La mostra “Marco Lavarello. Progetti per Genova” celebra una figura laterale ma non minore nella costruzione della città del dopoguerra
GENOVA. Il secondo dopoguerra è stato un periodo nel quale l’architettura ha contribuito fortemente alla rinascita delle città, non solo con l’INA-Casa, ma anche con una rinnovata voglia di architettura. A Genova agisce Luigi Carlo Daneri, figura chiave delle trasformazioni urbane. Tuttavia ci sono architetti che fanno la città con interventi misurati ed efficaci: in questo contesto s’inserisce il lavoro di Marco Lavarello (1921-2018).
Iscritto a Ingegneria, l’abbandona a causa della guerra per poi concentrarsi, per necessità famigliari, sul lavoro di progettista non laureato. Questa condizione lo spinge verso temi laterali, ma non meno importanti, come gli arredi dei transatlantici Leonardo e Michelangelo e la progettazione degli allestimenti museali e fieristici. Nel 1962 progetta l’ingresso del primo Salone nautico, quando gli edifici erano in costruzione. Qui Lavarello realizza una struttura in tubi Innocenti che rappresenta l’entrata scenografica dei visitatori e una pensilina di accompagnamento all’unico edificio realizzato per l’esposizione delle barche.
Il tema delle strutture temporanee viene ripreso con l’allestimento per il Festival del Balletto (1955) nel parco di Nervi. E ancora gli allestimenti per le mostre temporanee all’Accademia Ligustica di Belle Arti, dove la leggerezza nell’uso dei tubi Innocenti è il carattere fondante del suo lavoro.
Gli allestimenti sanciscono la collaborazione con l’artista Eugenio Carmi, cofondatore della cooperativa di artisti “Il deposito”. Con Carmi realizza l’allestimento delle mostre “Il Comune e i cittadini” (1954) e “100 opere di Van Dyck” (1955), ma attiva altre collaborazioni con Franco Sborgi e Gianfranco Bruno per “Opere grafiche di Umberto Boccioni” (1968) e “L’immagine per la città” (1972).
Parallelamente, Lavarello affronta il tema dei cinema e dei teatri in cui Genova ha avuto una grande tradizione. Infatti, sarà l’autore del Margherita (1957), del Politeama Genovese (1955), del Duse (1954), il teatro Ariston di Sanremo (1959) e di alcuni cinema innovativi.
Nel 1957 progetta nel quartiere direzionale di Piccapietra la sede genovese de La Rinascente. Due edifici sovrapposti: uno porticato, concepito come una piastra, e l’altro sovrapposto, conferendo all’insieme una forma a T.
A fine anni sessanta inizia la collaborazione con Giglio Bagnara, un importante negozio di abbigliamento, fondato nel 1869, ancora oggi attivo proprio nella sede di Sestri Ponente progettata da Lavarello. Si tratta di uno spazio che ha anticipato il concetto di grande magazzino, grazie alla sapienza del progettista e della committenza illuminata. Proprio qui, fino al 15 dicembre, è ospitata la mostra “Marco Lavarello Progetti per Genova”, a cura del nipote Antonio, di Maria Montolivo e di Jacopo Baccani. Il grande magazzino è uno spazio suggestivo in cui allestire una mostra, ma allo stesso tempo questo progetto curatoriale evidenzia due criticità: da un lato, la collocazione degli archivi degli architetti; dall’altro, l’assenza di spazi per mostre temporanee, a cui si dovrà rimediare nell’immediato futuro.
Immagine di copertina: ingresso del Salone nautico di Genova (1962, © Archivio Lavarello)
Marco Lavarello. Progetti per Genova
a cura di Antonio Lavarello, Maria Montolivo e Jacopo Baccani
17 ottobre – 15 dicembre
Store Giglio Bagnara, via Sestri 46, Genova
About Author
Tag
genova , mostre
Last modified: 15 Novembre 2021