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Milena FarinaWritten by: Reviews

Buone notizie al Maxxi: l’architettura è donna!

Buone notizie al Maxxi: l’architettura è donna!

In una professione dalle grandi disuguaglianze di genere, una mostra dedicata al ruolo femminile attraverso un cammino di 100 anni, esperienze dirette e visioni per il futuro

 

ROMA. Con l’allestimento di “Buone nuove. Donne in architettura”, il Maxxi offre un nuovo interessante contributo alla rappresentazione del mondo della professione e dei suoi mutamenti anche antropologici dopo la mostra “Erasmus Effect”, dedicata nel 2013 ai giovani della generazione Erasmus. Stavolta l’attenzione si concentra sul ruolo che le donne hanno assunto progressivamente nell’ambito di un mestiere già di per sé molto faticoso, soprattutto in un Paese con tanti architetti come il nostro, dove le disuguaglianze di genere segnano ancora un solco importante. Infatti, se in Italia i dati relativi alla presenza femminile nella professione sembrano confortanti (cresciute negli ultimi quindici anni del 141%, rappresentano più del 40% degli iscritti all’albo, più o meno in linea con Germania e Francia), le donne faticano di più a trovare lavoro, mentre le retribuzioni sono inferiori rispetto ai colleghi uomini, con una disparità di reddito media maggiore del 20%, che tende ad accentuarsi al progredire della carriera, anche se il gap si è ridotto significativamente negli anni (fonte: AEQUALE, CNAPPC). Rispetto a questo scenario ancora problematico, il quadro tratteggiato dalla mostra risulta confortante, come il titolo stesso sembra voler suggerire.

La mostra è articolata in quattro sezioni, che l’allestimento presenta parallelamente su diversi supporti.

 

Un secolo di (faticoso) cammino

«Storie»

è senz’altro la sezione più interessante, che ripercorre nell’arco di oltre un secolo il cammino delle donne nel mondo dell’architettura attraverso una lunga serie di figure, dalle pioniere nei diversi campi del progetto (dal design all’urbanistica) ad alcune professioniste della scena contemporanea più o meno affermate ed emergenti. L’archivio di storie è organizzato in otto categorie, che riflettono di volta in volta il ruolo delle figure femminili presentate («Prime donne», «Lady managers»), il carattere prevalente o la scala più significativa del loro lavoro («Mise en scène», «La città delle donne», «Tracce», «Visioni»), le traiettorie descritte attraverso diversi contesti geografici («Nomadismi»), i sodalizi professionali con il compagno di vita («Duetti»).

Disposti su una sequenza di tavoli, i diversi materiali (disegni, plastici, foto provenienti anche dalla collezione del MAXXI Architettura) danno conto di episodi anche poco noti che testimoniano da una parte la difficoltà del cammino verso la parità dei ruoli e, dall’altra, il contributo in molti casi cruciale delle donne nella complessa vicenda dell’architettura moderna: dalla prima autorizzazione a studiare architettura, in Finlandia, dove la prima laureata al mondo Signe Hornborg lavora senza mai poter firmare alcun progetto e occupandosi per lo più di disegnare facciate, alla prima laureata italiana, Elena Luzzatto Valentini, che progetta il cimitero militare francese a Roma; dalla pioniera dell’architettura del paesaggio Maria Teresa Pappagliolo alla prima afroamericana, Norma Merrick Sklarek, che assume un ruolo di spicco presso SOM dopo il rifiuto di ben diciannove studi; dal famoso contributo di Margarete Schütte-Lihotzky al miglioramento della condizione femminile attraverso lo spazio architettonico al ruolo di Clara Porset, Charlotte Perriand e Lilly Reich nel progetto di arredi e allestimenti epocali, per molti anni oscurato a favore dei più famosi colleghi Barragán, Le Corbusier e Mies; dalle coloro che hanno ricoperto ruoli di responsabilità nei laboratori del Bauhaus come Marianne Brandt a quelle che hanno dato un contributo paritario in una coppia di progettisti senza il giusto riconoscimento, da Franca Helg a Denise Scott Brown.

 

Esperienze e testimonianze

Altrettanto significative sono le testimonianze presentate nella sezione «Narrazioni», attraverso una serie di videointerviste del collettivo Mies trasmesse a ciclo continuo in alcuni schermi montati a lato dei tavoli. Qui dodici donne offrono un contributo critico sull’evoluzione del ruolo femminile nel mondo dell’architettura, o raccontano a vario titolo le loro esperienze dirette. Si tratta di progettiste ma anche curatrici, direttrici di riviste e musei, critiche e storiche come Beatriz Colomina e Maristella Casciato.

 

11 protagoniste – rapporti tra genere e spazio

Più scontato è l’approccio monografico della sezione «Pratiche», una serie di allestimenti dedicati a undici professioniste affermate del panorama internazionale che trovano spazio tra un tavolo e l’altro. Quando infatti le donne arrivano a ricoprire ruoli in tutto e per tutto analoghi a quelli dei colleghi, per fortuna è più difficile cogliere la specificità del lavoro femminile e quindi il senso di una rassegna di genere.

L’ultima sezione, «Visioni», mette in scena cinque opere video che riflettono sul rapporto tra genere e spazio, frutto di un workshop organizzato nell’ambito del programma Future Architecture Platform.

 

Non solo “moglie di …”

La mostra si conclude con l’installazione “Unseen” di Frida Escobedo, dedicata alla figura emblematica di Anni Albers, la cui identità è stata ridotta al ruolo di moglie del più noto artista Josef. Il tappeto progettato dalla Albers per l’hotel Camino Real a Città del Messico in occasione dei Giochi Olimpici del 1968 viene reinterpretato dall’architetta messicana alla luce del tema dell’invisibilità della figura femminile, quanto mai significativo nel contesto della mostra.

Immagine di copertina: © Musacchio Ianniello Pasqualini

 

BUONE NUOVE. Donne in architettura

fino all’11 settembre
Maxxi-Museo nazionale delle arti del XX secolo, Roma
A cura di: Pippo Ciorra, Elena Motisi, Elena Tinacci
maxxi.art

 

Autore

  • Milena Farina

    Nata a Roma (1977), si laurea nel 2002 all’Università di Roma Tre, dove è Professoressa associata di Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura. Nella sua attività di ricerca si occupa in special modo dello spazio dell’abitare nella città moderna e contemporanea. È autrice dei libri “Spazi e figure dell’abitare. Il progetto della residenza contemporanea in Olanda” (Quodlibet 2012), “Borgate romane. Storia e forma urbana” (Libria, 2017), Colonie estive su due mari. Rovine, progetto e restauro del moderno (GBE, 2021). Nel 2008 ha fondato con Mariella Annese lo studio Factory Architettura. Dal 2004 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”

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Last modified: 12 Gennaio 2022