Riceviamo e pubblichiamo una lettera che prosegue il dibattito sulla conservazione dell’opera di Luigi Moretti a Roma
È dei primi giorni di gennaio 2022 la notizia del contributo di 80 milioni alla società Sport e Salute per un progetto unitario di restauro, recupero e valorizzazione del parco del Foro Italico, dove la Casa delle armi è destinata a museo multimediale dello sport.
Progetto unitario e Luigi Moretti mi rimandano al recente restauro della GIL di Trastevere dove, non essendoci un progetto coordinato, sono emerse delle dicotomie evidenziate con angolazioni differenti nell’articolo di Rosalia Vittorini e nella replica di Milena Farina e Sergio Martin Blas. Un progetto redatto insieme da Regione Lazio e Comune di Roma avrebbe dato esiti differenti? La GIL era un grande edificio polivalente dove le funzioni dialogavano sinergicamente attraverso volumi chiusi e aperti, trasparenze, coni visivi, percorsi.
Immagino che il progetto per il riuso della Sala Troisi, parte della GIL che ha subito più distruzioni, derivi dall’attuale autonomia dal corpo di fabbrica, dallo stato del luogo compromesso e dalla sua storicità come cinema di quartiere. Non credo che queste valutazioni possano essere i prevalenti criteri progettuali per un restauro, se fatto in rapporto alla rilettura di tutto l’edificio. Farina e Martin Blas scrivono che «Recuperare i caratteri essenziali – l’evocazione dei materiali e dei colori originali – non ha costituito le premesse per il nuovo intervento». Vittorini cita il restauro della Neue Nationalgalerie, dove, aggiungo, la moquette originale delle sale espositive è stata riprodotta e ricollocata al suo posto.
Condividendo queste osservazioni provo a ipotizzare un diverso intervento per la Sala Troisi, certo che la documentazione d’archivio è tale da consentire un ripristino sia filologico e sia per verosimiglianza. La galleria asimmetrica, raccordo visivo e funzionale con gli ambienti del primo livello, sottolineata anche dalle modanature orizzontali del parapetto, contrastava ed esaltava l’orditura del soffitto, dove la luce proveniente dai lucernari evidenziava i graffiti parietali di Achille Capizzano. Prendendo spunto dall’intervento di Pier Luigi Cervellati al San Filippo Neri di Bologna, penso a uno squarcio nel rivestimento fonoassorbente per rileggere il rapporto tra galleria e soffitto e pareti; immagino il pavimento in linoleum rosso e alcune sedute in legno e magari le vetrate insonorizzate e oscurabili. Sono questi elementi che allo spettatore avrebbero suggerito che la Sala Troisi ha una storia diversa da altre sale cinema formalmente simili.
Il prospetto della GIL su via Induno è una sequenza dinamica di altezze, di superfici trasparenti e opache, interrotta da un grande vuoto che “aspira” l’osservatore verso l’interno. Questo vuoto era l’entrata laterale, non secondaria, e smistava i giovani balilla verso gli ambienti GIL e ora vi è stato collocato il bar. A mio avviso questo è “il Moretti-più-sparito”, comprese le luci colorate e le insegne in facciata. Tale scelta ha definitivamente sancito che il cinema Troisi non fa più parte della GIL, è stata cancellata la memoria di quegli assi, quasi un cardo e un decumano, che partendo da largo Ascianghi e da via Induno, intersecandosi proprio dove è ora il bar, univano visivamente e funzionalmente tutti gli spazi del piano terra e le scale “cerniere” per i livelli superiori. Oggi stride vedere al piano terra un moderno bar e al livello superiore il grande lucernario del salone del comitato che si affacciava sul salone d’onore. Citando formalmente quei passaggi si ripristinava evocativamente il ricongiungimento filologico delle due parti e quella continuità spaziale così evidente nella pianta e sezione originali.
Il restauro della Casa delle armi è tecnicamente complesso e il riuso, per la sua denominazione originale non può essere vincolata necessariamente al contesto, ho difficoltà a immaginare nei suoi spazi attrezzature museali multimediali dello sport. L’importanza di questa opera del razionalismo italiano ed europeo è tale che potrebbe essere utilizzata solo come monumento visitabile. Non dimentichiamoci dell’aula bunker, memento della nostra storia, di cui andrebbe lasciata una traccia. Forse un silenzioso archivio progetti di architetture dello sport sarebbe meno impattante. Moretti è preoccupato per la Casa delle armi, non facciamolo sparire di nuovo.
Immagine di copertina: interno della sala cinematografica dell’ex GIL di Trastevere nel 1937
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lettere al Giornale , restauro del moderno , roma
Last modified: 26 Gennaio 2022