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Emanuele PiccardoWritten by: Patrimonio

CSAC, quando l’archivio è vivo

CSAC, quando l’archivio è vivo

Piccolo viaggio all’interno del Centro Studi Archivio della Comunicazione: tra mostre, digitalizzazione e fondi non più solo prestatori di opere

 

PARADIGNA (PR). Il Centro Studi Archivio della Comunicazione è una istituzione dell’Università di Parma, fondato nel 1968 dallo storico Arturo Carlo Quintavalle, il quale ha avuto la lungimiranza di costruire un archivio transdisciplinare dal progetto di design e architettura, all’arte, alla fotografia, alla pubblicità, alla moda. Un archivio immenso in cui perdersi, immerso nella fredda campagna a Paradigna, frazione di Parma, all’interno dell’Abbazia cistercense omonima, tra gli immaginari dei Bertolucci (il padre Attilio scrittore, e i figli registi Bernardo e Giuseppe), i casari del Parmigiano e le nebbie ritratte dal fotografo Luigi Ghirri.

 

Un viaggio nel mondo del progetto

Visitare lo CSAC significa effettuare un viaggio nel mondo del progetto: dalla grafica di Armando Testa (nel famoso manifesto del liquore Punt e Mes), al design dei televisori Brionvega; dai vasi in ceramica di Ettore Sottsass Jr ai plastici dell’architetto milanese Franco Albini.

Nel 2015, il trasferimento dello CSAC nell’abbazia ha sancito la fine del regno di Quintavalle, per aprirsi alla pluralità di voci e contributi nuovi. Un’aria fresca che ha fatto bene all’istituzione, con mostre di grande rilievo senza quella dispersione di sedi espositive provvisorie che aveva caratterizzato la sua attività precedente. Tra le altre, si ricordano quella per il centenario della nascita di Ettore Sottsass “Oltre il design” (2017), la piccola ma intrigante “Leonardo Ricci architetto. I linguaggi della rappresentazione” (2018), esposizione dei suoi disegni con la possibilità per i visitatori di vedere “dal vivo” i materiali del progetto, un’immersione nella mente dell’architetto. E, ancora, la mostra “1968. Un anno” (2018-2019).

 

“Archivio dal vivo”

Con la nuova politica gestionale dell’istituzione universitaria, certamente la possibilità di avere uno spazio unico che tenesse insieme sia l’archivio e gli uffici, sia lo spazio espositivo nell’abbazia, ha posto lo CSAC sotto una luce nuova nel contesto italiano e internazionale dei centri di ricerca e, dunque, non solo come un ente prestatore di opere. Infatti se confrontiamo la dimensione dell’archivio con i suoi milioni di documenti, disegni, fotografie, manifesti, non ci sono molte altre istituzioni culturali al mondo che consentono di poter scrivere la storia in molte discipline, proprio per la presenza di importanti fondi: Pier Luigi Nervi, Ignazio Gardella, Leonardo Ricci, Figini e Pollini, Gio Ponti, Armando Testa, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte, Sorelle Fontana, Farm Security Administration, Ettore Sottsass. E ancora sculture di Mario Ceroli, Giulio Paolini, Giuseppe Uncini, Enrico Baj, Luciano Fabro.

Preziosi oggetti che in occasione di Parma Capitale italiana della cultura 2020+21 sono stati ricollocati all’interno del progetto “Archivio dal vivo”, rendendoli fruibili soprattutto a non addetti ai lavori, cittadini e studenti. Si tratta di un progetto nato dalla storica dell’arte Francesca Zanella, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia, con Elisabetta Terragni (Studio Elisabetta Terragni Architetti) e Daniele Ledda (xycomm), con la partecipazione attiva e imprescindibile dei ricercatori dello CSAC. Un percorso allestito da Terragni con scaffalature metalliche presenta una selezione di oggetti, quali lampade, vasi e plastici di architetture. Tuttavia, la scelta curatoriale di ordinare alfabeticamente i diversi materiali appare debole e non aiuta una lettura lineare e chiara della storia dell’archivio, al netto della bellezza dei singoli reperti.

 

Per il futuro, la sfida della digitalizzazione

La sfida che lo CSAC dovrà affrontare nell’immediato futuro sarà quella della digitalizzazione del suo patrimonio in modo che, seguendo la direzione del Getty Research Institute, del Centre Canadien d’Architecture, del MoMA o degli Archives of American Art, i ricercatori possano da remoto trovare lettere, disegni e fotografie. Un problema che riguarda molti archivi pubblici italiani per i quali non s’intravedono politiche attive.

 

Immagine di copertina: foto di Emanuele Piccardo

 

Autore

  • Emanuele Piccardo

    Architetto, critico di architettura, fotografo, dirige la webzine archphoto.it e la sua versione cartacea «archphoto2.0». Si è occupato di architettura radicale dal 2005 con libri e conferenze. Nel 2012 cura la mostra "Radical City" all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2013, insieme ad Amit Wolf, vince il Grant della Graham Foundation per il progetto “Beyond Environment”. Nel 2015 vince la Autry Scholar Fellowship per la ricerca “Living the frontier” sulla frontiera storica americana. Nel 2017 è membro del comitato scientifico della mostra "Sottsass Oltre il design" allo CSAC di Parma. Nel 2019 cura la mostra "Paolo Soleri. From Torino to the desert", per celebrare il centenario dell'architetto torinese, nell'ambito di Torino Stratosferica-Utopian Hours. Dal 2015 studia l'opera di Giancarlo De Carlo, celebrata nel libro "Giancarlo De Carlo: l'architetto di Urbino"

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Last modified: 6 Dicembre 2021