovane imprenditore ancora nudo rispetto alle dinamiche di crescita, organizzazione e generazione di valore, si rileva un forte disequilibrio tra il numero di imprese selezionate e quelle operanti nelle industrie culturali e creative (© Ubaldo Spina 2022)

Autore

  • Ubaldo Spina

    Ricercatore, Industrial Designer e BDM presso CETMA (www.cetma.it), dove lavora occupandosi di progetti di ricerca sul design e servizi di design e innovation management. Consulente di startup, PMI e Grandi Imprese, con focus sulla gestione dei processi di sviluppo di nuovi prodotti e fornitura di servizi avanzati di progettazione concettuale e strategica, ingegneria, prototipazione e protezione IP. Esperto europeo nella ricerca di "Tecnologie emergenti per il design" e membro dello Steering Board del progetto WORTH, il più grande incubatore europeo finanziato all’interno del programma COSME per la creazione e il supporto di collaborazioni transnazionali tra designer, PMI e technology provider, è membro della Commissione "Ricerca per l'impresa" dell'ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Per conto del Joint Research Center della Commissione Europea, ha co-curato il rapporto "Innovation Ecosystems in the Creative Sector: The Case of Additive Manufacturing and Advanced Materials for Design". Il suo gruppo di lavoro ha ricevuto diversi premi ADI Design Index, nel 2011 e nel 2016 le Menzioni d'Onore Compasso d'Oro ADI. Docente nell'ambito delle attività didattiche magistrali de “Il Sole 24 Ore”, coordina la pagina Design de “Il Giornale dell'Architettura” e le rubriche giornalistiche “SOS Design” (Design for Emergencies), “Design&Startup” e “Professione Designer”.

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Last modified: 31 Gennaio 2022