Breve giro d’orizzonte su articoli, convegni e procedure che, all’estero e in Italia, stanno ragionando sulla trasformazione degli spazi in rapporto alla salute
Sul tema dell’abitare post-pandemico, ad oggi, sono state espresse numerose riflessioni e, a vario titolo, diversi contributi del mondo dell’architettura e della ricerca. Molto si continua a dire sul tema del progetto e della trasformazione degli spazi in rapporto alle malattie. Tra il dire e il fare si collocano le opportunità offerte dai concorsi di architettura, in particolare rivolti al tema dell’abitare e delle nuove strategie per assolvere ai requisiti del progetto post-pandemia. L’attivazione di numerose iniziative concorsuali determina, infatti, la possibilità per il mondo dell’architettura di dare concretezza alle riflessioni teoriche che fino ad oggi hanno delineato come inevitabile un cambiamento nelle caratteristiche funzionali e tecnologiche degli ambienti domestici e non solo.
A supporto dell’attivazione dei concorsi è necessario sottolineare che il background di riflessioni assunte e in corso sul tema della post-pandemic architecture sono strumento necessario per la costituzione dei bandi, poiché consentono la costituzione di documenti preliminari alla progettazione che ne evidenziano i requisiti. In particolare, nel quadro dei concorsi lanciati dall’inizio della pandemia, è emersa la necessità di una riflessione su strategie progettuali che, volte a sottolineare la necessità dell’adattamento, contemplassero, alla scala urbana, la mixité funzionale e la prossimità dei servizi, e, alla scala edilizia, la flessibilità.
Le iniziative sull’abitare post-covid possono, dunque, essere raggruppate in due macro categorie: quelle di natura teorico-critica, rappresentate da convegni e pubblicazioni, e quelle di natura progettuale, rappresentate in prevalenza da concorsi a scala nazionale e internazionale.
Convegni e pubblicazioni
Una breve rassegna, senza pretesa di esaustività, include alcuni convegni, come quello dal titolo Nuovi paradigmi urbani e abitativi per le città post pandemia, organizzato dall’Università IUAV di Venezia, e numerosi dossier, come quello elaborato dal Green city network con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed Ecomondo dal titolo Pandemia e sfide green del nostro tempo; o, ancora, articoli scientifici come quello di alcuni studiosi dell’Università di Jeddah (Arabia Saudita) dal titolo Emerging living styles post-COVID-19: housing flexibility as a fundamental requirement for appartaments in Jeddah, pubblicato su “International Journal of Architectural Research”, ove s’indagano le determinanti associate alla flessibilità degli appartamenti, osservando la misura in cui soddisfano i nuovi ruoli psicologici, sociali e culturali richiesti dagli utenti post Covid-19.
La National Housing Federation inglese ha supportato la redazione del report Housing issues during lockdown: health, space and overcrowding. Ancora, su “The RIBA Journal”, Josephin Smith ha pubblicato Rethink: How Covid is rearranging the design of homes; ed è lo stesso RIBA a mostrare una connessione tra le esperienze teorico-critiche e quelle progettuali supportando, con il governo inglese, il concorso Home of 2030, un’iniziativa che guida l’innovazione per future case ecologiche, convenienti, efficienti e salubri.
I concorsi
Tra i numerosi internazionali, quello d’idee Seoul City Architectural: preparing for the post Covid-19 Era” ha ben evidenziato l’importanza di comprendere i cambiamenti dei nostri spazi della vita quotidiana sviluppando concetti innovativi per nuovi ambienti costruiti, spazi urbani e paesaggi. Alcuni concorsi quali BM3 Housing 19 design competition e Beyond-19 design competition: 20 ideas for post-pandemic living nascono in seno a rilevanti firme di architettura che organizzano contest interni chiedendo attenzione a immaginare una tipologia abitativa evoluta, in grado di consentire il lavoro da casa, che incorpori impianti tecnologici per migliorare le condizioni ambientali.
A livello nazionale, invece, va ricordato il concorso Unlocking Cities – Unifi 2020. Nuovi scenari per l’abitare, l’apprendimento, la mobilità, la prossimità e le nature urbane nel post Covid, riservato a studenti e bandito dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze con il patrocinio del Comune di Firenze.
Significativo è poi stato il Concorso d’idee per la realizzazione di interventi edilizi sperimentali in materia di alloggi sociali a seguito dell’emergenza da Covid-19, bandito da InvestiRE SGR spa (per conto del fondo di investimento immobiliare “Housing Toscano”) e dalla Regione Toscana, in adempimento della Legge regionale 78/2020 “Disposizioni per la realizzazione di interventi edilizi di tipo sperimentale in materia di alloggi sociali a seguito dell’emergenza da Covid-19”. Tra le dieci proposte in mostra nella Sala delle Colonne della sede di Fondazione CR Firenze (fino al 19 dicembre), tre sono state le soluzioni vincitrici: di Rossiprodi Associati con Auser e Politecnica; di Res Architetture con la Cooperativa Pane&Rose; di Iter Studio con la Cooperativa CAT. Secondo i promotori, motivi d’inadeguatezza degli spazi domestici evidenziati dalla pandemia riguardavano il sottodimensionamento, la mancanza di flessibilità e la povertà di funzioni. Le soluzioni vincitrici hanno dimostrato come la flessibilità sia infatti una strategia per il superamento della “pre-determinatezza funzionale” dello spazio. Essa delinea con forza il suo ruolo di misura preventiva per l’adattamento dell’alloggio, sottolineando il suo valore come strumento che consente al progetto di non dover “reagire” a condizioni inaspettate di cambiamento delle esigenze e dei bisogni degli utenti, bensì di essere preventivamente pensato per “inter-agire” e garantire, a discapito dei cambiamenti, un abitare di qualità.
Immagine di copertina: “Concorso d’idee per la realizzazione d’interventi edilizi sperimentali in materia di alloggi sociali a seguito dell’emergenza da Covid-19”, progetto di Iter Studio con la Cooperativa CAT
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abitare , concorsi , congressi , coronavirus
Last modified: 13 Dicembre 2021