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Margherita ToffolonWritten by: Patrimonio

Teatro Lirico di Milano, l’onore dell’orone

Teatro Lirico di Milano, l’onore dell’orone

Dopo la complessa riqualificazione nulla sembra mutato, ma sotto la volta dorata gli interventi migliorativi del “Giorgio Gaber” sono tanti

 

MILANO. Di primo acchito ciò che colpisce entrando nella hall del rinnovato Teatro Lirico è la ricca varietà dei materiali: pavimenti alla palladiana, pareti in mormorino, velluto rosso, stucchi e rivestimenti in simil oro (orone, lega di rame e zinco). Sebbene ci siano voluti più di 22 anni per la riapertura e oltre 5 di lavori (2016-21), rinominato “Giorgio Gaber” nel 2007, si presenta più sfavillante che mai.

Il colpo d’occhio sulla platea lascia di stucco non solo per le decorazioni e la volta dorata ma, soprattutto, per le dimensioni ragguardevoli e i 50 metri di aggetto della balconata centrale. A riqualificazione completa quasi tutto è rimasto com’era prima della chiusura del 1999, in quanto la parte più consistente dei lavori (il rinforzo strutturale di alcune porzioni dell’edificio, la rimozione dell’amianto e l’adeguamento sismico, impiantistico e acustico) risulta nascosta.

Un intervento di restauro conservativo voluto, eseguito e finanziato con 16 milioni dal Comune (Assessorato ai Lavori Pubblici e Casa Area Tecnica Cultura) che ha affidato l’esecutivo delle opere architettoniche e la direzione lavori all’architetto Pasquale Francesco Mariani Orlandi, deus ex machina del restauro dei teatri milanesi che, con il Lirico, arriva a quota quattro (dopo Scala, Strehler e Piccolo). Un progetto finalizzato al mantenimento delle attività di pubblico spettacolo, a incentivare quelle commerciali e polifunzionali, oltre all’utilizzo differenziato degli spazi. Terminata la fase dedicata a bandi e gare i lavori, in accordo con la Soprintendenza, sono partiti a spron battuto per eliminare in primis l’amianto, rilevato e non, oltre alle superfetazioni e manomissioni che avevano alterato l’architettura e le forme originarie, pur nel rispetto degli interventi interni ed esterni facenti parte della stratificazione storica del teatro.

Successivamente si è proceduto all’adeguamento normativo, statico, igienico-sanitario, funzionale, impiantistico, scenografico e di prevenzione incendi, oltre all’abbattimento delle barriere che hanno portato all’attuale conformazione con due modifiche sostanziali: eliminazione della seconda galleria aggettante per lasciare posto all’affaccio del ristorante panoramico e realizzazione del golfo mistico con pedana mobile divisibile in tre settori. Un intervento di grande complessità che ha restituito al Lirico la magnificenza dimensionale, funzionale, decorativa della sua lunga storia culturale. Le uniche perplessità riguardano: le file troppo ravvicinate della galleria, con le scale centrali di accesso di dimensioni ridotte e lo sbarco alla prima fila eccessivamente vicino al parapetto (anche se con deroga dei Vigili del fuoco in quanto impianto di carattere storico); i sistemi a plafoniera dei due ordini di balconate che, pur riprendendo quelli degli anni quaranta, risultano anonimi rispetto agli altri sistemi d’illuminazione su disegno.

A Stage Entertainment spetta la gestione e programmazione del teatro che accoglie 1.414 posti a sedere (714 in platea con golfo mistico chiuso, 494 in galleria, 120+36 nei due ordini di palchetti e 50 nella balconata) la sala multimediale da 100 posti nel ridotto al primo piano, le sale laterali, i nuovi camerini e la sala prove con vista sul Duomo. Sono invece affidati alla Holding GLQR gli spazi dedicati al food and beverage, ovvero il ristorante panoramico (in completamento) con vista sul palco, il bar del ridotto e quello con guardaroba del livello inferiore (quota -1,46 m).

 

Un cantiere a doppia velocità

C’è voluto un cantiere super organizzato e ben compartimentato per le prove fumo per concludere in tempi ragionevoli i lavori interrotti a causa del fallimento della prima ditta assegnataria. Ad aprile 2016, contemporaneamente agli interventi di miglioramento strutturale e adeguamento sismico, è stata completata la bonifica dell’amianto delle parti già rilevate (volta della platea, camerini e canali di aerazione ed esalazione), a cui si è aggiunta in corso d’opera quella dell’alveo del fiume Seveso sotto le fondazioni della torre scenica e della copertura dell’avancorpo su via Larga, oltre alla rimozione di tutti i detriti di amianto sparsi a causa dell’alluvione del 2015. Spiacevoli sorprese che hanno causato un ritardo di circa sei mesi e un aumento delle demolizioni, sopperito dall’avvio del restauro dei soffitti e della facciata principale neoclassica.

