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Monica ZerboniWritten by: Progetti

Così l’Olanda ricorda l’Olocausto

Così l’Olanda ricorda l’Olocausto

Daniel Libeskind e studio Inbo firmano ad Amsterdam e Amersfoort progetti minimalisti che invitano alla meditazione

 

L’Olanda rievoca gli anni bui dell’occupazione nazista con due nuovi monumenti dedicati all’Olocausto. Si tratta di progetti minimalisti, che sono un invito alla meditazione più che un percorso didascalico attraverso la storia.

 

Studio Libeskind ad Amsterdam

Un labirinto di pareti in mattoni e specchi angolari connota il Memoriale dei Nomi realizzato dallo Studio Daniel Libeskind ad Amsterdam. Conosciuto per aver progettato molte opere dedicate al culto della memoria (tra queste ricordiamo i musei ebraici di Berlino, Copenaghen, San Francisco e vari memoriali dell’Olocausto in America), l’architetto polacco-statunitense è stato incaricato dal Nederlands Auschwitz Comitè di realizzare un’opera a ricordo dei 102.000 cittadini olandesi vittime della persecuzione nazista, in gran parte ebrei, sinti e rom che furono uccisi e gettati in fosse comuni.

Per onorare la loro memoria, ogni mattone del muro porta inciso un singolo nome, mentre altri mille mattoni sono lasciati vuoti per commemorare coloro che sono rimasti sconosciuti. Nel sito i mattoni compongono pareti alte 2 metri, coronate da quattro volumi in acciaio inox a specchio, di grande forza plastica, eppure simboli di ariosità e leggerezza. Visto dall’alto, ciascun volume rappresenta una delle lettere che compongono la parola ebraica “in memoria”. Oltre a dilatare spazialmente l’insieme, la presenza di superfici riflettenti suggerisce, nell’intento dei progettisti, l’immagine di un tempo sospeso nella storia e nella cultura olandese. Alla scelta del mattone, elemento principe dell’edilizia autoctona, si contrappone l’uso dell’acciaio come simbolo dell’Amsterdam contemporanea – sottolinea ancora il progettista, mentre lo sviluppo del muro ad angoli acuti crea spazi emotivamente densi di significato, evocando immagini di vite spezzate e di dolore a tutt’oggi ancora percepibili.

Il Memoriale dei Nomi s’inserisce all’interno di un grande parco pubblico realizzato dallo studio Rijnboutt, un’area a verde che si offre come sfondo non intrusivo al monumento, permettendone al contempo la fruibilità. A questo scopo, intorno ai muri sono stati creati camminamenti semi-pavimentati in pietra naturale e sedute monolitiche che invitano alla sosta e alla riflessione, mentre siepi verdi e pannelli color bronzo delimitano il sito.

Progetto: Studio Libeskind
Architettura del paesaggio: Rijnboutt Architecten
Fotografia: Kees Hummel

 

National Monument Kamp Amersfoort

Se il tema della memoria in architettura rappresenta da sempre un argomento di dibattito e approfondimento, ogni epoca storica impone di affrontarlo con riflessioni e sensibilità diverse.

Nasce sulla base di tale considerazione l’ampliamento del museo dell’Olocausto di Amersfoort che lo studio Inbo (Amsterdam) ha portato a termine di recente a conclusione di un progetto da essi stessi iniziato alcuni anni fa. Il National Monument Kamp di Amersfoort, località alle porte di Amsterdam, sorge sul sito di un ex lager ove, durante l’occupazione tedesca, circa 47.000 persone fra ebrei e comunisti furono internate insieme a prigionieri di guerra americani e russi. Di questi circa 600 furono giustiziati sul posto, mentre altri vennero avviati ad altri luoghi di detenzione. Soltanto il cancello di ingresso, una torre di guardia e una baracca erano rimasti a testimonianza del campo fino a quando, nel 2005, lo studio Inbo ha qui realizzato un piccolo museo dedicato all’Olocausto.

Ora un nuovo edificio, a firma dei medesimi progettisti, amplia e approfondisce il viaggio nella memoria del luogo e, utilizzando i termini contrapposti di luce e buio, lo trasforma in evento di profonda partecipazione emotiva. I sentimenti di angoscia e isolamento provati dai prigionieri vengono rappresentati nel disegno di un padiglione quasi completamente ipogeo, uno spazio di 1.100 mq nel quale oggetti, fotografie, documenti e mostre temporanee rievocano la vita del campo. All’esterno, la preesistente struttura espositiva funziona oggi da caffetteria e shop del museo.

Incentrato sull’esperienza del vuoto e del distacco, il restyling del sito parte da un padiglione d’ingresso in vetro e acciaio che, unico manufatto fuori terra, evoca nei materiali la tematica che più stava a cuore ai progettisti: la riflessione. Il percorso procede da una vasta area esterna completamente vuota, racchiusa all’interno di una barriera-simbolo di acciaio corten, verso il museo sotterraneo. Un susseguirsi di cancelli e scale guidano alle sale ipogee, spazi dall’atmosfera claustrofobica nei quali la penombra e il colore nero delle pareti fanno da sfondo a un percorso espositivo denso di emotività. Dal Muro dei Nomi alle gigantografie in bianco e nero dei volti dei prigionieri e dei loro aguzzini, dalle file di cassetti che aperti rivelano il doloroso contenuto di oggetti personali, fino alle aree per mostre temporanee ed eventi multimediali, ogni tappa rappresenta un invito alla partecipazione.

Nuove rampe di scale conducono i visitatori all’esterno, verso la caffetteria e la foresta adiacente, in cui è stato ridisegnato il poligono di tiro, un tempo luogo delle esecuzioni. Qui l’installazione “The Stone Man” di Frits Sieger celebra tutti coloro che nel lager persero la vita. Essa conclude lo spazio fisico e funge da monito e spunto di riflessione sulle discriminazioni e sulle ingiustizie di tutti i tempi.

Progetto: Inbo
Architettura del paesaggio: Juurling & Geluk BV
Luogo: Loes van Overeelmlaan 19, Leusden
Fotografia: Ossip van Duivenbode, Mike Bink

Immagine di copertina: il National Monument Kamp di Amersfoort

Autore

  • Monica Zerboni

    Nata a Torino e laureata presso l’Università Statale di Milano, è giornalista pubblicista, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. È stata corrispondente dalla Germania per le riviste “Abitare” e “Costruire”. Ha maturato esperienze professionali nell'ambito della comunicazione ed in particolare ha lavorato come addetta stampa presso importanti studi di architettura. Ha svolto attività di redazione, traduzione e coordinamento per varie case editrici. Scrive articoli e approfondimenti in italiano, inglese e tedesco per diverse testate specializzate e non, italiane e estere (Abitare, Costruire, Il Sole 24 Ore, In Town Magazine, Frame, Mark, Architektur&Wohnen, HOME, Home Journal, Perspective, Azure, Interiors, Urbis, Urbis Landscape, Vogue Australia ecc.)

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Last modified: 20 Ottobre 2021