In sequenza si è proceduto all’alleggerimento di peso della torre scenica con la demolizione delle parti in cemento armato e la loro sostituzione con carpenteria in ferro e lamiera; all’irrigidimento dei solai della zona camerini e di tutte le aperture interne ed esterne con intelaiatura in ferro; al rinforzo strutturale e isolamento acustico con pannellature in legno della galleria e delle balconate, a cui è stata aggiunta un’intelaiatura per il rivestimento in gesso; alla realizzazione dei quattro ascensori (uno per il pubblico, uno riservato al ristorante e due per i camerini) e alla demolizione delle capriate in cemento armato della seconda galleria dell’avancorpo.

Dal punto di vista impiantistico sono stati installati nove macchinari caldo/freddo a teleriscaldamento (con centrale a Palazzo Reale), con gestione differenziata tramite sistema DMX (anche per i sistemi d’illuminazione a led), cablatura totale (all’interno dei parapetti delle balconate), sistema di rilevamento fumi, centrale antincendio, sistema sprinkler a diluvio per il sipario. Per quanto riguarda gli allestimenti scenici è stato montato un impianto meccanico superiore, sostenuto dalla graticcia della torre scenica (alta 22,5 m).

 

Non è tutto oro quel che luccica

Non è in foglia d’oro ma in orone la doratura completamente nuova della grande volta a conchiglia e dello stemma di Milano con le sei porte, oppure ritoccata nelle varie modanature e rifiniture. Un effetto prezioso che negli interni è rafforzato dai materiali originali quali il pavimento in rovere a spina di pesce della platea, quello alla palladiana in rosso Verona, Biancone e nero Marquina e in marmo di Candoglia del ridotto, i rivestimenti di alcune pareti in granito rosa di Baveno, le decorazioni in gesso dei soffitti (con spighe o a vela), l’azzurro-verde del soffitto a lame del foyer o del frontale dei banconi dei due bar, l’illuminazione su disegno, i pavimenti ricostruiti con gli stessi materiali, il rivestimento in materiale ad assorbimento acustico di tutti i pilastri fra platea e ultima balconata con in più il marmorino delle pareti.

Anche per quanto riguarda l’esterno sono state effettuate operazioni sia di sostituzione che d’integrazione dell’intonaco, nella stessa tonalità di colore come da stratigrafie, e di pulitura delle parti in granito rosa di Baveno e in ceppo di Grè.

 

Una storia lunga più di duecento anni

Il teatro di via Larga progettato da Giuseppe Piermarini (1776) nasce come teatro alla Cannobiana con 2.300 posti, quattro ordini di palchi, un loggione e due ridotti e inaugurato nel 1779. Sotto la Repubblica Cisalpina fu sede di patrioti (1796) e poi abbandonato al degrado durante la dominazione austriaca fino al 1894, quando, sotto la gestione di Edoardo Sonzogno, venne restaurato (Sfondrini) e riaperto come Nuovo Teatro Lirico Nazionale con 2.000 posti, ordito a cupola, due ordini di palchi, due balconate e una galleria. Del 1932 è il restauro ad opera dell’architetto Faludi, con la volta appesa in legno. Sei anni dopo il copioso lavoro andò in fumo (1938) a causa di un rovinoso incendio che portò alla successiva ricostruzione da parte di A. Cassi Ramelli, con l’eliminazione dei palchi. L’attuale conformazione rispecchia sostanzialmente quella del 1940 (ricostruita dopo i bombardamenti del 1943), a eccezione della seconda galleria centrale aggettante, rimossa per permettere agli ospiti del ristorante panoramico di seguire le prove teatrali.

 

 

Autore

  • Margherita Toffolon

    Dopo la laurea allo IUAV di Venezia collabora con studi di progettazione a Treviso e a Milano dove per 10 anni partecipa al programma di inventariazione dei beni vincolati della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Milano per poi diventare giornalista pubblicista e senior account di un’agenzia di comunicazione integrata. Ha scritto per Mondadori, Mida Editore, Reed Business Information, Shinda Editore, Tecniche Nuove, Agepe, BE-MA editrice. Da anni collabora con DBInformation e le riviste del settore Horeca di New Business Media (Tecniche Nuove). Cogliere dettagli architettonici o atmosfere particolari dei locali food&beverage è la sua specializzazione e piacevole scoperta. Nel 2016 ha pubblicato il libro "Grandi pasticcerie del mondo" (ItalianGourmet), mentre nel 2022 è uscito "Cantine storiche d'italia. Un viaggio fra architettura ed enologia" (24OreCultura)

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Last modified: 4 Gennaio 2022